Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta
- Autore: Silvia Albertazzi
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Leonard Cohen è Leonard Cohen: una tautologia solo apparente, se si considera l’unicità del suo specifico. Penso a Bob Dylan, penso a Fabrizio De Andrè, penso a Leonard Cohen e poi così su due piedi non mi sovvengono altre espressioni cardine della canzone poetica. Dovrei rifletterci con più calma, ma resta il fatto dell’irripetibilità autoriale di Leonard Cohen: penso a Cohen e non penso a nessun altro come lui.
Quello coheniano è un universo a se stante da cui si irraggiano luminose persino le antinomie. L’aspetto più sorprendente del suo suo valore specifico si rintraccia nella sua trasversalità: attraversa canzoni, attraversa romanzi e attraversa poesia: Cohen affascina per la sua voce e per la voce che hanno le parole che scrive. Le sue voci sono dunque un canto delle sirene: ci resti irretito. Una volta è per sempre. Che parli di se stesso, di Suzanne o le altre, di apocalissi futuribili (The future) o religione, non hai scampo: finisci in trappola come una mosca sul vetro. In America hanno scritto che è "impossibile ascoltare un suo album quando fuori splende il sole": ci hanno preso in pieno. Se la sua voce è l’incantesimo perturbante, le sue parole sono gli alambicchi magici attraverso cui l’incantesimo può avere luogo. Perché Leonard Cohen è uno scrittore prima di ogni altra cosa. Un inarrivabile raccontatore di storie sospese tra geografie celesti e geografie terrestri, di storie che riguardano la nostra “caduta nel mondo”, per scomodare e parafrasare Cioran.
Illuminante il sottotitolo con cui la professoressa Silvia Albertazzi restituisce il senso della sua esplorazione dell’ambito letterario coheniano (“Leonard Cohen”, paginauno, 2018): “Manuale per vivere nella sconfitta” recita e non potrebbe recitare meglio. Nella metafisica esistenzialista di Leonard Cohen si rintraccia l’ossimoro e il filo rosso della sua produzione. Il focus di questo saggio è inedito, e tripartito: c’è l’analisi delle poesie (“Alla ricerca del Nome”), c’è l’analisi dei romanzi (“La carne si fa verbo”), e c’è quella delle canzoni (“Quasi come il blues”). E ci sono passaggi riepilogativi come questo - articolato - , che segue: da leggere e tenere da conto per future assunzioni coheniane:
Ho citato per intero la chiusa dell’introduzione di Scobir, perché in esse si possono ritrovare tutti gli elementi che caratterizzano l’unicità di Leonard Cohen: il problema della ricezione, ovvero la difficoltà di accettare la coesistenza dei suoi due mondi letterari; la capacità di sconvolgere le aspettative di pubblico e critica; la componente ipnotica, ammaliante, della sua parola (tanto scritta quanto musicata); l’impossibilità di uscire dal suo cerchio magico, una volta che ne siano oltrepassati i confini. ‘Parole crudeli e voce che urla’: così una scrittrice e traduttrice canadese francofona, Hèlène Rioux, ha sintetizzato l’essenza della canzone coheniana, per poi aggiunge che ’longing’ è il termine che meglio definisce l’universo di Cohen, una parola difficile da tradurre. Così intimamente legata all’inglese, da non potersi rendere che approssimativamente in qualsiasi altra lingua (…). Longing è qualcosa di più del desiderio con cui lo traduciamo in italiano. ’C’è come un dolore in questo desiderio. Come una richiesta. La speranza e l’impazienza, una sorta di pianto, quasi un grido. Non poterne più di attendere. L’attesa, ma più dell’attesa, più della speranza (…) Uno slancio. Un’aspirazione. L’esasperazione. Una tensione esasperata di tutto l’essere, verso la libertà, o l’amore, tutto ciò cui tendiamo senza arrivare a definirlo, la giustizia o la verità. Forse Dio’.
Si tratta pur sempre di frastagliature dell’animo, di moti a luogo sottili, riassumo a mia volta, sperando mi si conceda il tradimento e la traslazione. Mi fermo qui, tanto di più lo troverete in questo saggio dalla scrittura lucida e felice, che restituisce un Cohen letterario come non vi è mai capitato di leggere sin qui.
Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta
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