Lettere matrimoniali
- Autore: Claudio Lolli
- Anno di pubblicazione: 2013
Cantautore è una diminutio, è un termine debole, parziale, riduttivo: per almeno due generazioni, venute su aspettando Godot - e già che c’erano pure il vento che un bel giorno “spazzerà via” la “vecchia, piccola borghesia” -, divise fra “zingari felici” e “angosce metropolitane”, Claudio Lolli è stato ed è qualcosa di diverso e di più di un "semplice" cantautore. Piuttosto un noumeno, un feticcio, un totem a metà strada tra il materialismo storico e la categoria dello spirito, e dunque - ancora e ancora - un maitre à penser, un cattivo maestro, un fratello maggiore. Incommensurabile, malinconico, volgare, filosofico, leopardiano, irriducibile, a prescindere Claudio Lolli, album dopo album, canzone dopo canzone.
“Lettere matrimoniali” è il suo romanzo nuovo di zecca: la love song più spiazzante, sincera, pubblica/privata, oscena, stilnovista, che abbia mai scritto. Un racconto per epistole (al tempo di mail & altre diavolerie) capace di sfiorare - di far suonare - tutte le sfumature di una relazione amorosa: un occhio a Freud e uno a Bukowski, vivaddio.
Sullo sfondo di una Bologna-placenta, con il contorno vario ed eventuale di figli, scuola, parenti, concerti, la più lunga dichiarazione sentimentale che la storia della narrativa contemporanea ricordi; per mezzo di parole, opere e - pochissime – omissioni, che rintracciano nella compagna di una vita il destinatario unico e solo. Un continuum in declinazione muliebre dell’oggetto d’amore primario, per buttarla alquanto sulla psicoanalisi. Oltre duecentocinquanta pagine di lettere mai spedite e rime (ontologico/erotico) tempestose, con parole sue: quello che alle donne non dicono e che le donne vorrebbero invece sentirsi dire, prima o poi.
“Lettere matrimoniali” è un romanzo trasversale, con tante anime in una sola: romantico e politico, post-femminista e introspettivo, al tempo stesso tenue e feroce come una carezza in pugno, ma non di quelle alla Celentano, di quelle vere, intendo, che ti strizzano bene bene lo stomaco e non lo mollano più. Il romanzo che ripropone Lolli come il clone emiliano di Philip Roth o - se proprio il paragone vi spaventa - come uno scrittore che gli assomiglia molto da vicino. Troppa grazia, dite, per un libro solo? Leggete, rileggete e provate un po’ a smentirmi se vi riesce. Nella vita, così come nella letteratura, in fondo è sempre questione di classe e di background: la prima non è mai acqua e non si inventa (che canti, scriva, si gratti, gironzoli con una birra in mano, di classe Lolli ne ha di suo e da vendere); il secondo si edifica passo passo attraverso la vita autentica, la stessa che tracima da questo romanzo-simbolo del cantautore-simbolo dell’impegno cantato anni Settanta. Soprattutto per quelli (come il sottoscritto) diventati grandi a via di marxismo-leninismo & dischi di Claudio Lolli un libro da non perdere. Perché c’è modo e modo anche di parlare/scrivere/cantare d’amore.
Lettere matrimoniali
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