Le aquile d’oro
- Autore: Luigi Cardone
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Rion, Yama, Kaliska. Tre ragazzi che, all’inizio, sono svogliati e incollati agli schermi dei loro tablet. Non affrontano il mondo che li circonda, ognuno immerso in se stesso, in una tristezza che appartiene da sempre all’adolescenza. Ma un’insolita visita alla casa di nonno Joshua e l’incursione nella stanza ormai abbandonata da anni del padre di Kaliska fa loro vivere un’avventura straordinaria. Tre ragazzi che si tramutano in volatili ed entrano nella lotta tra le creature del giorno e quelle della notte, con immancabili rivelazioni finali.
Non è propriamente un fantasy, ma la storia narrata in questo romanzo ne ha il sapore. Una stanza scura e polverosa, uno scrigno che è il portale per un mondo fantastico. Ma, al di là del racconto frutto di fantasia, "Le aquile d’oro" è lì per parlare ai giovani, col loro linguaggio, di cose del tutto serie, tante.
L’autore stesso, Luigi Cardone, rivela, nei ringraziamenti, di aver avuto lo spunto per scrivere da un’idea di suo figlio ragazzino. Solo la fantasia sfrenata di un bimbo poteva ideare una storia così leggera e alata, in tutti i sensi.
La vicenda di Rion, trovato neonato in un nido d’aquila dopo lo sterminio della sua famiglia, ricorda tanto quella di Mosè e di tutti i salvati che crescono loro malgrado in un contesto estraneo, salvo poi scoprire, alle soglie dell’età adulta, un’appartenenza e una missione.
Ma il romanzo che ho letto non è solo un divertente passatempo, dato che mostra alcune parole chiave. La prima è "adozione", perché si parla dello strappo che può sentire dentro il fratello che non è nato dal ventre della madre che lo cresce e che non è il naturale nipote del nonno che lo accoglie. La seconda è "resilienza", quando la figlia rifiutata da sua madre si immagina, nella sua fantasia, come l’unica sopravvissuta di una numerosa famiglia di civette bianche delle nevi e una mamma che offre la vita per salvare la sua. Parla poi di "diversità" e di un silenzioso coraggio, quello di Geremia, avvoltoio obiettore di coscienza che ne ha abbastanza di nutrirsi dei cadaveri della battaglia e diviene vegetariano, morendo con la speranza ancora nello sguardo. Un altro tema è la "non violenza", quando, per mettere fine alla lunga e insensata lotta tra creature del giorno e creature della notte, l’aquila Rion si spoglia delle sue penne restando nuda e inerme davanti al nemico. Infine una tematica che riassume tutte le altre, quella dell’"appartenenza allo stesso nido" anche quando non si è nati dalla stessa mamma. Tutti uguali, tutti fratelli sulla faccia della Terra.
Tutto questo offre un’impalcatura che un bravo insegnante potrebbe sfruttare per trattare determinati argomenti a scuola catturando senza sforzi l’attenzione dei ragazzi.
Il linguaggio è piano e scorrevole, abbastanza asciutto, adatto anche al lettore bambino per la sua semplicità sia di terminologia che di figure retoriche (solo, qua e là, spunta qualche similitudine presa dalla sfera infantile). I dialoghi sono ben strutturati, donano dinamicità e brio al narrato.
Se il testo fosse corredato dalle tavole di un qualche abile illustratore, magari di quelli che realizzano anche i fumetti dei supereroi, l’incantamento e la suggestione sarebbero completi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le aquile d’oro
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