Lorenzo il Magnifico e il suo tempo
- Autore: Giovanni Delle Donne
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
La nascita di Lorenzo, il 1° gennaio 1449, rende felice il nonno Cosimo de’ Medici.
Il più ricco e influente cittadino di Firenze vedeva un futuro per la famiglia in quel maschietto primogenito del malaticcio Piero e della bella nuora Lucrezia Tornabuoni. Apprendiamo tutto del raffinato poeta rinascimentale e della Signoria fiorentina dell’epoca, in un eccellente saggio storico, scorrevole e leggerissimo, sviluppato con un che di narrativo dal professor Giovanni Delle Donne, col titolo Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, pubblicato a maggio da Armando Editore (Roma, 2022, collana Scaffale aperto letteratura).
Non è bello Lorenzo de’ Medici, sebbene i lineamenti regolari e il colorito olivastro gli regalino una certa originalità e sia sensibile e raffinato.
Ha la voce stridula e le narici schiacciate lo privano dell’olfatto - anche se non si lamenta di non avvertire odori, per la maggior parte sgradevoli nelle città di allora - del resto, non aveva un aspetto piacevole nemmeno il nonno. Ricchissimo banchiere, Cosimo “il Vecchio” era acclamato “Capo della Repubblica” e “Padre della Patria”, dopo il sopravvento sulla famiglia degli Albizi. La disgrazia degli avversari gli aveva consentito di assumere il controllo sulla Signoria, grazie alle sue risorse e alle persone di fiducia collocate nei ruoli istituzionali principali.
Cosimo di Giovanni di Bicci de’ Medici era pallido, magro e con il naso aquilino, ma questo non abbassava la sua statura di uomo tra i più abbienti al mondo e banchiere da cui dipendevano Stati, dinastie, intere comunità. Nel 1400, con oltre 50mila abitanti, Firenze era meno popolosa di Napoli, Milano, Venezia, ma più grande di tutte le città d’Europa.
La nascita del primo nipote è dunque ragione di grande gioia per il capostipite, all’epoca cinquantanovenne. Raccontano che gironzolasse orgoglioso per le sale del palazzo in via Larga, quasi ultimato da Michelozzo Michelozzi. Finalmente un robusto erede maschio arriva ad assicurare alla casata de’ Medici almeno un’altra generazione. Ha chiesto di chiamarlo Lorenzo, come il fratello morto anni prima.
Il bambino riceve un’educazione completa sotto le vigili cure del nonno e della madre, che metterà al mondo un altro figlio, Giuliano, più bello di Lorenzo ma un po’ meno intelligente e tre sorelline, Maria, Bianca e Lucrezia, detta “Nannina”. Tutte destinate a un buon matrimonio (per l’ultima, con lo studioso Bernardo Rucellai).
A 16 anni, Lorenzo lega il suo nome a Lucrezia Donati, appena undicenne, che diventa l’ispiratrice della sua poesia, sebbene il loro rapporto sia destinato a restare ideale, al pari di quelli tra Dante e Beatrice, Petrarca e Laura.
Avviati già da un anno gli impegni pubblici e diplomatici dopo la morte del nonno nel 1464, rientra due anni dopo in una Firenze destabilizzata dalle modeste capacità politiche del padre Piero, la cui mediocrità ha dato fiato a oppositori e contestatori.
Se il bisnonno Giovanni ha consolidato le fortune bancarie dei Medici dedicandosi alla politica per far prosperare gli affari, Cosimo il Vecchio ha usato invece le fortune finanziarie come strumento per affermarsi politicamente.
Entrambi dedicavano attenzioni alle classi popolari, assicurandosi rispetto e popolarità tra tutti i ceti cittadini. Lorenzo e il fratello Giuliano devono guardarsi invece da avversari e famiglie nemiche, che complottano per attentare alla loro vita.
Drammatica la ricostruzione dell’agguato nel Duomo di Santa Maria del Fiore, il 26 aprile 1478, preceduto dall’abbraccio traditore di Franceschino de’ Pazzi a Giuliano, per assicurarsi che il Medici non indossasse una cotta di maglia di ferro, che l’avrebbe potuto riparare. Il giovane cade sotto le lame, mentre due congiurati poco abili riescono solo a ferire Lorenzo tra il collo e la spalla. Protetto dagli amici, riesce ad allontanarsi, sfuggendo agli assassini, che non raggiungono il loro scopo. Il tumulto richiama il gonfaloniere, i suoi uomini e la popolazione maschile, che accorsi hanno la meglio dei cospiratori in varie parti della città. La congiura dei Pazzi si conclude col massacro dei ribelli, molti dei quali impiccati alle finestre di Palazzo della Signoria o sgozzati e gettati abbasso, alcuni ancora vivi.
Si avvia a questo punto la stagione della Firenze medicea di Lorenzo detto il Magnifico, carismatico capo di Stato, letterato, mecenate amante nell’arte:
Uomo cortese, ma crudele quando lo ritiene necessario.
Ha incarnato l’italiano del primo Rinascimento, la sua morte ha chiuso un’epoca. Firenze e l’Italia precipitarono nella confusione. La riforma spirituale predicata da Savonarola trovò seguaci a Firenze, chiamati Frateschi o Piagnoni. In opposizione, nacque il movimento degli Arrabbiati, appoggiati anche dai partigiani dei Medici, i Palleschi. In città i sostenitori delle libertà repubblicane rialzarono la testa e alcune famiglie potenti cercarono di sostituirsi ai Medici.
La Firenze del Magnifico viene ritratta in questi termini
Godeva di salubrità e pace, bellissima per ricchezze, vittorie, attività ed edifici, sprofonda con lui nel sepolcro.
Così scrive Giovanni Delle Donne. Nato nel Leccese, residente a Firenze, Delle Donne ha insegnato storia e filosofia nei licei e tenuto corsi di storia all’Università. È autore di numerose pubblicazioni e articoli di carattere storico, testi scolastici di storia e di educazione civica.
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