Madame Betti
- Autore: Renzo Paris
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2024
Laura Betti era un donnone con grandi palandrane, per nascondere il suo essere "scricciolo" in gioventù e una "matrona" romana quando era più in là con gli anni. Renzo Paris ha dato a noi lettori un memoir dal titolo Madame Betti (Elliot edizioni, 2024) in cui ci racconta una figura laterale ma importantissima. Scrive lo scrittore che una parte di Laura Betti era morta con l’assassinio di Pier Paolo Pasolini, il due novembre del 1975. La "pupattola bionda", così la chiamò Pasolini in uno scritto, era stata una ragazza bella, moderna, allegra.
Nata a Casalecchio del Reno, nel 1927, il suo vero cognome era Trombetti, che suonava male e quindi divenne Laura Betti. Tra interpretazioni di maggior pregio, a piccole parti, l’attrice ha girato in oltre sessanta film, ma in alcuni lungometraggi le sue scene furono tagliate. Vinse la Coppa Volpi a Venezia nel 1968, per il film Teorema di Pasolini, il regista e scrittore e giornalista che la Betti amava più di ogni altro uomo, un marito senza rapporti sessuali, per l’omosessualità di lui.
Nel libro di Paris ci sono tutte le persone che erano interessate all’arte, dai libri, ai film e alla poesia. Se Amelia Rosselli era riservata e strana, piena di paure, la maggior parte immotivate, la cantante e attrice Laura Betti era sempre allegra da giovane, anche se non era felice. Si concedeva ad attori senza talento e a cantanti, ma in realtà il sesso le piaceva solo se ne parlava al "finto" marito Pasolini. Non voleva figli, o forse non c’era un padre decente che si sarebbe preso cura di lei e del nascituro.
Paris scrive che per Laura Betti il periodo Sessanta era terminato, così come il mondo del cinema, dove per sbarcare il lunario accettava solo parti secondarie. Non è vero che non sopportava le altre donne, ma aveva l’esclusiva e Pasolini lo sapeva e faceva finta di aver trovato amiche più interessanti, Maria Callas in primis, ma anche Elsa Morante, che la Betti stimava, era troppo amica di Pasolini. D’altra parte ci pensò Pasolini stesso a chiudere con la Morante scrivendo una stroncatura del romanzo La Storia sul Corriere della sera, che mai Elsa Morante si sarebbe aspettata.
Renzo Paris mette anche il suo privato, che prima cercava di nascondere. In Madame Betti la figura di Biancospino non è esattamente un mistero, ma bisogna sapere parecchio della vita dell’autore. Biancospino era Biancamaria Frabotta, la grande scrittrice in versi, che è venuta a mancare nel 2022. Se all’inizio fu una grande passione, poi la coppia si ruppe ed entrambi andarono in psicoanalisi: junghiana per Renzo, freudiana per Biancospino-Frabotta.
Paris racconta questo memoir, in cui non si capisce cosa sia vero, cosa sia falso, cosa sia verosimile, perché un vero scrittore come lui non può mai dire tutta la verità, sennò non sarebbe Letteratura, ma un diario di avvenimenti slegati tra loro. Biancospino è sì la Frabotta, ma non lo è fino in fondo. L’autore racconta la sua verità dicendo che la moglie stava frequentando sempre di più i gruppi di femministe. Quindi accade che spesso lo scrittore si ritrovi con Laura Betti al Circeo da solo, tra schermaglie amorose come accadeva con la Rosselli. Il gruppo di uomini di "lettere" non si staccavano mai: spesso Moravia, chiamato la "Nonna" perché il più anziano, si ritrovava in circolo con Renzo, Enzo Siciliano, con Dario Bellezza, parlando di cose da scrivere, da fare.
Chi scrive ha letto questo testo come una "fabula", dove tutta la verità diventa gioco, un gioco anche pericoloso. Pasolini muore perché ucciso da un ragazzo che non accetta la propria omosessualità, o per colpa di servizi deviati del governo o da ragazzotti di Ordine Nuovo? Ancora oggi, non siamo certi di nulla. Gli anni Settanta furono scioccanti, non solo perché era morto un poeta, ma perché tre anni dopo il presidente Moro fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Furono anni di un morto al giorno, i cosiddetti Anni di piombo, nome preso da un film di successo di Margarethe von Trotta.
Negli anni Ottanta c’era bisogna di fare una sosta da tutta quella violenza. Renzo, che stava con Marina, fece due bimbi maschietti e la felicità del privato prese il sopravvento. Dacia Maraini lasciò Moravia, che detestava restare solo, trovò una nuova moglie con Carmen Llera, una spagnola affascinante, che spesso era in viaggio, ma Moravia non sapeva dove era finita. Era molto giovane e bella e Moravia da single non ci sapeva stare, anche se era la "Nonna" per i suoi amici intellettuali. E Laura Betti? Ingrassò e molto, ma rimase sempre tra le carte e i documenti di Pasolini, a volte in combutta con Graziella Chiarcossi, cugina di Pier, che aveva fatto nottate a Via Eufrate, all’EUR, per aspettare il cugino e mettere il cuore in pace alla madre del poeta. Perché Madame Betti aveva bisogno di una mano, è indubbio. Renzo Paris dell’archivio di Pasolini ascolta due voci, quella di Walter Siti e quella di Emanuele Trevi, che hanno entrambi delle cose da dire sulla "pupattola bionda" che cessò di vivere in un inizio caldissimo di agosto nel 2004, a settantasette anni.
Un libro che Paris scrive con la stessa cadenza di sempre, il suo inimitabile stile, ma c’è un’urgenza di tempo, come se fossimo alla fine de La Recherche di Marcel Proust.
Madame Betti
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