Luigi Tenco. Una voce fuori campo
- Autore: Luca Vanzella e Luca Genovese
- Genere: Musica
- Casa editrice: Becco Giallo
Si sono dette e scritte un mucchio di cose sul caso Tenco, trovato morto con un colpo di pistola alla testa in una stanza dell’Hotel Savoy di San Remo, il 27 gennaio 1967, durante lo svolgimento dell’omonimo Festival. Si parlò subito di suicidio. In verità, sin dall’inizio delle indagini – condotte, tra l’altro, in modo approssimativo –, le circostanze non apparvero del tutto chiare, a tal punto da portare la procura di San Remo a riaprire l’inchiesta nel 2005, per confermare definitivamente quell’ipotesi.
Luigi Tenco è una figura fondamentale della canzone italiana, diventata un’icona anche per chi non era neppure nato quando lui cantava, come gli autori di questo avvincente libro a fumetti. La sua carriera prende il via nel 1956, suonando in un piccolo complessino insieme con Fabrizio De André.
Artista controverso – altrimenti non saremmo oggi qui a parlarne - , inquieto, sensibile, insofferente alle regole imposte dal carrozzone canzonettaro, Tenco riversa tutta la propria scontentezza, le delusioni e l’indole malinconica – difficile vederlo immortalato su qualche foto con l’abbozzo di un sorriso – nelle sue canzoni più famose, patrimonio emotivo ormai di più generazioni.
Sofferto ed enigmatico fu il suo rapporto con Dalida, con la quale presentò “Ciao amore, ciao” al Festival del 1967. Proprio questa canzone – l’ultima cantata prima del dramma - diventa quasi un messaggio subliminale di saluto alla vita, a chi non lo aveva capito e apprezzato: in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Dalida, di lui innamorata senza esserne mai fino in fondo ricambiata, tenterà anch’essa varie volte di farla finita, riuscendoci vent’anni dopo.
Il vero amore di Luigi Tenco fu, probabilmente, un’anonima ragazza di provincia di nome Valeria, con cui, sembra, avesse avuto intenzione di andare a vivere.
Instabile di umore, irrequieto, insoddisfatto di sé stesso - se crediamo al suicidio –, quella maledetta sera d’inverno Tenco calò su di sé per sempre il sipario: e un bel giorno dire basta e andare via. Scelse così di andare via lontano, cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando.
Luigi, mai solo in apparenza, avvertiva forse il freddo sconsolato di una solitudine esistenziale senza fine. "La solitudine", infatti, è puntualmente presente in molti suoi testi. Da qui, chissà, un tentativo per spiegare uno dei motivi possibili all’origine del tragico gesto, e con un colpo di pistola decise di saltare cento anni in un giorno solo.
Il presente volume uscito in seconda edizione nel 2012 - la prima è del 2008 - è davvero ben fatto, curato nei particolari, esaustivo nonostante la necessaria sintesi richiesta dal tipo di pubblicazione. Ottima la riproposizione del tratto psicologico del cantautore. Con Luca Vanzella e Luca Genovese, il fumetto non può certo essere catalogato come un prodotto editoriale per ragazzi: da notare la prefazione di Mario Luzzatto Fegiz. Credo che sia giusto, pertanto, rendere omaggio ai due giovani autori per questo struggente ricordo pensato per tutti gli appassionati e nostalgici di Luigi Tenco.
Luigi Tenco. Una voce fuori campo
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