Maledetta nobiltà
- Autore: Mario Gregu
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Chi non conosce la sua vita leggendaria può leggerla in “Nato all’inferno”, l’avvincente biografia pubblicata da Salani che può tener tranquillamente testa alle narrazioni che riguardano le vicende più rocambolesche. Mario Gregu, dal suo angolo di paradiso di Arzachena, in Costa Smeralda, quella che un tempo i vecchi chiamavano Monti di Mola e che nell’ultimo cinquantennio è cambiata più di qualsiasi altra località italiana, continua alacremente a lavorare per strappare all’oblio storie, parole e tradizioni. Sono rimaste per oltre mezzo secolo intrappolate lì, nei suoi taccuini in cui da ragazzo, mandato dal parroco in giro per gli stazzi di campagna a portare come un pellegrino la statua del santo patrono nella speranza di raccogliere qualche elemosina, le appuntò, direttamente uscite dalle labbra di qualche vecchio pastore.
Tradizioni passate di padre in figlio come le migliori saghe, dai poemi omerici ai cicli Bretone e Carolingio, e che sarebbero state forse destinate, nell’era del digitale, a sfumare nella nebbia della dimenticanza. Ma Mario Gregu non si dà per vinto e per la prima volta, una vita dedita al duro lavoro e alla famiglia, risistema quegli appunti e ne fa piccole perle preziose a stampa. Dopo “Amintore e Priscilla”, “Il conte maledetto”, “Il principe di Fiumara” e “Malasorte” ecco quindi “Maledetta nobiltà” che si differenzia dalle precedenti opere per la sua struttura di storie nella storia.
La cornice è semplice: il giovane Ghjuanni Spalisatu, per arricchirsi e trovare finalmente una ragazza disposta a sposarlo, va in cerca di un tesoro, “lu suiddatu”, uno di quelli sepolti dai pirati nelle zone costiere; invece, dopo un lungo vagabondare, si imbatte in un potente e pericoloso brigante e decide di catturarlo per riscuotere la taglia. Ma Ghjuanni comprenderà in breve che il brigante Bainghju è in realtà una vittima dei potenti, uno che è stato costretto alla macchia e per soldi si fa reo di colpe non commesse, per scagionare personaggi danarosi che così possono avere l’immunità. Il bandito racconta infatti al giovane, per farne un suo complice, i “fattacci” nei quali si è trovato coinvolto, ognuno dei quali si fa travolgente novella un po’ boccaccesca un po’ tragica, tante storie con una morale unica: l’apparenza spesso inganna.
Tradimenti, violenze carnali, vendette di sangue, fughe d’amore. Tutto si fa dramma nell’esposizione del brigante Bainghju Mandatagghju che ha saputo a suo modo sfruttare a suo vantaggio la condanna, l’ostracismo che la società gli ha gettato sul capo. Con quella spada di Damocle, l’uomo si è ritagliato un’esistenza reietta, sì, ma forse migliore di quella di tanti altri poveracci vittime dei soprusi e delle ribalderie dei nobili. Lui è riuscito ad arricchirsi e ad accumulare il denaro che gli permetterà una fuga nelle Americhe e l’inizio di una nuova, immacolata vita.
La prosa di “Maledetta nobiltà” è asciutta, ricca di termini galluresi, disseminata di località dai nomi evocativi, infiorata da usi e costumi di un mondo che non c’è più, una Sardegna che in pochi conoscono e di cui rimangono le tracce in qualche rudere di palazzo, in alcune chiese campestri e nelle millenarie rocce che, testimoni di quel che è stato, continuano a vegliare su una terra violentata e saccheggiata, come tutte le terre di costa, ma assolutamente incantevole e mozzafiato. E l’aedo Mario Gregu canta di quel che non c’è più e che, grazie a lui, continuerà a restare vivido nella memoria di chi vorrà leggere i suoi libri.
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