Miami blues di Charles Willeford

Nell’America degli anni Ottanta del presidente Jimmy Carter, in una Miami definita la città del peccato, il sergente degli omicidi Hoke Moseley insieme al suo "corpulento compagno" sergente Henderson, giunge all’aeroporto della città: uno degli appartenenti alla setta degli Hare Krishnna è morto accidentalmente. Hoke è ormai quasi sempre depresso, burbero, con tanti chili in più, pochi denti e pochi soldi e vive, dopo il divorzio, nella sua storica abitazione, una stanza in un vecchio hotel.
Charles Willeford è stato uno dei più grandi scrittori di crime fiction americana, arrivato tardi alla scrittura. Miami blues (Feltrinelli, 2018, trad. E. Bussolo) è il primo volume di una quadrilogia, considerato un testo d’ispirazione da registi quali Quentin Tarantino, e il suo detective Hoke Moseley, un poliziotto fuori dagli schemi, quarantenne squattrinato che si toglie la dentiera negli interrogatori, è tra i più amati della letteratura americana.

Freddy Frenger Junior, ladro, omicida, schedato come psicopatico sociale, appena uscito di galera, è all’aeroporto di Miami; si aggira tra turisti e passeggeri derubandoli. Ha bisogno di carte di credito per rendersi credibile a un portiere di un hotel. Ventotto anni, occhi blu scuro, naso rotto, corporatura massiccia, ha un aspetto da vecchio con le rughe ai lati della bocca: la sua vita è stata dura.

"Stavolta ciò che voleva prima di farsi prendere, era un po’ di divertimento, godersi le cose che aveva desiderato durante i suoi tre anni a San Quentin."

In hotel sotto falso nome, dopo essersi rimesso a nuovo, tra la colazione e il barbiere, conosce Susan, una studentessa di economia che come secondo lavoro fa la squillo. Susan non è altro che la sorella di Marty, l’Hare Krishnna che chiedeva soldi all’aeroporto sulla cui morte indaga la polizia, e sembra che il destino abbia voluto farli incontrare. Ingenua con i suoi vent’anni, perde la testa per il bel tenebroso, ignara della sua vera identità e che abbia ucciso suo fratello. Il loro incontro darà inizio a una storia avventurosa e spericolata tra le strade calde di Miami, con lo sguardo soffermo e attento dell’autore alle vite dei personaggi e alle loro interiorità.

Dopo un’intensa giornata di indagini all’aeroporto e dichiarazioni di testimoni, Moseley rientra nel suo vecchio hotel, un edificio sul filo dell’abbattimento da almeno dieci anni. Un tetto sulla testa avuto gratis in cambio della presa in carico della sicurezza. I soldi sono per lui un vero problema: una parte dello stipendio va all’ex moglie e alle due figlie, e dopo l’assicurazione auto e i contributi, gli rimane molto poco. Quella sera anziché all’ottavo piano, nella sua stanza soffocante che puzzava di sporco, di rhum e tabacco, volle andare sul tetto. Una sigaretta da fumare e nel volgere gli occhi al tramonto roseo all’orizzonte, pensò a Susan e a quel suo strano fidanzato con il quale seguiva i corsi di studi; una coppia che lo aveva lasciato perplesso.

“Hoke era incuriosito da quella coppia bizzarra, soprattutto dal tipo, poteva scoprire qualcosa di interessante sul fidanzato. Se quei due erano studenti universitari di dottrine economiche, lui e Henderson avrebbero potuto benissimo iscriversi a un corso di laurea in Teologia."

Ancora delitti seguiranno nella calda e afosa città di Miami e Moseley, detective dal vero fiuto per i criminali, sarà alle calcagna di Susan e Freddy, a costo della sua vita. Miami blues è un poliziesco imperdibile per gli amanti del genere, dalla scrittura accattivante, con qualche guizzo di humor, e con il suo personaggio principale, Hoke, che goffamente arranca nella vita ma che riesce a farsi amare da noi lettori. Un noir estremamente realista, che affascina con i suoi personaggi dalla vita difficile, che fanno breccia tra le pagine del libro: dal freddo assassino, all’ingenua ragazza cresciuta senza madre, al nostro sergente devastato dal divorzio che gira tra le strade di Miami infiammate dalle bande criminali con la sua vecchia auto che puzza di vomito.