Lemonade
- Autore: Nina Pennacchi
- Anno di pubblicazione: 2011
“La limonata è la bevanda più innocua e salutare di ogni sala da ballo..." The London Magazine, 3 luglio 1826.
Rivivere l’atmosfera del mondo di Jane Austen è sempre piacevole, ancor di più se chi l’ha ricreata ha intessuto una trama non banale e ha aggiunto un tocco personale. Lemonade di Nina Pennacchi, (Neftasia, 2011) è un piccolo caso letterario, perché racconta una storia tipica dell’Ottocento inglese ma con un uso della lingua italiana molto contemporaneo. Eppure le due cose in questo romance si sposano perfettamente, rendendo la lettura così coinvolgente da non poter smettere. Gli ingredienti del feuilleton simil-austeniano ci sono tutti: i balli di società, la giovane ragazza aristocratica in età da marito, il giovane ragazzo nobile e scapestrato, il crudele della situazione, la bruttina intelligente, gli incontri, gli scontri, i matrimoni d’amore e quelli combinati. Due i protagonisti:
- Christopher Davenport, figlio di una prostituta suicida, ricco proprietario terriero, da anni prepara la sua vendetta contro il padre e il fratellastro, Leopold e Daniel DeMerci;
- Anna Champion, bellezza passabile, ragazza determinata a sposarsi per amore anche se questo significa “lasciare la propria famiglia nella relativa indigenza nella quale si trova”.
Accanto ai due protagonisti, un’altra coppia: Lucy, bella e ricca amica intima di Anna, e Daniel giovane affascinante, nobile, di cui lei è invaghita.
Siamo a Coxton, Kent nel 1826. I due protagonisti s’incontrano anzi si scontrano in un ballo per colpa di una limonata che Anna sta bevendo e che Christopher con un movimento brusco le versa sul vestito. Orgoglio, pregiudizio, schiaffi, baci, dialoghi al vetriolo, scuse e persino violenza fisica si scatenano tra i due da quell’apparentemente innocuo incidente causato dall’irruenza di Chris e dalla distrazione di Anna. Eppure Anna e Chris, pur non sopportandosi a vicenda, da quel fatidico istante non riescono a non cercarsi a non pensare l’una all’altro. Il climax giunge inatteso e brutale: quando si vocifera che Anna si sia fidanzata con Daniel, Christopher la rapisce e la stupra, per vendicarsi del male ricevuto da un padre che ha abbandonato sua madre portandola al suicidio; per rivalsa verso un fratellastro legittimo e più fortunato ma soprattutto perché lui non lo ammette, ma ama Anna.
Ironia, battute pungenti, riflessioni dell’autrice, chiuse nella mente di Anna e dunque tra parentesi, personaggi ben psicologicamente tracciati, aforismi che introducono i capitoli in maniera azzeccata, finale non del tutto scontato e, come abbiamo detto, uno stile brillante sono le caratteristiche di questo romanzo della Pennacchi di cui da qualche tempo si aspetta il sequel.
Unico appunto: era proprio necessario uno stupro per liberare Christopher, antieroe per eccellenza, dal suo triste passato e Anna, eroina classica, da tutti i suoi tabù?
Lemonade
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