Ecco un altro mini libro da portare con sé, se si vuole, non ingombrante, dove nel poco troviamo il molto, sensibilità e spiritualità. È Antonio Machado a chiedere di condividere la sua solitudine e la sua pena, cantate in modo appassionato e nel contempo con mite accettazione, in 26 poesie (Mondadori, pp. 66, 1996), traduzione di Oreste Macrì.
Parlando di sé, della sua poetica, la definisce "le idee cordiali, gli universali del sentimento".
Cordiale come spontaneità e verità, e anche, metaforicamente, liquore sostegno del cuore.
In molte liriche è presente il fantasma della moglie, l’adorata Leonor, sposata quasi bambina quando aveva 15 anni, morta solo dopo quattro anni.
Patetica e barocca la poesia in cui la morte una notte entra nella loro casa, non guarda lui, lo ignora ma va da lei e:
"con dita delicate / qualcosa di tenue ruppe. [...] La mia bambina tranquilla, / restò dolente il mio cuore. /Ahi, quel che ha rotto la morte / era un filo tra noi due!"
In parallelo, Machado testimonia la povertà e la decadenza della Castiglia.
Lo fa con parole crude ed estremamente veriste, nel poemetto Campagne di Soria, composto di nove poesie.
Morta città di signori, / di soldati o cacciatori; […] / e di veltri affamati, / di magri veltri esiziali, / che pullulano / in vicoli sporchi e torvi, […] acre malinconia / della città decrepita, […] / con le muraglie ammuffite, / con le sue case annerite! […] / Campi di Soria, / dove sembra che sognino le rocce, / meco andate! Colline inargentate, / grigi poggiuoli, rupi illividite!
L’irreparabile nel paesaggio e ugualmente nella sua interiorità sono magistralmente descritti.
Castiglia misera, un tempo terra di "conquistadores", predoni nelle Americhe di argento e oro:
Su regi galeoni, / corvi nella rapina, nella lotta leoni.
Come dobbiamo essere? Come dobbiamo agire? La visione del mondo del poeta riprende l’assunto fondamentale del cristianesimo, con una aggiunta sapiente:
Cristo insegna: il tuo prossimo / amerai come te stesso, / ma non dimenticare che è un altro.
L’altro non può essere posseduto, non può essere costretto ad assomigliarci. Amarlo significa rispettarlo nella sua alterità.
La religiosità del poeta è distanza dal mondo che si crede stoltamente padrone della vita e del Verbo, ignorandolo:
Non disprezzate la parola; / il mondo è rumoroso e muto, / poeti, solo Iddio parla.
Questi versi sono dedicati a José Ortega y Gasset.
Nei “Consigli” non perde la speranza, pur impregnato di malinconia. Possiede la capacità di attendere dei forti:
Chiunque attende sa che la vittoria è sua, / perché la vita è lunga ed è l’arte un giocattolo.
L’arte intesa come gioco lo avvicina all’innocenza dei bambini.
Machado compì diversi viaggi a Parigi, fino all’ultimo, costretto in esilio dopo aver parteggiato per la Repubblica nella guerra civile. A Parigi morirà nel 1939.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 26 poesie
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