Malacqua
- Autore: Nicola Pugliese
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Tullio Pironti
- Anno di pubblicazione: 2013
Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario
"Ed attraverso il vetro della finestra grigi pensieri fumiganti ad inseguire il mare, Santa Lucia ristretta nelle spalle, le mani in tasca, ad ascoltare il silenzio del suo silenzio, le raffiche del vento che veniva, e queste foglie ritorte nella strada, dentro l’asfalto. Dalla strada solitudine graziosamente se ne discende al mare, con gozzi malandati, luci sfrangiate, e navi in lontananza, punta della Campanella, e Capri, la gran massa di Capri distesa a ricordare, estranea alla città come torre indecifrata, vicina sì, quanto vicina, e lontanissima, pure, con storie scolorite d’imperatori e donne, con cargo tremolanti dell’Oriente e dell’Africa, e granaglie, carichi di mais, ferro, sabbia dorata".
Si apre così Malacqua, il noto romanzo - forse il più bel libro su Napoli - che Nicola Pugliese scrisse nel 1976 e che a suo tempo fu pubblicato da Einaudi dopo il parere entusiasta di Italo Calvino. Il libro non si ristampa da allora. (Note di copertina)
C’è quel momento in cui, quando leggi che Pugliese è nato a Milano, ti chiedi: possibile?
E questo perché dalle pagine di Malacqua è senza dubbio Napoli e solo Napoli che viene fuori e solo un napoletano poteva farla parlare come parla la sua gente.
Il libro è ambientato a fine ottobre degli anni ’70 (ma grosso modo potrebbe anche essere ottobre dello scorso anno o di quello che deve ancora venire). A Napoli piove. Una pioggia forte e continua come non te l’aspetti, che dapprima pulisce le strade, lava via la polvere accumulata sui palazzi, sui semafori, sulle piante dopo una lunga estate e che però poi non decresce, continua a cadere e a cadere e a cadere ancora, come cadrà il palazzo di via Tasso, portandosi via un’intera famiglia o come le vite cadute nella voragine che si è aperta sotto i loro piedi in via Aniello Falcone.
Ma sotto quest’acqua che scende e porta via cose e persone non c’è solo da pensare ai morti, accadono anche cose strane, cui nessuno sa dare una spiegazione, come la bambola che grida da una fessura negli scranni dell’opposizione nella Sala dei Baroni, lì, al Maschio Angioino, grida che paralizzano chi si trova a passare da quelle parti e che insieme alle altre bambole ritrovate nei luoghi delle disgrazie alimentano brutti presagi, chiari indizi di un’altra grave calamità che la città dovrà fronteggiare.
Bisognerebbe andare ad abbracciare e ringraziare personalmente l’editore Tullio Pironti per aver ridato alle stampe questo romanzo dopo così tanti anni e aver ridato la possibilità a tutti di leggerlo o rileggerlo. Un romanzo in cui Napoli è protagonista ma non si vede, non perché sommersa dall’acqua ma perché Pugliese riesce a rendercela solo con il nome di una strada, la descrizione di un gesto, la trascrizione di un’espressione per vedere in carne ed ossa tutta Napoli: luoghi, abitudini, popolo, ò Vesuvio, l’aria, la stanchezza, la miseria e la nobiltà.
Chi conosce e ama Napoli, nonostante tutto, non può non riconoscere il fatto che attraverso Pugliese parla tutta la città.
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Mi è venuta voglia di comprarlo. Grazie. Finirò senza soldi, ma con tanti libri! Scelta originale.