Memorie di guerra aerea
- Autore: Francesco Baracca
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2023
Durante il Ventennio, tra le altre pubblicazioni storiche, nazionalistiche e polemiche, il giornalista, scrittore, editore Pietro Caporilli pubblicò in un volumetto le lettere di Francesco Baracca, soprattutto alla madre, gli appunti e i rapporti sulle missioni di volo. A cento anni dalla nascita dell’Arma aerea tricolore e a un’ottantina dalla prima di diverse edizioni, le milanesi Mursia hanno riproposto Memorie di guerra aerea, in un volume della collana “Testimonianze tra cronaca e storia 1914-1918 Prima guerra mondiale” (febbraio 2023, 202 pagine).
Un documento d’epoca unico, nitido, interessante sotto tanti aspetti, nel quale risalta tra l’altro il contrasto tra la franchezza asciutta del giovane ufficiale e la ridondanza retorica dei commenti che Caporilli ha voluto annotare in calce ai diversi contenuti dell’asso della nostra aviazione delle origini.
Francesco Baracca descrive con legittimo orgoglio i suoi successi, esprime sentimenti patriottici, manifesta la frenesia di entrare in azione fin dalla guerra di Libia. Non nasconde, peraltro, i limiti tecnici dei velivoli e i difetti degli strumenti di offesa, che gli impedirono a lungo di conseguire vittorie. Inceppamenti delle mitragliatrici montate a bordo dei suoi aerei da caccia (“due, tre colpi, poi si incanta”, scrive), gli sottrassero possibili abbattimenti diverse volte.
Entrato in azione nell’agosto 1915, conseguì il primo successo il 7 aprile 1916, in un duello sopra Medeuzza. Si era del resto ai primordi del volo di guerra e dopotutto del volo in assoluto, i fratelli Wright si erano levati per la prima volta soltanto nel 1903.
Quanto al curatore, Caporilli (Alatri 1901-Roma 1977) era un uomo del ventennio e di ideali dannunziani (legionario a Fiume nel primo dopoguerra).
Esprimeva i sentimenti che provava e che ovviamente risentivano dei tempi. Enfatica, quasi roboante la sua mistica del sacrificio dell’eroe, rispetto allo stile elegante ma piano degli scritti di Baracca.
Per un profilo del leggendario aviatore è il caso di rifarsi alla biografia proposta dal Museo Baracca. Francesco (Lugo 1888-Nervesa 1918), scelse la vita militare, entrando nell’Accademia di Modena dopo gli studi in Romagna e a Firenze. Uscito con i gradi di sottotenente, fu assegnato nel 1910 al prestigioso Reggimento di Cavalleria Piemonte Reale. Ebbe modo di distinguersi in diverse competizioni ippiche nella capitale. Nel 1912 entrò volontario nella neonata aviazione e venne inviato a seguire un corso di pilotaggio a Bétheny, nei pressi di Reims, conseguendo il brevetto di volo n. 1037. Quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria, tornò in Francia ad addestrarsi sui nuovi caccia Nieuport. Prima missione di guerra il 25 agosto 1915, ma in quei mesi gli scontri con i velivoli nemici erano rari e le armi spesso difettose.
Prima vittoria il 7 aprile 1916, anche la prima in assoluto dell’aviazione italiana: un ricognitore armato austriaco Brandenburg, l’equipaggio salvo, ma prigioniero. Baracca incontrò uno dei due aviatori nemici, rivolgendogli parole di conforto.
Ebbe sempre un rispetto cavalleresco per l’avversario sconfitto
offrendogli piccoli doni o depositando una corona di fiori sulla tomba.
Il diario si apre con il desiderio inappagato di andare a combattere in Libia, per acquisire alla patria la quarta sponda.
Il tenente dei Dragoni del Piemonte Reale resterà confinato nella noia del servizio di guarnigione a Rieti: sulle sabbie libiche combatterà un altro reparto montato.
Scriveva alla madre il 4 ottobre 1911: è svanita la speranza, per Tripoli partiranno i Lancieri di Firenze.
Noi purtroppo resteremo qui e non potremo far parte della bella spedizione. Ti dispiacerà forse che io desideri di andare in Africa, ma capirai che niente di più degno vi può essere per noi che prender parte a questo avvenimento che resterà nella Storia.
Il 15 giugno 1918, l’aviazione italiana è impegnata a sostenere lo sforzo estremo dell’esercito, che si oppone (e avrà successo) all’ultima violenta offensiva contro le linee del Grappa-Montello-Piave. Quel giorno stesso, Baracca coglie le ultime vittorie, abbattendo due ricognitori a Saletto e a San Biagio, lungo il fiume.
Caporilli descrive gli eventi drammatici del 19 seguente. A quattro giorni dall’avvio, la forte spinta austroungarica sta per essere ribaltata. La 91a Squadriglia è impegnata in voli continui per cacciare il nemico dai cieli e appoggiare la fanteria, mitragliando trinceramenti e postazioni di artiglieria avversarie.
Alle 18, l’asso degli assi e i suoi si alzano in volo per la quarta volta. Sul Montello:
s’abbassa a 150 metri”, rotea minaccioso sulle masse nemiche nelle boscaglie di Nervesa, “a un tratto s’impenna, rosseggia, avvampa, precipita come una meteora. Con uno schianto rapido si sfascia sul terreno del combattimento.
Da poche centinaia di metri, i fanti italiani vedono il rogo, ma non possono raggiungerlo, i nemici spazzano il terreno con le mitragliatrici. Solo cinque giorni dopo, i tenenti Ranza, Osnaghi e il giornalista Garinei raggiungono la Busa delle Rane. L’aereo è spezzato e bruciato, il corpo del pilota è accanto. La tessera e le carte nel portafoglio sono intatte, a conferma che gli austriaci non si sono avvicinati. Ancora al polso l’orologio vinto nel concorso ippico di Roma del 1911.
Secondo i curatori del museo virtuale, Francesco Baracca fu visto precipitare in fiamme sul Montello la sera del 19 giugno 1918.
L’equipaggio di un biposto austriaco sostenne di averlo abbattuto. Secondo fonti italiane venne colpito da un fante ignoto. Tuttora, le circostanze della fine del miglior pilota da caccia italiano del Primo conflitto mondiale sono ancora incerte.
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