Le vedove del giovedì
- Autore: Claudia Piñeiro
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2015
Le vedove del giovedì, il romanzo di Claudia Piñeiro uscito in Argentina nel 2005 e poi divenuto un film, si dimostra una storia di notevole attualità. La crisi economica che colpì inesorabilmente il paese latinoamericano giunta ormai da tempo anche in Europa rende estremamente intrigante e verosimile la vicenda un po’ surreale che l’autrice costruisce nel suo romanzo.
Siamo alla fine degli anni Novanta, quando alla periferia estrema di Buenos Aires sorge un quartiere di ville e residenze lussuose dove vanno a vivere famiglie facoltose che creano una specie di ghetto difeso da un muro, da barriere, da guardie del corpo armate: per entrare ed uscire servono tessere magnetiche, telecamere osservano i movimenti ed il personale addetto alle pulizie, alla manutenzione, ai servizi vari è selezionato in maniera maniacale per garantire la sicurezza degli abitanti, soci di raffinate club house, intenti a giocare a golf, a tennis, a burraco, a frequentare corsi di pittura, ad organizzare mercatini di beneficenza a vantaggio delle domestiche numerose che permettono vite agevoli, feste, incontri, ricevimenti. Claudia Piñeiro prende in esame un gruppetto di queste famiglie, che diventano il simbolo di un modello esistenziale destinato alla catastrofe finale. Virginia Guevara e suo marito Ronie sono loro malgrado i protagonisti di una storia destinata ad un finale tragico: lei gestisce un’agenzia immobiliare all’interno del country club e quindi conosce tutto e tutti: in un suo libretto rosso annota tutti gli episodi, le stravaganze, le anomalie dei comportamenti con i quali deve confrontarsi per il suo lavoro; suo marito ha perso il posto di lavoro, suo figlio Juani non aderisce al modello sociale elitario dominante, e si unisce in un patto di profonda solidarietà con Romina, una ragazza di colore adottata da Mariana Andrade, prototipo della ricca razzista e arrogante. I due ragazzi crescono insieme e cominciano ad avvicinarsi in modo critico al mondo che li circonda: lui fuma marijuana, beve birra, va male a scuola e presto viene emarginato, mentre l’unione con la ragazza outsider del gruppo sarà la sua forza. Tano Scaglia e sua moglie Teresa vorrebbero essere i registi di questo film a colori messo in scena in una Buenos Aires ancora inconsapevole del baratro in cui l’Argentina sta per sprofondare; la tragedia delle Torri Gemelle non impedisce che i ragazzini vengano comunque accompagnati ad una festa di compleanno, protetti e resi inconsapevoli fino alla fine del mondo al di fuori del loro fittizio parco giochi.
Claudia Piñeiro spezza il suo racconto, va avanti e indietro nel tempo, segue i suoi personaggi come se tenesse in mano una telecamera, li accompagna nei momenti più scabrosi delle loro esistenze celate dietro le finestre: c’è chi di fronte al computer fa sesso solitario, che picchia selvaggiamente la moglie, chi beve di nascosto raffinati vini, chi tradisce, che finge di lavorare ma in realtà è fuori gioco, chi si illude di poter continuare quella vita lussuosa e spensierata sapendo che i soldi dureranno ancora solo pochi mesi…
Il finale, che in realtà ci viene raccontato all’inizio del libro, appare un paradosso drammatico quasi scontato. La qualità della scrittura dell’autrice è di grande acuminata lucidità, piena di un sarcasmo feroce, di violenta polemica sociale, senza sconti per personaggi che simboleggiano una classe dirigente superba, arrogante, ignorante, destinata ad un’oscena comune sepoltura. Il messaggio finale viene affidato a Virginia, sopravvissuta a stento ma non per questo meno consapevole dell’assurdità di esistenze di cui si era fatta complice:
“Le protesi di silicone sono intrusi con possibilità di sopravvivere. Avrebbero resistito alla sepoltura, al corpo che si svuota di carne, alla terra umida, ai vermi. Nella mia tomba un giorno qualcuno troverà due palloncini di silicone. Per quel che sono serviti... E anche nelle tombe di quasi tutte le mie vicine troveranno palloncini di silicone. Mi immaginai il cimitero privato dove sarebbero state sepolte le donne di Altos de la Cascada, disseminato di palloncini di silicone orfani delle loro mammelle, a pochi metri di profondità, sotto il prato impeccabile. Ossa, fango e silicone. E denti. E chiodi.”
Le vedove del giovedì
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