Disoccupate le strade dai sogni
- Autore: Claudio Lolli
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Non la credevo certo così lunga/ e obbligatoria questa strada ferrata/ che ci ha concesso dei rifornimenti/ senza il miracolo di una fermata/ Davanti a me solo una vecchia donna/ mangia panini e parla di suo figlio/ mi assomigliava/ sono tutti uguali gli occhi degli uomini verso l’esilio
(Anticipatici Antipodi, 1983)
E quanto amore sprecato negli autobus/ tra gente che potrebbe volersi bene/ perché siamo tutti umani e mortali/ nella natura e nelle sue catene/ E quanto amore perduto negli autobus/ in questo circo di gente diversa/ per cui la vita è soltanto una lotta/ ma è troppo spesso una battaglia persa/ Quanto amore abbandonato negli autobus/ da questi uomini multicolori/ rinchiusi sempre nelle loro celle/ senza sapere cosa c’è là fuori
(Il grande freddo, 2017).
Quarantacinque anni e spiccioli, scappati via a scrivere cose così. A scrivere cose da Claudio Lolli, alla Claudio Lolli. Ovvero frequentatore di minimi e massimi sistemi, spostamenti del cuore, aritmie sociali, isole-che-forse-c’erano, abitate da zingari felci, sogni disoccupati (a forza di carri armati, in senso stretto e traslato) e antipatici antipodi susseguenti. Prosatore prima ancora che cantautore. Poeta prima ancora che cantautore politico (ma quanto è pigra questa vulgata pubblicistica, sempre a caccia di etichette da affibbiare).
Claudio Lolli è sui generis, in forma e sostanza, parole e canzoni: dalle attese godotiane al grande freddo delle occasioni mancate. Ripeto che i testi di alcuni cantautori sono da assumersi in accezione poetica, e i testi di Claudio Lolli mi vengono in soccorso. Sempre stato così: dal disco delle cinquemila lire in copertina in poi.
Parole esposte al sole della significanza, messe lì, dentro e fuori i dischi: "vecchia piccola borghesia/ per piccina che tu sia/ non so dire se fai più rabbia/ pena, schifo o malinconia” è stato un mantra generazionale: ha trasceso tutti i refrain di questo mondo); schierate apposta per comprovarlo. Un fila indiana di parole, progenie del logos e della stratificazione. Capoversi non comuni di una comune ontologia da romanzo realista, se è vero che “forse so chi sono: un uomo qualunque e proprio per questo non lo sono più”.
La citazione – purissimo Lolli-style: ossimorico, inedito, spericolato, speculativo - risale alla pag. 175 di “Disoccupate le strade dai sogni”, il libro che lo osanna con
dentro tutti i testi del suo canzoniere.
Un’occasione imprescindibile per dare a Lolli quel che è di Lolli e definirlo poeta sic et simpliciter, semplicemente poeta, se vi piace di più.
Poeta in quanto:
- le parole che enumera, volendo sanno affrancarsi dalla musica;
- confidano sulle loro gambe e vanno inoltre dove devono;
- assumono rilevanza portante/determinante;
- intersecano sovente la forma lirica;
- infine (l’ho già detto) ne attestano l’estrazione esistenziale, più che politica.
Dunque non fatevi ingannare dalle apparenze, in un senso o nell’altro: Claudio Lolli è una persona gentile votata alla crudeltà dello sguardo sullo stato delle cose. Al racconto del gioco delle parti in campo, con pochissimi analgesici di scorta.
Il suo sguardo è lunghissimo e atroce, lo sguardo di chi non ha nulla da perdere in quanto ha già perso il cielo. Lo sguardo mite ma affatto remissivo con cui si sfidano le idiosincrasie dello stare al mondo. Lo sguardo ostinato, indefesso, impudico, deputato a un insistito oltraggio – alla miopia di comodo, al pensiero non-pensante, alla canzone stessa -; lo sguardo proprio del poeta-scrittore-cantautore che staziona - ab origine - dalla parte del torto (brechtianamente dalla parte del torto). Lo sguardo del pensatore con cui misurarsi, e fare i conti.
“Disoccupate le strade dai sogni” (assemblato dal fido Danilo Tommasetta, fotografato da Eric Toccaceli, illustrato da Enzo De Giorgi, editato da Goodfellas, con postfazione di Fulvio Abbate) è un libro imperdibile e stavolta più che mai c’è da prendermi alla lettera: un libro pieno così di saggezze e stranezze, miraggi, affondi, affronti e dissipazioni. Un libro dolce e impietoso al contempo, come sa esserlo soltanto l’autentica poesia.
Disoccupate le strade dai sogni. I testi delle canzoni, le note a margine, le fotografie, tutta la storia di uno dei maggiori cantautori italiani, raccolta per la prima volta in un libro.
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