Libro del sangue
- Autore: Matteo Trevisani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Libro del sangue (Atlantide, 2021) è un titolo cruento, ma sangue non se ne vede mai. Eppure il sangue c’è, intride tutto il racconto, è coprotagonista insieme a Matteo Trevisani, ma non si mostra, continua a scorrere nelle vene.
Libro del sangue è un titolo evocativo di quello che ci portiamo dentro senza saperlo, che conduce i nostri passi, genera le nostre scelte, a volte anche inconsciamente. Come una predestinazione, l’antagonista invisibile di Matteo, eroe fragile e inquieto alla ricerca delle proprie origini e del senso profondo delle sue azioni, presenti e future.
Il sangue per Trevisani, che è un genealogista, è sinonimo di stirpe. Eventi atavici, paure e battaglie ancestrali, fardelli che varcano le generazioni, arrivano da lontano e si perpetuano attraverso le nascite. Una domanda scuote autore e lettori: si può venire meno al destino di una stirpe? Se sì, come? Il fine ultimo a cui tendiamo è del tutto nostro o appartiene a una sorta di predestinazione?
La stirpe è per Trevisani un Leviatano, la sua ossessione personale; e attraverso una spirale di riflessioni e di eventi ripercorsi a ritroso arriverà fino alla soglia della notte dei tempi. Un corpo a corpo con il mistero della provenienza dal quale non è scontato chi uscirà vincitore.
Per rincorrere questa ossessione, l’autore racconta delle ricerche per ricostruire il proprio albero genealogico, di un altro albero che gli arriva da un mittente misterioso per mail e che diverge dal proprio. Questa differenza innescherà una serie di dubbi sul suo passato e paure per il futuro.
Un ritmo incalzante muove la narrazione e la tensione progredisce in modo praticamente perfetto, conducendoci nei meandri della vita di Matteo, attraversando rivoli della mente, suoi e altrui, che segnano il confine tra reale e irreale.
Libro del sangue è una straordinaria prova di scrittore di Matteo Trevisani. Lo si può considerare la terza e ultima parte di una serie di riflessioni che hanno trovato sfogo nei due libri precedenti, Libro dei fulmini e Libro del sole (sempre pubblicati per le Edizioni di Atlantide), ma non è necessariamente una trilogia, le letture sono del tutto autonome.
Quest’ultimo libro presenta uno scrittore maturo, consapevole. Persino al prologo, che si è soliti bistrattare come quella più accessoria tra le parti di un libro, Trevisani riesce a dare nuova luce, introducendoci in modo organico, e per nulla superfluo, alla storia:
“In tutte le generazioni, nella nostra famiglia, ogni primogenito di ogni linea di sangue doveva morire annegato. Non c’era molto altro.”
Così il lettore è subito trascinato in un vortice di curiosità, misto a riflessioni, in cui si troverà sempre più avviluppato. Libro del sangue coinvolge in un movimento ascensionale, solleva fino all’apice della tensione e poi lascia scendere verso l’epilogo ancora con il fiato sospeso, lasciando il lettore a bramare il finale.
Trevisani ha una tecnica di scrittura davvero notevole, indice di un talento forte; si avverte che è sempre a suo agio nella gestione della storia. La sua penna è libera. Tesse il romanzo con la risolutezza di chi fa i conti con quello che scrive. Molte sono le riflessioni dedicate alla scrittura, strumento di autoconoscenza. Confessa l’autore: "È dal desiderio che nascono le ossessioni ed è forse da lì, in fin dei conti, che nasce la scrittura cerca di riordinare quello che non può essere ordinato”. La la scrittura è anche strumento di comunicazione universale che varca spazi temporali:
“Non c’è nessun altro posto del pianeta dove possa risiedere il tempo, solo nelle cose che si scrivono, che siano cerchi sulla sabbia o codici di programmazione. Persino il futuro è scritto. Creare il tempo, ecco quello che succede quando si scrive, e non un tempo personale, intimo, ma il tempo di tutti”.
Il tema che, con passione, esprime Trevisani è una verità, troppo spesso disattesa; è la convinzione che al mondo tutti siamo legati a doppio filo agli altri:
“C’è una ricchezza in ogni linea di sangue, e tutti dovrebbero sapere quanto lontano affonda la propria esistenza. Da quanto lontano arrivano. Vedrebbero il mondo con occhi diversi”.
Ed è forse questo il senso dello scavare incessantemente: trovare radici comuni.
I personaggi hanno tutti una giusta ambiguità che li rende, al pari di tutto il libro, sfaccettati, corposi e ben riusciti. Si arriva a dubitare persino di chi sia davvero il protagonista, tanta è l’enigmaticità che Trevisani riesce a infondere alla storia. A volte le cose sono come sembrano, a volte meno, si sdoppiano e si ricompongono, solo apparentemente prendono vie diverse e distanti, proprio come nel gioco della vita e del sangue. Tutto questo Trevisani lo narra in modo misurato, senza sbavature o imperfezioni. In ogni passaggio del libro, ciò che serve è somministrato al lettore con cura. Per questo sono molteplici i momenti in cui, durante la lettura, ci si ritrova a fare ipotesi sui personaggi, sulla loro condizione, sui loro reali rapporti. Tra tutti, ci si chiede chi è Giorgia. È davvero solo la figlia di Alvise, il maestro genealogista di Matteo o è qualcosa di più? Chi è davvero? Cosa rappresenta per Matteo? E Alvise? È semplice mentore o un canale di quelle verità che Matteo cerca nella genealogia?
L’altra caratteristica straordinaria di questo libro è proprio il modo in cui le relazioni tra questi tre personaggi si svolgono su ben tre dimensioni temporali, e in un’analessi ben articolata, nella quale il lettore rimane sempre ben orientato. Trevisani gestisce la concatenazione di eventi sparpagliati nel tempo in modo mirabile, collocandovi il fitto intreccio in cui si sviluppano le ossessioni, le maledizioni, i riti sciamanici e primordiali che sono le caratteristiche peculiari della storia narrata. Mostri, creature mitologiche, presunte o reali, si confondono e fondono con la quotidianità. I pensieri speculativi si abbinano alle pulsioni più umane, materiche, biologiche e dal contrasto tra visione e realtà nasce l’intensa corporeità di questo libro.
Ma quello che mi ha ammaliata, sono gli intermezzi di scrittura, spesso inseriti tra uno scarto temporale e l’altro, in cui la voce dello scrittore si libera completamente e assume i toni di un racconto atavico, solo apparentemente pindarico.
La prosa di questi passi è intensa, viscerale, quasi sacrale. In queste digressioni emergono la totale non-razionalità, il puro istinto che si traduce in uno sguardo che lambisce il metafisico, denso di simbolismo. Le considero le parti più pregiate del romanzo, in cui l’originalità della voce e della visione dell’autore emerge netta e folgorante. Valgono tutta la lettura.
Libro del sangue è alchemico, apre porte interiori, canali sotterranei, è misterico, multidimensionale, mai complicato nella sua complessità. Le spirali della storia si avviluppano e lambiscono l’esoterismo nell’andirivieni tra mondi e diverse dimensioni esistenziali.
Questo viaggio a cavallo del Leviatano di cui Trevisani tiene forte le redini fa di Libro del sangue un libro fantastico nel senso pieno del termine. Una lettura capace di rompere gli schemi della letteratura contemporanea. Un romanzo vibrante che, in sintonia con il tema, si potrebbe definire senza esagerare sanguigno; la voce di Matteo Trevisani è una delle più originali del panorama odierno. Un libro che va letto.
Libro del sangue
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