Les revenants. Quando ritornano
- Autore: Seth Patrick
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
In fondo è una storia di zombie. come dice il titolo stesso: “Les revenant” è pur sempre una storia di morti che ritornano. L’idea di partenza è abusata come il più abusato dei luoghi comuni cine-letterari e allora da cosa discende il suo statuto di serie-cult (in tv è stata trasmessa da Sky Atlantic)? E i premi importanti che è andata a rastrellare a destra e a manca? Da cosa le derivano? Secondo me è, ancora una volta, per via dagli zombie. E’ nella diversa “caratura” che hanno gli zombie sceneggiati da Fabrice Gobert e (udite! udite!) Emmanuelle Carrère che sta la ragione del successo che arride ai “ritornanti” di impronta transalpina. In altre parole, dimenticate l’umanità reietta dei capostipiti romeriani (“La notte dei morti viventi” e il primo “Zombi”), epigona di un “quarto stato” oltrepassato a destra dalla Storia; e dimenticate anche i morti viventi all’italiana (quelli di Fulci e affini), senza fronzoli intellettualistici ma bulimici di sangue & carne umani come pochi. A partire dalla loro fisiognomica, i morti viventi della fiction francese appartengono a tutta un’altra specie. Non fosse che per qualcuno di loro sei andato al funerale, potresti scambiarli per persone vive e vegete. Che un conto è aprire l’uscio e trovarsi di fronte un ex-fidanzato in evidente stato di decomposizione (per giunta con la faccia tosta di volerti abbracciare), un conto ritrovarselo nel pieno della sua forma fisica (come succede ad Adèle con Simon, morto (?) il giorno del loro matrimonio). Il fatto che gli episodi di “Les revenant” si consumino sullo sfondo di una minuscola cittadina consente inoltre agli autori di inspessire psicologie e dinamiche dei personaggi, restituite al netto di luci e ombre (madri, padri, figli, fratelli, killer seriali e poliziotti compresi). Un po’ “I segreti di Twin Peaks”, un po’ “I peccatori di Peyton Place”, un po’ il Ballard della pre-apocalisse, un po’ i topoi del King (Stephen) dei romanzi più corali e, insomma, il gioco è (stato) fatto: l’allure di “Les revanants” continua nel tempo e presto ci sorbiremo (non senza piacere) il sequel.
Dalla serie tv al romanzo - C’è da scommettere che anche il romanzo che Seth Patrick ha desunto dal serial televisivo (“Les revenants. Quando ritornano”, Piemme, 2015) avrà un suo seguito. Il libro funziona come “gadget” di rinforzo per i tantissimi fan ma sa bene come arrivare anche ai lettori che poco o niente sanno delle vicende di Camille, Thomas, Pierre, Julie, Claire,Victor, Serge, Simon, moltissimi altri: i vivi e i morti a un passo dalla fine del mondo (e se fosse già avvenuta?). Sul crinale di una trama che irretisce proprio a partire dalla prossimità col mistero (“Che succede se il passato torna in superficie?”, gufeggia il flano della (inquietante) copertina del romanzo). Più che sulle ricadute orrifiche del plot, Seth Patrick è concentrato sui vissuti chiaroscurali dei personaggi, per cui affresca, di rimando, un ritratto di (meta)provincia in sfumature grigio-nerastre. 441 pagine perturbanti più che terrorizzanti, restituite in prosa asciutta (a parte una lieve flessione nella parte centrale, incipit e climax sono sorretti da mestiere), confidando sull’assoluta sospensione di incredulità del lettore, senza l’affanno della spiegazione logica a ogni costo. Più inquietante di così…
Les Revenants. Quando ritornano
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