Leo Longanesi. Il borghese conservatore
- Autore: Francesco Giubilei
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2015
I suoi aforismi andavano dritto al sodo, strizzando l’occhio all’ossimoro:
“Sono un conservatore in un Paese in cui non c’è più niente da conservare”
scriveva. Oppure:
“Tutti sono estremisti per prudenza”.
Prima di ogni etichetta pregiudiziale (“fascista”, “borghese”, “conservatore”, “enfatico”, “esagerato”) Leo Longanesi è stato soprattutto questo: un esponente del libero pensiero (“Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi”, scriveva ancora), un giornalista dalla schiena dritta, un ideologo, un’anima fiammeggiante: le testate fondate come editore – “L’italiano”, “Omnibus”, “Il borghese” - si segnalano ancora tra le pubblicazioni più incisive che possa capitarvi di leggere o anche soltanto sfogliare, per via di una veste grafica distintiva, come si dice di “carattere”. A distanza di sicurezza da ogni schematismo ideologico (è auspicabile), recuperare vita e contributo culturale di Leo Longanesi è, insomma, cosa buona e giusta. Il saggio biografico che Francesco Giubilei gli dedica per Odoya (“Leo Longanesi. Il borghese conservatore”) non può che accogliersi che in positivo: il piano ravvicinatissimo su un letterato sui generis, su un intellettuale da riscoprire, al pari di altri come lui “fuori schema”, non ascrivibili al pensiero di sinistra (Flaiano, Prezzolini, Papini) eppure portatori di progettualità socio-culturale non indifferente, riprova del fatto che il diavolo non è mai tanto brutto come lo si dipinge. A proposito dell’adesione longanesiana al fascismo, per esempio, andrebbe ricordato che non fu consumata fideisticamente. Longanesi non sottoscrisse mai il “Manifesto degli intellettuali fascisti” e quando il movimento si tramutò in regime (smarrendo cioè la sua “prima” carica di anticonformismo rivoluzionario) fondò addirittura “Omnibus”, testata-fucina per molti giovani poi diventati antifascisti. Come emerge dalla lettura del libro di Giubilei, Leo Longanesi è stato insomma un giornalista “puro”, senza padroni né etichette, abile fustigatore del costume italiano attraverso un penna capace di chiamare le cose col loro nome e di farlo in uno stile tanto efficace quanto pungente. Anche attraverso un corposo apparato iconografico, questo lavoro è in grado di restituirci il ritratto sfaccettato di un uomo (e di un editore-giornalista) segnatamente “borghese” ma in grado di criticare – da “dentro” - la sua classe di appartenenza. Come si dovrebbe usare (osare) sempre tra persone intellettualmente indipendenti.
Leo Longanesi. Il borghese conservatore
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