Marx in dieci parole
- Autore: Stefano Petrucciani
Ammesso (e non concesso) che l’idea di comunismo sia stata superata dalla storia, l’analisi marxiana sulle contraddizioni del capitalismo resta, ancora oggi, tra le più lucide e indicative per leggere e denunciare il presente. Se siete dell’idea che termini come “alienazione”, “reificazione”, “sfruttamento” e “materialismo storico” risultino retaggi obsoleti dell’otto-novecento, be’ ragazzi, siete messi male: tranne che non vantiate lignaggio o ambizioni oligarchiche, per come la penso, mediante l’ignavia state facendo il gioco (sporco) del Capitale. Mica soltanto la religione è “oppio dei popoli”. Lo sono anche i dissuasori occulti del pensiero oppositivo (social media, induzione ai falsi consumi, ecc.). A chi volesse farsi un’idea e – tra le righe - aprire gli occhi sull’argomento attraverso il succo pregnante dei pensieri di Marx, consiglio un saggio di Stefano Petrucciani (ordinario di Filosofia politica alla Sapienza di Roma), fra i più nitidi ed equidistanti che mi sia capitato di leggere di recente. Si intitola Marx in dieci parole (Carocci, 2021) e perviene al nucleo della teoria marxiana, attraverso i lemmi fondanti sui quali si poggia e si dispiega.
Il lavoro è di taglio oggettivo: senza eluderne i “limiti” (peraltro sparuti), il fatto che sottotraccia avvalori la duttilità e la modernità del pensiero di Marx ne restituisce la portata. La disamina dei concetti rintracciati dall’autore come fondamentali — alienazione, diritto, democrazia, libertà, rivoluzione, materialismo storico, feticismo, sfruttamento, capitalismo, comunismo — sgombra il campo da ogni inquadratura “passatista”, restituendo il filosofo sotto una luce altra, meno dogmatica di quanto certa vulgata la vorrebbe strumentalmente.
Dal tracciato speculativo di Stefano Petrucciani, Marx si staglia, al contrario, come un autore scevro da rigidità dialettica, e anche per ciò assumibile come riferimento per una comprensione critica dei nostri tempi. Per limitarmi a un esempio, e a una descrizione paradigmatica di questo libro. Alla voce “Capitalismo” (pagg. 147-148) si legge fra l’altro:
“Il punto fondamentale dal quale bisogna partire per comprendere il modo in cui Marx delinea la natura del modo di produrre capitalistico è che, a differenza di quando accadeva nelle forme tradizionali di economia, in quella capitalistica la produzione non è finalizzata alla soddisfazione di bisogni sociali già dati, mal al conseguimento di un profitto. Ciò significa che, al termine di ogni ciclo di produzione, il capitale deve essere reinvestito per conseguire successivamente un profitto ancora maggiore e così via all’infinito […]. Per dirla con le parole di Marx, il capitalista, come ‘fanatico della valorizzazione’ costringe ‘l’umanità a produrre per amore di produrre”.
Il discorso va avanti, ma già in questo passaggio possono intravvedersi i meccanismi teorici sui quali poggia anche l’attuale sistema produttivo. Con tutto ciò che ne consegue in termini di depauperamento e alienazione delle forze-lavoro.
Marx in dieci parole è quindi, in ultima e sommaria analisi, un saggio rivelatore di evidenze come questa. Si possono leggere e mandare a memoria anche a saltare. Consiglio, in particolar modo i capitoli dedicati a “alienazione”, “feticismo” e – se è ancora permesso scriverlo — “comunismo”.
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