Migrante per sempre
- Autore: Chiara Ingrao
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2019
Cinquanta anni di storia italiana, dal 1956, quell’anno difficile in cui ci fu la rivolta in Ungheria, fino al 2006, così vicino e già lontano per via degli anni che si accavallano con furia, scompaginando equilibri, cambiando assetti socio-politici che sembravano acquisiti, sono al centro di questo romanzo.
Oggi il grande tema planetario sono le migrazioni di popoli in cerca di migliori destini e proprio da questa urgenza universale parte la lunga narrazione, divisa in tre parti, che Chiara Ingrao ha costruito su una storia vera, quella che le ha raccontato A, che nel romanzo “Migrante per sempre” diverrà Lina.
Un personaggio femminile indimenticabile, per il suo coraggio che le viene da una generazione di donne siciliane dure come rocce: la Nanna, la mamà, capaci di educarla alla dignità, al culto del lavoro, all’importanza dell’istruzione e della politica, dell’impegno nella comunità. Tutte cose che ha la piccola Lina, cresciuta in una poverissima famiglia in un borgo siciliano arcaico, da cui i genitori fuggono per emigrare in Germania, in cerca di lavoro e promozione sociale. Il padre raggiunge la Francia da clandestino nel ’56 per poi passare in Germania; verrà raggiunto dalla moglie, che lascia i suoi cinque figli, tre femmine e due maschi, ai suoi genitori. La bracciante raccoglitrice di pistacchi, la Nanna instancabile che profuma di zagara, fa crescere i cinque nipoti dando loro un ruvido affetto ed una rassicurante presenza, tanto che il piccolo Pippuzzu, che quasi non conosce sua madre, alzerà il suo grido disperato cercando la nonna, “Vogliu a me matri!”, una sorta di leit motiv che tornerà nel libro a simboleggiare la disperazione dell’abbandono, il trauma delle madri costrette ad abbandonare i propri figli in cerca di fortuna in paesi lontani ed ostili.
La prima parte del libro, Sicilia, copre gli anni dal 1962 al ’69: siamo soliti descriverli come quelli del boom, ma non li vivono così Lina e i suoi fratelli, relegati in una società povera, dove si parla un dialetto strettissimo, pieno di zeta e di u, di apostrofi e di contrazioni, dal quale la adolescente Lina, bravissima a scuola grazie all’incoraggiamento della professoressa di lettere, evade imparando poesie, coniugando verbi, usando un lessico italiano corretto. Il Juke- box nel bar del paese, Caterina Caselli e il messaggio della sua celebre “Nessuno mi può giudicare”, la vincita di una borsa di studio per iscriversi al liceo, sono frustrati dall’imperioso ordine della madre: lei e le sue sorelle andranno in Germania, per consentire ai due maschi di studiare per costruirsi un futuro migliore. E andrà proprio così, Lina e le due sorelle andranno a lavorare in fabbrica in una città tedesca dove gli immigrati, italiani, spagnoli, turchi, greci sono trattati malissimo, dove la fabbrica con le sue regole somiglia da vicino al lager, dove la sorvegliante è una sorta di Kapò. Lì ci sarà il primo episodio simbolico della ribellione di Lina, che si guadagnerà l’attenzione delle altre operarie e non solo più il loro indifferente disprezzo.
Nei lunghi anni in Germania la ragazza diventa donna, si innamora di Piero, un seminarista incerto sulla sua vocazione, frequenterà un sindacato cattolico, farà esperienze diverse dopo essersi allontanata dal condizionante pregiudizio familiare, infine sposerà Piero.
Nella terza parte del libro, quello del rientro in Italia, a partire dal 1984, vediamo Lina alle prese con la mancanza di denaro, i prezzi proibitivi degli alloggi che costringono la famiglia, sono nati due figli, a scegliere un paese desolato sul litorale romano. Lina si sente isolata, il marito sempre lontano in cerca di lavori e opportunità, priva di amicizie e di stimoli. L’incontro con una immigrata cilena, Rosario/Rosa, le aprirà prospettive nuove. Il trasferimento a Roma, il tentativo di lavorare come domestica in ricche case borghesi, le svelerà una volta di più la segregazione sociale a cui sembra impossibile ribellarsi. Ma Lina è coraggiosa, dignitosa, decisa e con quella forza che ha sempre avuto, sin da bambina, riuscirà a farsi rispettare, a ricomporre il rapporto difficile con il marito, a costruirsi una professionalità nel mondo durissimo dell’assistenza ai disabili, vincendo l’ostilità dei suoi stessi collaboratori. La storia di questa donna che Chiara Ingrao ci descrive nei passaggi fondamentali della sua vita di bambina, ragazza, donna, madre, moglie, operaia, sindacalista, operatrice sociale, lettrice, sognatrice, amica fedele, appare emblematica di un percorso di crescita.
Proprio l’amicizia con Rosa, l’immigrata sudamericana con cui stringe un rapporto profondo, le darà il coraggio di presentare agli altri la sua personalità di combattente; le parole di Rosa, un’antropologa, saranno lo stimolo sociale, culturale, politico, per riprendere in mano la propria vita difficile:
Voglio accettarmi per quella che sono, voglio esserne fiera. Non sono gli altri a trattarmi da straniera: sono io, che ho attraversato troppi luoghi e troppe tribù, per poter scegliere di appartenere a una sola. Non ho bisogno di loro, non più: sono straniera e sono libera, sono una figlia del mondo. Sono una migrante, Lina, e lo sei anche tu, che ti piaccia o no. Chi è stata migrante resta migrante per sempre.
Ho colto in queste parole il senso profondo di questo libro, denso di significati, ricco di spunti di riflessione sulla storia italiana ed europea, sui passi avanti fatti e sui tanti ancora da fare, sul cammino inarrestabile che i migranti continuano a compiere, da un paese all’altro, attraverso continenti, scavalcando frontiere e muri, varcando mari ed oceani, alla ricerca di una ipotetica speranza di miglioramento, come è nella natura di uomini e donne di tutti i tempi. Raccontando una storia che attraversa il secolo scorso, Chiara Ingrao ci fa incontrare con tutte le contraddizioni, gli errori, gli insuccessi, ma anche le tante conquiste che il nostro paese ha saputo compiere: attraverso il racconto della vita di Lina ci confrontiamo con la trasformazione della società italiana, l’evoluzione della condizione femminile, il superamento di quella emigrazione disperata a cui milioni di nostri concittadini si sottoposero, in Germania, in Francia, in Belgio, e facendo memoria del passato ci mette di fronte al nostro presente, pieno di nuove schiavitù a cui troppo spesso sottoponiamo i migranti disperati del nostro tempo. Il ritorno al paese d’origine, per seppellire i morti, per rivivere i momenti di libertà dell’infanzia, per ritrovare le proprie radici, conclude questo romanzo in cui si alternano pagine più strettamente letterarie, liriche e affettuose,
Un’albera madre che piange resina a fiotti, quando le strappano i figli
Con altre nelle quali si mostra con rigore e realismo una larga parte d’Italia povera, analfabeta, arretrata, deprivata di opportunità, costretta dal bisogno a scelte dolorose. Un lavoro importante, quello di Chiara Ingrao, utile per la memoria, necessario per l’indifferenza e l’ignoranza che sta segnando una larga parte della società italiana.
Migrante per sempre
Amazon.it: 12,69 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Migrante per sempre
Lascia il tuo commento