Mama Tandoori di Ernest van der Kwast

Avevo comprato Mama Tandoori in e-book diversi mesi fa, approfittando di un’offerta lampo su Amazon. Mi incuriosiva la trama, ma poi la lista di libri da leggere era lunga e questo non era in cima ad essa, quindi mi sono addirittura scordata di averlo acquistato… Fino a qualche giorno fa, quando a Più Libri Più Liberi, una copertina esposta allo stand di Isbn Edizioni ha catturato la mia attenzione: era proprio Mama Tandoori. Nonostante la copertina fosse così bella, non ho ricomprato il libro, ma non appena sono tornata a casa, mi sono affrettata a finire un romanzo di cui mi mancavano poche pagine, e ho iniziato subito il racconto di Ernest van der Kwast, che per la seconda volta mi era capitato sotto mano.

L’autore è olandese di origini indiane e nel romanzo narra in modo estremamente ironico la storia della sua famiglia, mettendo in risalto in particolar modo la figura di sua madre Veena.

“Cos’è questo odore?” chiedeva spesso mia madre a tavola.

“Mmm…” rispondeva mio padre. “Il pollo tandoori”.

“Questa è puzza di cadavere! Il tanfo dei morti rovina il mio cibo.”

Mio padre avvicinando il naso al piatto “Squisito!” esclamava, “pollo tandoori”.

“Sono le tue ascelle” gridava allora mia madre.

Veena arriva in Olanda con due valigie, sposa un uomo di cui non è innamorata e dal matrimonio nascono tre figli: Ashirwad, Johan e Ernest. È una moglie e una mamma decisamente sopra le righe, testarda, maniaca del risparmio, il cui modo di fare non può che suscitare risate dall’inizio alla fine del romanzo, nonostante spesso vengano trattate tematiche serie, come la disabilità mentale del primogenito.

Il ritratto di una famiglia piena di stranezze, ma sono le stesse stranezze tipiche delle famiglie di ognuno di noi e forse è proprio questo a provocare tanti sorrisi e risate, riportandoci indietro nel tempo, a quando anche noi eravamo rincorsi da una mamma che ci minacciava con un mattarello in mano… perché, come scrive l’autore,

“basta crescere un po’ e il mondo perde la sua magia”

ma grazie a questo racconto un po’ di magia viene ritrovata.