Le polaroid di Moro
- Autore: Non disponibile
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Uno scatto fotografico può diventare “altro da sé”, una traslitterazione simbolica dello sguardo collettivo, un fotogramma di storia, un’icona del secondo Novecento italiano. Alcuni esempi sono l’emigrante-valigia di cartone-con spago, sovrastato dalla mole del Pirellone; gli studenti che corrono (scappano?) al riparo delle bandiere (rosse) del Sessantotto; l’autonomo accovacciato che prende la mira e in mano ha una P38 (1977); e poi Aldo Moro della polaroid scattata nella “prigione del popolo”, soprattutto il ritratto di Aldo Moro nella prima foto che gli fanno le Brigate Rosse dopo il sequestro e la strage della scorta. C’è una marea di significati aggiunti dietro quella foto, l’istantanea di un uomo in ginocchio, esposto e arreso all’obiettivo: il momento in cui la notte della Repubblica inaugura la sua ora più buia, perde ogni barlume di innocenza, diventa cattiva davvero, allora e per sempre.
“Le polaroid di Moro” (curato da Sergio Bianchi e Raffaella Perna, DeriveApprodi 2012) è il terzo volume della collana “Fotografiche”: immagini e parole per raccontare frammenti della storia più recente (come probabilmente non ci è stata mai raccontata). Un libro a più voci (scusate se mi dilungo ma meritano tutti almeno la menzione: Claudio D’Aguanno, Tano D’Amico, Francesco Ferrara, Giovanni Fiorentino, Francesco Galluzzi, Pio Marconi, Tiziana Migliore, Raffaella Perna, Paolo Virno), per esplorare i dintorni - politici, ideologici, persino mediatici, iconoclasti e a mano armata - dei “giorni di Moro” (e dell’Italia pure) ostaggio BR. Il fatto che il libro muova dalla forma-immagine della tragedia (fotografie ulteriori dalla prigionia, paginate di giornali, volantini di rivendicazione, c’è persino un breve fumetto) non fa che assegnare impatto maggiore alle analisi, rafforzare ulteriormente la memoria (come per gli omicidi Falcone e Borsellino o la strage delle Torri-Gemelle la maggior parte di noi ricorda il momento esatto in cui ha appreso la notizia del rapimento di Aldo Moro).
La prima parte di questo saggio fotografico ospita la disamina del contesto italiano (storico, politico, sociale) nell’anno di grazia novecentosettantotto: tutti i dettagli dell’attacco al cuore dello Stato, l’organizzazione e la messa in atto del rapimento, il trasporto del presidente DC nel covo brigatista, la sua icona ironico-dolente nella prima e nella seconda polaroid, la sua diffusione a mezzo stampa, il dibattito politico/mediatico che ne è seguito.
Con i contributi di sociologi, semiologi, esperti di comunicazione visiva, storici dell’arte, fotografi, la seconda sezione è dedicata, invece, all’analisi delle interpretazioni artistiche ed estetiche delle due istantanee del Moro-prigioniero.
Quello della collana “Fotografiche” della DeriveApprodi è un mondo “altro”, intelligente, originale, per rintracciare i punti di snodo, i topoi, spesso il non-detto, di un passato prossimo politico-sociale con cui fatichiamo ancora a fare pace. “Le polaroid di Moro” è un libro da sfogliare, leggere, studiare, esporre tra i volumi di pregio delle nostre librerie. Non di soli Ammaniti, Faletti, Volo, Baricco & Lucarelli vivono i nostri scaffali, no?
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