Messina dall’Unità al fascismo
- Autore: Antonio Cicala
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
"Messina dall’Unità al fascismo" (Il Grano, 2016) di Antonio Cicala ricostruisce minuziosamente quel gap storico delle vicende politiche messinesi che vanno dall’Unità d’Italia all’affermazione del fascismo. L’autore, studioso dei movimenti politici e storico contemporaneo, delinea la fisionomia della classe politica locale in età liberale, con i suoi protagonisti e le dinamiche interne alle diverse aggregazioni, offrendo una lettura complessiva dell’evoluzione della realtà cittadina tra l’Ottocento e il Novecento.
"Nel volume vengono evidenziati in particolare quei passaggi nodali che lungo più di un cinquantennio hanno contribuito a realizzare il profilo storico della città: il ruolo della Destra e della Sinistra storica, i Fasci, la contrapposizione tra blocco clerico-moderato e fronte democratico fulciano in età giolittiana, le drammatiche conseguenze del terremoto del 1908, sino ai mutamenti del primo dopoguerra e l’avvento del fascismo" (dalla quarta di copertina).
Com’è sottolineato nella prefazione di Michela D’Angelo, Antonio Cicala analizza la classe dirigente messinese, le sue scelte vitali, il suo ruolo sia nella dimensione locale che in quella nazionale, e i suoi trasformismi non solo nell’epoca del classico cioè il
"trasformismo di fine ’800, ma per molti aspetti anche nel corso di tutto il ’900 per arrivare, con le dovute differenziazioni, fino ai nostri giorni".
In un altalenante passaggio di potere tra moderati, conservatori e democratici le pagine più avvincenti sono quelle dedicate al movimento operaio messinese, alla nascita delle leghe di resistenza e al Partito Socialista che aiutarono e sostennero alcune riforme sociali e soprattutto la formazione di una coscienza di classe e di una coscienza politica. Appassionante la ricostruzione storico-politica della figura di Francesco Lo Sardo, promotore del Primo Fascio Operaio Nasitano, che fu classificato sovversivo a soli ventitré anni e destinato al domicilio coatto nelle isole Tremiti. Come spiega bene Antonio Cicala, l’intransigentismo di Lo Sardo, trae le sue origini nella formazione anarco-operaista, fu particolarmente sensibile alle motivazioni del sindacalismo rivoluzionario dei primi anni del secolo, e attento alle idee democratiche del Turati, in definitiva il suo impegno unitario non fu alieno da alcune posizioni "integraliste". Degna di particolare menzione è la risposta che egli dette al presidente del Tribunale Speciale durante le sue dichiarazioni finali, prima della sentenza di condanna che ne decretò la morte in carcere:
"A nome di tutto il gruppo degli imputati siciliani, dichiaro che noi siamo fieri di essere processati per la nostra attività comunista. Questo processo dimostra che i lavoratori del mezzogiorno non sono secondi a quelli del settentrione nella lotta contro il fascismo"
e insistendo il presidente perché concludesse:
"Almeno mi sia concesso di dire che sono orgoglioso di essere processato perché comunista, che sono orgoglioso di portare dinanzi a questo tribunale trenta anni di attività politica spesa al servizio dei lavoratori dell’Italia meridionale".
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