Le formidabili donne del Grand Hôtel di Ruth Kvarnström-Jones

Le formidabili donne del Grand Hotel (Nord Ed 2024, titolo originale “De fenomenala fruntimren på Grand Hôtel”, traduzione di Francesca Toticchi) di Ruth Kvarnström-Jones è ispirato a una storia vera, sullo sfondo del Grand Hôtel che ha ospitato la prima cerimonia del Premio Nobel. L’autrice è nata e cresciuta in Inghilterra ma vive a Stoccolma da più di trent’anni.

Stoccolma, Svezia. 10 dicembre 1901.

“Algernon Börtzell, amministratore della casa reale e presidente della società per azioni Nya Grand Hotel, picchiettò il pennino dorato sul foglio che aveva davanti. “Signori, dobbiamo muoverci e prendere una decisione”.

La cerimonia per la consegna dei premi Nobel sarebbe iniziata tra meno di tre ore e Bortzell non intendeva arrivare in ritardo. Anche perché, se avesse avuto successo la cerimonia di premiazione sarebbe diventata un appuntamento annuale, così Nobel e Svezia sarebbero stati sulla bocca di tutti gli scienziati per generazioni.
La riunione del direttivo del Grand Hôtel era in corso ed era necessario decidere chi sarebbe stato designato direttore dell’albergo. Prioritario era trovare una soluzione alla grave situazione finanziaria in cui versava il Grand Hôtel. Il costo esorbitante degli estesi lavori di ristrutturazione aveva sforato il budget di un milione di corone. L’albergo non riusciva a produrre utili e il direttore Ehrenborg era ritenuto incapace di gestirne le finanze e il personale. Però la nuova sala degli specchi avrebbe ospitato il banchetto per la cerimonia dei Nobel di quella sera. Alla fine, erano stati tutti d’accordo:
“Scriverò a Wilhelmina Skogh invitandola a diventare la nuova direttrice dell’hotel”,
aveva annunciato Börtzell.
Gli uomini presenti conoscevano le capacità della donna: aveva un’esperienza più che ventennale nel ruolo essendo la proprietaria di tre hotel di successo.

“Possiede senza dubbio l’esperienza, la grinta e la lungimiranza necessarie per imprimere una svolta”.

Inoltre, la signora, 53 anni, si era occupata della sistemazione degli ospiti stranieri durante l’Esposizione universale di Stoccolma di quattro anni prima. Da sola aveva preso, sistemato e gestito sei edifici sullo Strandvägen per l’intera durata dell’Esposizione ed era riuscita a fare tutto senza superare lo stanziamento previsto.

“È formidabile, a detta di chiunque”.

E formidabile lo era veramente Wilhelmina Skogh.

“Mi sono appassionata a Wilhelmina Skogh e al suo meraviglioso Grand Hôtel sin da quando, all’inizio degli anni ’80, ho avuto la fortuna di lavorarci per un’estate. Un giorno scriverò un libro su questo posto, pensai all’epoca. Quarant’anni dopo, quel momento è arrivato”.

Così svela l’autrice alla fine del ben redatto volume.
Immaginiamo di entrare dall’ingresso principale e salire la rampa di scale di marmo che porta al foyer del Grand Hôtel. L’ambiente silenzioso irradia opulenza e bellezza. È piacevole affondare le scarpe nella regale moquette rossa mentre rimaniamo colpiti dalle colonne sontuose di marmo verde e rosso scuro e dalle vetrate color gioiello. Dalla scalinata principale si vedono le balaustre scolpite, che conducono ai quattro piani superiori. Poltrone in vimini, disposte a coppie contro le pareti, incoraggiano ad accomodarsi.
Accomodiamoci dunque per scoprire il successo e l’ottima conduzione dell’albergo grazie alla bravura della direttrice e delle sue preziose collaboratrici, tutte donne all’avanguardia e determinate nel portare il loro compito al massimo livello. In una società dove era difficile per il gentil sesso emergere, va tutta la nostra ammirazione all’ottima squadra capitanata da Wilhelmina Skogh.
Un plauso alla scrittrice che dà l’opportunità di leggere vicende poco note ma appassionanti ed emozionanti.

“Adesso era arrivato il momento di dimostrare a tutti questi uomini cos’era in grado di fare questa donna”.