Le grandi migrazioni e i problemi strategici europei nel secolo XXI
- Autore: Alberto Luchitta
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
C’è una barchetta di carta nella copertina di questo libro dedicato alle grandi migrazioni. Ricorda un gioco da bambini o un’immaginazione di poeti. L’autore, Alberto Luchitta, è un poeta, pittore e fotografo, ma anche studioso profondo di economia (si è laureato in Lettere con una specializzazione in Storia Economica). Coniuga le due componenti essenziali dell’essere, quella ludica e quella più grave del dovere e del lavoro, secondo la quale la vita è sforzo e premia il lottatore.
L’uomo è pellegrino, "viator", un viaggiatore sui sentieri della terra, ma pure ha radici come un albero e cerca casa e riparo. Le nazioni sono il riparo, l’identità. Siamo tutti migranti e stanziali. Di ciò dobbiamo tenere conto per comprendere chi va e chi sta, chi popola da lungo tempo un territorio sentito come proprio e chi vi giunge. La questione riveste un enorme significato emotivo, oltre che sociopolitico ed economico.
Luchitta affronta Le grandi migrazioni e i problemi strategici europei nel XXI secolo, come recita il titolo del suo libro (Europa edizioni, 2018, pp. 58), con l’atteggiamento appassionato dell’eterna giovinezza mentale, priva di pregiudizi, e con spirito ponderato dell’uomo di scienza. Il suo lavoro abbraccia duemila anni di storia italiana ed europea, in capitoletti splendidi proprio perché brevi e sintetici; enucleano il problema e poi ne traggono conclusioni.
Non possiamo comprendere il presente se non investighiamo il passato, per sapere poi intravedere il futuro. L’autore in preambolo dà un anticipo sulle conclusioni, come accade nel preludio di un concerto in ambito musicale:
"Il ciclo della globalizzazione è giunto al termine, lasciandosi alle spalle spaventosi squilibri economici, sociali e culturali."
L’affermazione apocalittica toglie subito il falso ottimismo suscitato da quella barchetta di carta e induce a essere davvero attenti ai come e ai perché del disagio in cui ci troviamo. Non sempre le migrazioni storiche sono un evento positivo, specie se
“Grandi migrazioni collidono con società strutturate in spazi ristretti, con scarsa disponibilità di risorse naturali e di lavoro, con un’alta età media della popolazione, allora il risultato può essere il collasso delle società locali.”
I politici europei non considerano questa possibilità e dimostrano arroganza nelle loro decisioni, afferma lo studioso. Essi dimenticano la storia romana alle nostre spalle. L’autore invece dispone di buona memoria, oltre che di studi accurati. Divide il libro in quattro sezioni e nella prima compie un excursus originale sulla storia dell’antica Roma e sulla decadenza dell’impero. Sottolinea che i popoli venuti dal Nord Europa dalla fine del secolo a.C. in poi non erano invasori ma migranti, spinti dai mutamenti climatici (glaciazioni) che rendevano le loro terre incoltivabili.
Il tentativo romano di integrazione fu un fallimento, con punte culminanti di crisi, segnato dalla battaglia disastrosa di Adrianopoli (odierna Turchia, 378 d.C.) in cui trovò la morte l’imperatore Valente:
"Il fatto che non poteva accadere era accaduto".
Accadde poi il sacco di Roma nel 410, da parte dei Visigoti. In quell’occasione Tommaso d’Aquino scrisse: “La luce del mondo si è spenta”.
Similmente ai Romani oggi in Europa si tenta l’integrazione dei migranti, con il sostegno degli USA, interessati a indebolire l’Europa, sottolinea l’autore.
Giungono soprattutto popoli dal continente nordafricano. Il loro contenimento era garantito da Libia ed Iraq, prima dell’eliminazione dei loro capi, Gheddafi e Saddam Hussein. Ma ormai il coperchio della pentola è saltato. L’Africa ha uno sviluppo demografico incontenibile. Le sue terre, invece che essere destinate all’agricoltura che sfamerebbe le popolazioni, sono adibite a usi industriali e a coltivazioni in mano a multinazionali.
Nel 2050, secondo stime ONU, informa Luchitta, l’Italia ospiterà 26 milioni di migranti. Se consideriamo la prevalenza della religione musulmana che è una teocrazia, la provenienza di persone con struttura sociale tribale e maschilista, non sembra possibile credere nell’illusione di una fusione pacifica. E neppure vincente per la democrazia e per la cultura millenaria europea, data l’esorbitante presenza numerica prevista. “Il numero è un’arma”, scrive il saggista. La Storia insegna, ma l’insegnamento non viene compreso. Per miopia, per egoismo, per entrambe le cose.
La tesi dell’autore non si discosta da quella profetica di Oriana Fallaci. Il globalismo attuale necessita del mondialismo finanziario e della circolazione assolutamente libera di capitali, concentrati in mani di poche grandi famiglie. Anche ciò non è storia di oggi. Lo studio delle analogie con il passato della storia economica degli imperi, dal Cinquecento a oggi, occupa la parte centrale del libro.
L’analisi degli sviluppi futuribili sono espressi in modo letterario surreale: Luchitta crea un personaggio di fantasia, Lamberto Venezian, giornalista incaricato dalla fantomatica “Autorità per la Difesa dell’Alto Adriatico di Trieste” di scrivere la cronaca degli ultimi anni in Italia. Ed è una cronaca tragica di guerra civile, di attacchi sistematici jihadisti su "cittadini spauriti ed impoveriti per le scelte liberiste". Fantapolitica, ispirata ai fatti reali parigini del Bataclan. Ogni Comune infine diventa un Califfato. La reggia di Caserta è fatta a pezzi, come sono state demolite le statue del Buddha a Baiyam, in Afghanistan.
Medioevo prossimo venturo? Lo scriveva Roberto Vacca cinquanta anni fa. Ugualmente l’autore conclude:
“In una società priva di riferimenti, […] il possibile collasso della società italiana ed europea porta inevitabilmente ad un nuovo spietato Medioevo.”
Le grandi migrazioni e i problemi strategici europei nel XXI secolo
Amazon.it: 9,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le grandi migrazioni e i problemi strategici europei nel secolo XXI
Lascia il tuo commento