Le luci bianche di Parigi
- Autore: Theresa Révay
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
“Alla fortuna non piacciono i timidi. La fortuna va cercata e conquistata, bisogna meritarsela come la croce di San Giorgio sul campo di battaglia, e Ksenija Fedorovna Osolin immaginava se stessa nei panni di una conquistatrice”.
Pietrogrado, febbraio 1917. La Guerra Mondiale andava avanti ormai da quasi tre anni e “i russi morivano a centinaia di migliaia dal Baltico al Danubio”. Ksenija guardava fuori col naso appiccicato alla finestra, dal salotto della sua abitazione impaziente che arrivasse la sera che l’avrebbe vista splendere alla festa data in onore del suo compleanno. La giovane conosceva a memoria quella dimora “al tempo stesso accogliente e conforme all’etichetta”. In quel silenzio a Ksenija era parso di sentire il battito tranquillo del cuore di casa sua, “del luogo in cui era nata, che sorgeva accanto a un canale irrigidito dal ghiaccio a metà strada fra due cattedrali, e quel cuore batteva all’unisono col suo”. La ragazza, dalla figura distinta, sottile e dai polsi delicati, non poteva immaginare che quel mondo sarebbe stato presto spazzato via dal vento della rivoluzione russa alle porte. Lo sapeva suo padre Fëdor Sergievitch Osolin, generale dell’esercito, consapevole che il popolo protestava sempre più apertamente. I russi avevano fame e volevano che lo zar Nicola II smettesse “di mandare i suoi figli a farsi macellare come conigli”. Il popolo voleva la pace.
“La Russia sta andando verso un precipizio, ci troviamo tutti a bordo di una nave in piena tempesta con un capitano debole e indeciso”.
Una mattina Ksenija era stata svegliata dal rumore di vetri infranti e voci che sbraitavano, Njanja, l’anziana e fedele governante aveva intimato a lei e alla sorellina Masa di nascondersi, mentre il viso della mamma, la delicata e bella Nina Petrovna, si faceva sempre più pallido. Il generale Osolin era stato giustiziato nel suo studio da “un folto gruppo di soldati” col busto bordato di cartucciere e un copricapo di pelliccia, che lo aveva accusato di essere un assassino nemico del popolo. Alla vista del padre accasciato sulla poltrona con metà viso squarciato dalle pallottole, Ksenija aveva urlato. Era stato quello un grido venuto dalle tenebre che le aveva squarciato il ventre, i polmoni e le corde vocali.
“Quel genere di urlo che arriva da un tempo immemore, un tempo che precede qualunque nascita, che precede anche la prima luce del mondo, un urlo che sa di terra e di cenere, di sepoltura”.
Ora capofamiglia era diventata Ksenija che, condannata “a portare intrise per sempre nella carne le stigmate dell’orrore”, doveva trovare il modo di fuggire dalla Russia recando con sé quel che restava degli Osolin. L’antico impero russo era finito per sempre. Scappare dunque da quella nuova razza di uomini dall’umore mutevole, da quella rivoluzione sanguinosa e da quel mondo nuovo che prometteva il compagno Lenin per imbarcarsi verso l’ignoto.
“Lasciare Pietrogrado, avrebbe significato abbandonare lì una parte di se stessa. Anche se in maniera vaga, intuiva che sarebbe stata di nuovo intera, solo se, un giorno, ci fosse tornata”.
Con Le luci bianche di Parigi (Superbeat, 2014, titolo originale del volume Le louve blanche, traduzione di Roberto Boi), in uscita il prossimo 30 aprile, Theresa Révay compie uno splendido ritratto di una donna “tenace, indomita, spinosa”, fiera e intransigente. Ksenija, novella Rossella O’Hara, combattente nata, creatura inafferrabile che ispira passione, la cui personalità volitiva rappresentava uno scudo per affrontare il futuro incerto. La protagonista di questo riuscito affresco di più epoche è il simbolo di tutti quei giovani ai quali è stata rubato quel periodo della giovinezza che avrebbe dovuto essere della spensieratezza. Ksenija
“avrebbe mai perdonato il destino, o avrebbe invece passato la vita cercando di vendicarsi?”.
Attraverso i grandi avvenimenti della metà del Novecento (I Guerra Mondiale, Rivoluzione civile russa, II Guerra Mondiale, Shoah, La Resistenza francese), l’autrice francese, riconosciuta come una delle migliori scrittrici di romanzi storici, conduce il lettore nei meandri di una grande e indimenticabile storia d’amore tra due anime simili che si erano riconosciute al primo sguardo.
“Mentre la giovane sconosciuta tornava lentamente verso il punto da cui era partita, lui si stupì di attendere con una certa impazienza d’incrociare il suo sguardo”.
Ma neanche il vento impetuoso della Storia avrebbe potuto spegnere le luci bianche di Parigi, emblema del diritto alla felicità per ciascun essere umano.
“Sarebbe diventata una di quelle donne che tormentano gli uomini, che li depredano del sonno, che si cristallizzano sotto la loro pelle, facendosi ricordare in modo spietato quando loro meno se lo aspettano, fra una folla in tumulto o ai confini della steppa”.
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