Le figlie degli altri
- Autore: Richard Stern
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2015
“Mi rivolgo a voi lettori non per fare il panegirico di questo autore ma come romanziere: per sostenere che, in scala ridotta ma nel modo più appropriato, “Le figlie degli altri” è per il carattere specifico degli anni sessanta ciò che Il grande Gatsby fu per gli anni venti , Furore per gli anni trenta, Sei ricco coniglio per gli anni settanta: un microscopio puntato con precisione su un perfetto campione di quello che una volta era il presente dell’America”
Quale miglior presentazione per un romanzo che quella che Philip Roth ha dedicato a Le figlie degli altri, pubblicato negli Usa nel 1973 ed ora tradotto in italiano da Vincenzo Mantovani, esperto traduttore dei grandi romanzieri americani contemporanei.
Richard Stern è per i lettori italiani quasi una novità. Cito ancora Philip Roth:
“E’ come se Checov avesse scritto Lolita”
Infatti la trama del libro è tutta concentrata sulla vicenda di un professore di Harvard, Robert Merriwether, un medico biologo quarantenne. Sposato da quasi vent’anni con Sarah, vive a Cambridge, la cittadina universitaria più nota del Massachussets, in una casa d’epoca ereditata dalla famiglia di lui: hanno quattro figli, Albie e Priscilla universitari, Esmé e George ancora piccoli. Siamo nei tardi anni sessanta, la famiglia Merriwether è una tipica famiglia del New England, gente da campus universitario raffinato, a casa si leggono Shakespeare e Machiavelli, Locke e i poeti francesi. Durante una calda estate nella quale il professore è rimasto solo, mentre la famiglia è in vacanza, e fa servizio in un ambulatorio medico nel campus, gli si presenta una ragazza bella e disinibita, disinvolta e trasgressiva, che chiede la prescrizione per la pillola anticoncezionale. Si susseguono rapidi incontri non proprio casuali fra lor e dietro insistenza di Cynthia Ryder, ricca e viziata studentessa, i due cominciano una relazione intensa e molto coinvolgente, che potrebbe/dovrebbe concludersi con la fine dell’estate ed invece diventa una vera e propria ossessione: Bobbie si è innamorato della bionda e giovane Cynthia, esuberante, divertente, disposta a tutto per farsi amare dal professore, che rischia di mandare a monte il suo apparentemente solido matrimonio.
In realtà la presenza di Cynthia mostra quanto il rapporto fra Bobbie e Sarah fosse ormai irrimediabilmente deteriorato e quanto restasse in piedi per conformismo, abitudine, sani principi da rispettare, paura di mettere in discussione patti ritenuti indissolubili. Il percorso che Robert Merriwether è costretto ad intraprendere è difficile e doloroso e il romanziere mostra di saper raccontare con grande acume psicologico e profonda empatia umana il dramma di un uomo dilaniato dalla scelta fra la sua famiglia, il suo mondo, i suoi amici e colleghi, la sua professione di ricercatore, e il discredito che la sua peccaminosa relazione con una giovane donna coetanea dei suoi figli gli sta scaricando addosso, in un’America puritana, convenzionale, rigida: siamo tuttavia ad un giro di boa, la rivoluzione sessuale e dei costumi che travolgerà le società occidentali è ormai incombente e ineludibile.
Il professore Merriwether è costretto dalla moglie, esasperata da anni di disprezzo e di indifferenza, sofferente per lo scandalo causato dalla ormai pubblica liaison con Cynthia, ad accettare il divorzio. Questa parola non faceva parte del suo lessico né di quello della sua tradizionale famiglia d’origine e doverne fronteggiare le conseguenze, il dolore dei figli minori, l’odio di Sarah, la distanza che prendono da lui gli amici più cari è fonte di indicibile sofferenza.
Tuttavia tutto sta cambiando, anche nella società americana, anche nell’evoluta e snobissima Cambridge, anche nel ristretto club elitario dei professori più noti e pagati di tutto il continente nord-americano:
“A Cambridge sentiva una tremenda debolezza. Una solidarietà tra timorosi. Eppure lì la moralità collettiva era probabilmente più alta di quella della maggioranza dei suoi membri. Ossigenata dai grandi testi di tutto il mondo, insegnata ogni anno, suggerita con qualcosa di più della semplice cortesia, raffinata dalla mondanità. ... Il cambridgiano medio agiva e votava nel modo giusto nelle cause che non chiedevano troppo alla convenienza, eppure, Cambridge, era più depravata di molte comunità i cui principi erano meno numerosi e più remoti….”
Richard Stern affonda una lama tagliente nel mondo accademico americano, racconta senza esitazioni l’evoluzione di un uomo apparentemente retto, un bravo insegnante, un ottimo padre, disposto a mettere in gioco la sua intera esistenza per una passione alla quale non era mai stato capace di abbandonarsi, troppo legato alle convenzioni e alle opinioni radicate. Una generazione intera sembra rivivere nel personaggio creato da Stern e così ben analizzato da Philip Roth, che conclude la sua presentazione del libro dell’amico romanziere con una sintesi magistrale del decennio che cambiò totalmente i costumi della società statunitense:
“Il turbolento decennio – undici anni, per l’esattezza – iniziato col dramma dell’assassinio del presidente Kennedy, proseguito attraverso gli orrori della guerra del Vietnam, e concluso con le dimissioni del più subdolo di tutti i subdoli comandanti in capo, Richard Nixon.”
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