Mezzanotte in Messico di Alfredo Corchado

Un paese devastato dalla droga e dalla criminalità organizzata. Una terra caliente, ma inospitale a causa dei signori del narcotraffico. Questo lo scenario descritto in “Mezzanotte in Messico” e vissuto dal giornalista americano d’acquisizione Alfredo Corchado. Innamorato delle sue origini, egli, dapprima, a seguito delle numerose minacce ricevute, decise di trasferirsi in America per ricominciare. Ma il richiamo del sangue era troppo forte. Era nato e vissuto gran parte della propria vita, lì aveva riso e pianto, lì aveva conosciuto, innamorandosene perdutamente, Angela, collega altrettanto desiderosa di battersi per la propria terra.

Ed è proprio questo desiderio di giustizia che spinge il reporter messicano a muoversi tra la gente, ad indagare sulle false istituzioni fantasma e, soprattutto, a squarciare il velo di omertà attorno ai "signori" della morte. Nonostante le promesse fatte ai genitori, Alfredo Corchado non si ferma dinnanzi a niente, a costo della propria vita. le minacce si intensificano a causa dei numerosi reportage, soprattutto quello relativo agli omicidi delle donne a Ciudad Juarez. Ma non si arrende.

Ad un certo punto, però, il giornale gli consiglia di effettuare le proprie inchieste dall’ America. E il giornalista si lascia convincere. I Los Zetos, un cartello nato dalla scissione di un gruppo paramilitare del Golfo, lo incalzano. Non resta altro che sparire temporaneamente. Le elezioni politiche avvenute in Messico nel 2000 non hanno generato la svolta democratica tanto attesa: molti esponenti di spicco del Partito Rivoluzionario Istituzionale collusi con la criminalità organizzata, non hanno fatto altro che peggiorare le cose nel Paese. Per questo Corchado decide di tornare e di battersi per la propria terra. Anche a costo della vita.