Mi chiamo...
- Autore: Aldo Nove
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2013
Nel libro pubblicato dalla casa editrice Skira nel 2013, Aldo Nove tratteggia con scrittura impareggiabile la vita e la morte di una cantante che aveva la nomea di iettatrice in un mondo crudele e pieno di invidie: Mia Martini.
Una notte, forse l’ultima, quella del 1995. Una donna disperata muore in modo segreto dopo una vita bella e orribile. Sembra lei che si racconta a Aldo Nove:
"Mi chiamano “l’innominabile”. Hanno detto che il mio nome fa esplodere le lampadine.
Che una mia telefonata è sempre un cattivo presagio".
Della cantante nata a Bagnara Calabra ripercorriamo l’infanzia felice con tre sorelle e la predilezione per il padre, insegnante di latino. Da lui impara tutto, a leggere, a capire le cose del mondo e le canzoni come un’eco costante che lasciano la ragazzina trepidante, come di una che avrà successo ché ha una voce particolare, bellissima.
Il padre non è contento del futuro della figlia: essere una cantante è come fare la meretrice.
Ma il padre abbandona tutte le sue donne: lascia la moglie e quattro figlie. La famiglia Bertè si sfascia. La figlia più grande, Domenica, appunto è quella che soffre di più.
Raggiunge Milano con la madre, canta, tutti restano estasiati da questa voce graffiata e limpida insieme, unica. La famiglia viene dopo. Nasce una carriera:
"Innanzitutto il nome. Bisognava cambiarlo. Il nome è come il trucco. Ti rende migliore. Il nome lo dicono tutti e il mio meritava di essere detto di più. Doveva diventare famoso. Doveva essere caro a chiunque. Prima che decidessero di dimenticarlo. Di tenerlo nell’angolo perché non facesse male".
Arriva il nome, Mia Martini, e con il successo i pettegolezzi su amori, rivalità con altre cantanti. Una sera piove tanto che la Martini dice che il telone non reggerà e così fu e poi un incidente del suo gruppo. Se ne salvano solo due. Diventa l’innominabile, appunto, quella che porta cose nefaste. Riesce ad arrivare al suo ultimo Sanremo con "Almeno tu nell’universo", poi sempre meno, non riesce a fare serate, gli uomini, quelli dello spettacolo si toccano i gioielli di famiglia quando lei passa.
Forse beveva di nascosto, Mia, mentre la sorella, Loredana Berté, diventa sempre più famosa.
"Diventavo pian piano la leggenda di un dolore che il mio sguardo generava. Non sapevo più come comportarmi. All’inizio ci scherzavo sopra. Facevo la spavalda.Dicevo che non me ne fregava nulla, che era solo il
frutto delle maldicenze di gente cattiva, invidiosa. Era la verità ma non bastava.Mi guardavano con un misto di pietà e di paura. Tanta paura. Se mi incontravano per strada erano imbarazzati e non vedevano l’ora che
me ne andassi".
Aldo Nove ha scritto forse il suo migliore libro.
Mi chiamo...
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