Madonna col cappotto di pelliccia di Sabahattin Ali

Ankara 1930 Raif Effendi abbandona il suo lavoro e si reca a Berlino per studiare la produzione del sapone profumato, visto che la sua famiglia possiede alcuni oliveti e un saponificio. Durante il giorno passeggia per la città e visita i musei; la notte legge i classici della letteratura russa nella sua piccola stanza d’albergo. Un giorno Raif è folgorato da un dipinto di una giovane donna vestita con un cappotto di pelliccia. Raif è così affascinato dal dipinto che ogni giorno torna a contemplarlo e lo battezza Madonna col cappotto di pelliccia, perché gli ricorda la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto. Una sera ubriaco mentre vaga per la città incontra Maria Puder, una giovane donna identica a quella ritratta nel quadro. Maria cambierà la vita di Raif.

“Madonna col cappotto di pelliccia” (Fazi, 2018) di Sabahattin Ali è stato pubblicato nel 1943 passando del tutto inosservato. Dopo pochi mesi l’autore è stato ucciso dalla polizia turca mentre tentava di attraversare il confine per fuggire in Europa e non essere di nuovo arrestato per le sue prese di posizione contro l’ataturchismo. Ristampato nel 2013 diventa un caso letterario, in pochi mesi è il libro più venduto in Turchia e viene tradotto in molte lingue. In parte autobiografico “Madonna col cappotto di pelliccia” ha un doppio narrante: il giovane scrittore (in lui ritroviamo i tratti di Ali), che entra in confidenza con il protagonista tanto da leggerne il diario personale, e lo stesso protagonista Raif che, diventato ormai un semplice traduttore di lettere commerciali in tedesco, ingabbiato in una vita famigliare non sua, racconta appassionatamente il suo profondo amore per Maria.

Non è difficile comprendere perché Sabahattin Ali abbia scritto questo romanzo e perché abbia solo adesso ottenuto il successo dovuto: il giovane scrittore attraverso la creazione di Raif Effedi trasporta i suoi sogni in una Berlino, rifugio e speranza, per se e per i lettori della Turchia, consapevoli che lo spazio per la libera espressione sta diminuendo ogni giorno di più. Maria Puder è il simbolo della libertà, del coraggio, è una persona indipendente, l’esatto opposto di Raif, timido, riservato, emotivo. Maria è anche il simbolo di tutto quello che l’autore non era e non poteva essere: lui imprigionato, torturato, ucciso.
Sabahattin Ali, con melanconia e semplicità, ci racconta, attraverso la storia romantica tra Raif e Maria, quegli anni difficili quando tanti intellettuali, come lui, hanno combattuto una battaglia per la libertà di parola e sono stati torturati e/o uccisi. Romanzo profondamente emozionante e terribilmente attuale.