Nei sogni degli altri
- Autore: Claudio Lolli
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
Aveva una scrittura lucida e senza edulcoranti, Claudio Lolli. Tra i testi delle sue canzoni e i racconti che ha scritto non c’è differenza, se non quella dettata giocoforza dalla misura delle pagine. La sua concezione materialista della storia non lo preservava dall’angoscia, ma piuttosto che l’angoscia ego-referente della patologia, quella di Lolli è stata un’angoscia matura, ontologica, heideggeriana. L’angoscia pro-attiva che non distoglie lo sguardo interiore dall’esser-ci per la morte ma nel contempo non se ne lascia schiacciare: accetta il fatto come intrinseco al concetto dello stare al mondo, e subito dopo lo relativizza, di sfondo al gesto sociale e alla libertà di pensiero. Nelle canzoni, nei racconti e nelle poesie di Claudio Lolli, l’angoscia diventa, cioè, uno sguardo ulteriore. Il grandangolo attraverso cui reinquadrare i fatti del mondo. Non senza malinconia, ma senza nemmeno rinunciare alla vita, senza il ricorso infantile a sovrastrutture consolatorie come quelle delle fedi, e forse peggio ancora dalle religioni.
Di Claudio Lolli, qualche giorno fa, ho ripreso in mano un libro denso e introvabile. Si intitola Nei sogni degli altri, è stato pubblicato da Marsilio nel 1995 e da allora mai più ristampato. Contiene sette racconti che confermano parola per parola quanto ho scritto. I personaggi di questi racconti si muovono in bilico tra ossimoriche condizioni di stasi e di possibile svolta, tra ciò che è accaduto in passato e ciò che potrebbe accadere in futuro. Solo che la fattispecie prescinde da sliding doors di abusata estrazione sentimentale. Il movimento intrapreso dai personaggi di Lolli è piuttosto un falso movimento, in quanto privo, spesso, della ragione prima del movimento stesso. In altre parole, lo slancio ideale degli Zingari felici è ormai alle spalle: nel mondo post-ideologico delle felicità artificiali, in gioco c’è la certezza dell’identità di chi su quello slancio aveva puntato tutto. Ma l’angoscia diventa in Lolli piuttosto un altro modo di (r)esistere. La disperazione un’espressione dialettica, il dolore una forma ulteriore di consapevolezza.
"Dico: (…) ma se non so neanch’io come faccio a resistere in questo posto… Il valore di questa frase, che può essere terribile o divertente, dipende tutto dal significato che si dà alla parola ‘posto’: un conto è se sono pochi metri quadrati, un conto è se è tutta una vita."
Quando il gatto non c’è, pag. 37
"È bello sentire questa fiducia e questa complicità, è bello tradire tutti anche se, lo sappiamo bene, si esce da porte che danno sempre e solo su un baratro."
La moglie di Ceaucescu, pag. 48
Il fatto che Claudio Lolli osservi (da) questo stesso baratro senza unguenti lenitivi, non deve farvi credere che tutto possa sfociare entro coordinate sterilmente pessimistiche. Claudio Lolli non nega il suo attestarsi sul baratro ma il suo fissarlo è declinato, pur sempre, in una medesimezza gramsciana, in una com-passione umanista riguardo ai personaggi. Con affetto ma senza melodramma. Il focus lolliano è quello interiore di un binocolo adulto e rovesciato, un obiettivo che guarda "da lontano", dalle latitudini di un passato-riferimento che non è più. Un passato che, sotto certi aspetti, per proteggerti quasi ti imprigiona. Un passato che esiste nella declinazione di rimpianto, intanto che il presente si consuma attraverso la reiterazione di legami irrisolti, di ben-essere mai raggiunti, di solitudini senza soluzione di continuità, di destini comunque destinati allo scacco matto della morte, ma d’altro canto un passato che attraverso la eco delle emozioni irrimosse, rivela sottotraccia dei personaggi un’ulteriore desiderio di spuntarla, di non arrendere il cuore all’asfissia sentimentale, di assumere la crisi (dal greco Krísis, scelta, decisione) come punto fiduciario di ripartenza. Il grado zero da cui muovere per una riappropriazione di sé dai connotati politici, in quanto disalienante, consumata controvento. In faccia alla spietatezza del tempo, e, parimenti, all’afasia edulcorata di tempi senza slancio.
"Andandosene disse: - Prima o poi capirai -, ma con un tono poco convinto o perlomeno col tono di chi è preparato a una guerra in trincea. Sara non aveva risposto. Aveva occhi chiari e quasi mai nessuno si era accorto delle sue lacrime. Tutti avevano sempre pensato che era troppo bella, perché potesse venirle in mente di piangere."
Sara nei sogni degli altri, pag. 125
"Lo vide appena uscito dallo pancia di sua madre. Era giallo con tutte le costole in evidenza, e aveva le mani strette, incrociate intorno alla vita. gli occhi…Gli occhi li aveva, ma non aveva uno sguardo, sembrava un totem, l’archetipo, quello che tutti gli uomini sono senza nessuna specificazione individuale. Quello che gli uomini sono un attimo dopo la nascita e un momento prima della morte:"
È intollerabile essere amati, pag. 68
L’esistenza di dio, o la sua assenza,
non mi è remota
abbiamo appuntamento tutti giorni
ora di pranzo, lui si materializza,
si transustanzia in un
campari soda.
Scriveva cose così, Claudio Lolli.
Le scriveva con la penna esatta e crudele del positivista senza fedi. Le sparpagliava per libri, per canzoni, con la dovuta parsimonia anche per voce. Nei sogni degli altri è un libro di racconti che si leggono come i capitoli di uno stesso romanzo. È un libro introvabile che sarebbe ora di ristampare. Rivela molto, e in modo nitido, della poetica, della coerenza ideale e anche del pensiero di Claudio Lolli. Scrittore-cantautore imprescindibile, di cui non si dovrebbe smettere di parlare, di cui invece si parla mai abbastanza. L’altro suo libro di narrativa che vi consiglio è Giochi crudeli (Feltrinelli, 1990). Un giorno, caso mai, ne scriverò.
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L’operazione di Mario Bonanno che riprende un libro di Claudio lolli fuori catalogo è già da sola meritoria. Ma la Recensione ha il merito di cogliere il nesso che lega questi racconti alla Poetica di Claudio Lolli Cantautore. Proprio questo legame unitario di di letteratura e musica nella loro reciproca autonomia mi sembra un tentativo assolutamente rilevante (non mi ricordo che questo tentativo sia mai stato fatto per Guccini, ad esempio) e assolutamente riuscito