Mente immortale. La scienza e la continuità della coscienza oltre il cervello
- Autore: Ervin Laszlo, Anthony Peake
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
La bellezza del creato è data dalla luce dell’intelligenza divina che lo guida e ordina; ogni uomo ne possiede una scintilla. Il saggio di Ervin Laszlo dal titolo Mente immortale. La scienza e la continuità della coscienza oltre il cervello scritto insieme a Anthony Peake (Edizioni Il punto d’incontro, pp. 192, traduzione di Fabrizio Andreella, 2016) avvalora questa tesi affascinante.
Laszlo, filosofo, scienziato, fisico ed esperto della teoria degli insiemi, nel marzo 2024 ha ricevuto da una giuria qualificata e prestigiosa (fra i membri anche il fisico informatico Federico Faggin) il “Premio Montale Fuori di Casa”, nella sezione “IN LIMINE”, a Bologna. La cerimonia si è tenuta nel palazzo della Regione.
In tale occasione ha dichiarato:
Ora cominciamo a capire l’importanza della coscienza.
Dovremmo riappropriarci della capacità di percepirci al di là dei sensi convenzionali, attraverso la danza delle vibrazioni che continuamente si dispiegano in noi.
Tutto è energia-coscienza.
Il libro esamina le ultime teorie della fisica, specie le superstringhe, inoltre offre un’ampia panoramica sulle esperienze di pre morte, ormai numerosissime in tutto il mondo, sugli stati neuronali durante alterazioni di coscienza, racconta casi di reincarnazione. Ciò induce a confermare quanto i mistici di ogni tempo hanno sempre dichiarato.
Veniamo a sapere che molti studiosi si sono dedicati a indagare il fenomeno NDE (Near death experience, esperienze di pre morte), fra i quali il più noto è Raymond Moody.
Nel passato anche l’astronomo Camille Frammarion si è occupato di ciò. I primi ricercatori sono stati i membri della “Physical Recherche” londinese; nel 1882 l’associazione pubblicò il primo resoconto di dati raccolti.
I dati hanno un alto riscontro statistico.
Laszlo e Peake sottolineano come le esigenze del cuore riguardo all’immortalità, espresse anche in letteratura, il cui esempio più poetico si trova nell’Amleto di Shakespeare (apparizione del fantasma del padre morto assassinato al giovane Amleto), oggi sono comprovate da medici che più di chiunque altro ne possono dare testimonianza.
"Nel 1959-60 il dottor Karlis Osis fece un’importante ricerca per la quale interrogò migliaia di professionisti in campo medico in tutti gli Stati Uniti sulle visioni dei loro pazienti sul letto di morte. Ricevette 640 risposte basate sull’osservazione di trentacinquemila pazienti in punto di morte. Il successo di quello studio aprì la strada ad altri che seguirono. Negli ultimi anni la ricercatrice Emily Williams Kelly ha dichiarato che il 41 per cento dei pazienti in fin di vita da lei studiati ha avuto delle visioni sul letto di morte."
Alle visioni seguono i resoconti di apparizioni, comunicazioni tra viventi e trapassati con messaggi verificati e dimostratisi veritieri.
Si tratta di studi considerati ancora “di frontiera”. Sono episodi ricorrenti da millenni, ma oggi la casistica può essere studiata con meticolosità. Un pioniere medico di studi nel settore è stata Elisabeth Kübless Ross, psichiatra, riconosciuta a livello mondiale dopo negazioni e purtroppo anche derisioni iniziali.
Mente immortale: La scienza e la continuità della coscienza, oltre il cervello
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