Le pianure
- Autore: Gerald Murnane
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Safarà editore
- Anno di pubblicazione: 2019
Ogni anno, all’avvicinarsi dell’assegnazione del Nobel per la letteratura, si indicano scrittrici e scrittori, alcuni a noi più conosciuti, altri meno, che poi non ricevono l’ambito premio. Tra questi meno conosciuti c’è Gerald Murnane, che non a caso “Il New York Times” ha definito
uno dei migliori scrittori di lingua inglese viventi di cui la maggior parte delle persone non ha sentito parlare.
Ad alimentare il senso di mistero è anche il fatto che Gerard Murnane si dice non abbia mai lasciato la sua nazione, l’Australia, e nemmeno lo Stato in cui vive: il Victoria occidentale. Conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che per essere dei bravi narratori non è necessario girare il mondo. Ha scritto romanzi, racconti, saggi e poesie. Il terzo fra questi romanzi e anche il più noto, scritto nel 1982, si intitola Le pianure, pubblicato nel 2019 da Safarà, la casa editrice che sta portando in Italia i romanzi di questo autore, nella traduzione di Roberto Serrai.
Un giovane regista va alla ricerca del luogo dove ambientare il suo film che vorrebbe intitolare Nell’interno e, per farlo, si addentra nelle pianure, appunto, partendo dall’Australia esterna.
Il mio viaggio verso le pianure fu meno arduo di come in seguito lo avrei descritto. Non posso nemmeno affermare, inoltre, che a un certo punto sia stato consapevole di avere lasciato l’Australia. Ricordo con chiarezza, però, una successione di giorni in cui il territorio pianeggiante che avevo intorno mi era sembrato sempre più un luogo che solo io ero in grado di interpretare.
Nei suoi intenti vorrebbe descrivere le pianure in modo inedito, facendo vedere ciò che gli altri non vedono. Tra tutte le forme d’arte, dice, solo il cinema può mostrare
il remoto orizzonte dei sogni come un paese abitabile, e al tempo stesso trasformare paesaggi familiari in uno scenario vago, adatto solo ai sogni.
L’unico filtro che ha chi legge è lui, il protagonista, unica voce narrante. Tutto si apprende attraverso i suoi sensi percettivi; persino le bozze e gli appunti per la realizzazione della pellicola e i dialoghi, praticamente assenti, si apprendono per il suo tramite. Non ci sono nomi di persona, né del cineasta che parla né degli altri personaggi, che non sono altro che gli abitanti delle pianure.
Tuttavia, ciò di cui ha veramente bisogno per compiere il lavoro è di un mecenate e lo cerca tra i grandi latifondisti della zona da anni divisi in fazioni.
Ero ansioso di essere accettato da questi uomini, e pronto a sottopormi a qualunque prova.
Fino a quando trova quello che fa al caso suo e tenta di impressionarlo con le parole.
Il settimo latifondista sbatté il bicchiere sul bancone e si voltò, dandomi le spalle. Tornò alla lettiga e ci si accomodò sopra. Non dissi nient’altro. Mi domandai se avessi offeso l’unico uomo che più di tutti volevo impressionare. Poi lui cominciò a parlare.
Nonostante le diffidenze iniziali, il regista riceve da costui l’ospitalità necessaria per studiare e scrivere la sceneggiatura, ovvero la grande casa, una ricca biblioteca che utilizza come rifugio, che non sempre per lui riesce a esserlo, e le persone che vi abitano: oltre al proprietario, sua moglie e una figlia in particolare, nella quale ravvisa quello che stava cercando per l’interpretazione di una parte. Eppure, anche lei si rivela diversa e inaspettata. Le presenze femminili, in particolare, ci vengono mostrate eteree, impalpabili.
Tutto ne Le pianure pare non avere una compiuta realizzazione. Ciò che conta è la natura che, con i suoi silenzi o lunghi intervalli, è più potente di qualsiasi cosa, anche di una storia raccontata. Nulla può l’essere umano di fronte all’indecifrabile.
Afferma il poeta statunitense Ben Lerner che ha curato la prefazione:
per Murnane, per il suo narratore, ogni seria opera d’arte è destinata a fallire non appena diventa reale, per poter catturare il possibile.
Dunque, niente e nessuno può riprodurre fedelmente la realtà circostante, nemmeno un artista. E il viaggio del nostro cineasta si pone come un’esplorazione, una scoperta di questi assunti. La pianura – dove si può scorgere un corso d’acqua, degli alberi sparsi qua e là, il bestiame al pascolo ma anche il nulla sconfortante – diventa con Gerald Murnane metafora di qualcosa di più grande di noi, qualcosa che appartiene tanto alla natura, quanto all’interiorità dell’individuo.
In sole 128 pagine di prosa corposa e lirica si cela un invito ad interrogare le coscienze e per questo, o forse soprattutto per questo, non si può considerare Le pianure il classico romanzo che si legge, come si usa dire, tutto d’un fiato; va invece letto attentamente e se possibile riletto, per poterne cogliere appieno le infinite sfumature.
Le pianure
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