Mille vite, la mia
- Autore: Jean-Paul Belmondo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2017
La faccia sorniona e sorridente, sigaretta in bocca, sguardo cupo, ecco la foto sulla copertina di “Mille vite, la mia”, questa autobiografia del grande divo francese Jean-Paul Belmondo.
Nato nel 1933, l’attore ha vissuto con intensità e forte presenza la scena teatrale e cinematografica francese e non solo sin dal primo grande successo, quello ottenuto nel film di Jean-Luc Godard nel 1959, Fino all’ultimo respiro, interpretato insieme a Jean Seberg, successo finalmente ottenuto dopo anni di gavetta, di tentativi, di frustrazioni.
L’attore si racconta in modo sorprendente in questo bel libro, sincero, accattivante, pieno di avventure, bravate, proverbiali bevute, scherzi, acrobazie, amori folli, risse, amicizie, raccontati e vissuti insieme ai nomi più celebri del cinema francese che qui ricorrono formando un affresco che include film leggeri, commedie, film d’arte, interpretati da attori grandi e da registi grandissimi.
Jean-Luc Godard viene così descritto:
“Tutto, in lui, mi indispone. Per cominciare, parla senza mai togliersi gli occhiali da sole, cosa che mi sembra poco educata e anche sospetta. Come faccio a capire che persona è se non mi fa vedere gli occhi?”
Un rapporto che inizia così, diventa poi una collaborazione virtuosa che ha dato al cinema prodotti eccellenti, a cominciare dallo stesso film che esce nel 1960 a Parigi, commentando il quale Jean Cocteau dirà, parlando del giovane Belmondo:
“Quel giovanotto, di cui non voglio neanche sapere il nome, è una spanna sopra tutti gli altri”.
Sulla quarta di copertina del volume che Donzelli ha appena pubblicato, la foto in bianco e nero del ventisettenne Belmondo, di profilo in controluce, mani in tasca e cappello, sullo sfondo le torri di Notre Dame, a sinistra la mitica Due Cavalli della Citroen, raccontano in modo sintetico cosa rappresentò la Nouvelle Vague per il cinema mondiale.
Jean-Paul Belmondo nel libro parte però dalla sua infanzia, serena, grazie alla serietà affettuosa della madre, all’indulgenza del padre scultore e ad una grande libertà vissuta in famiglia. Pessima condotta scolastica, discontinuità, voglia di divertirsi lo porteranno a frequentare parecchie scuole, fino all’agognata ammissione al Conservatorio d’arte drammatica parigino. Poi tanto cinema, varie avventure italiane, lavorerà ne La viaccia di Bolognini con Claudia Cardinale e ne La Ciociara di De Sica con Sofia Loren, le più belle attrici saranno sue partner, una grave rivalità con Alain Delon si chiarirà solo dopo molto tempo; tenterà anche un’avventura americana ad Hollywood, poco soddisfacente, malgrado lì avesse incontrato i più importanti nomi dello spettacolo statunitense, Dean Martin, Sammy Davies, Frank Sinatra. Dopo il matrimonio finito con Elodie, madre dei suoi figli, avrà compagne bellissime: la gelosissima Ursula Andress, la sfortunata Laura Antonelli, tra le più amate.
Il libro è una miniera fitta di aneddoti, nomi, ricostruzioni storiche, avventure strampalate, successi, viaggi, set cinematografici, backstage teatrali: in tempi recenti, dopo successi internazionali di film come Borsalino, L’Uomo di Rio, L’uomo di Hong Kong, dopo aver lavorato con registi come Louis Malle, Truffaut, Melville, Resnais, dopo aver ottenuto elogi dalla celebre rivista Cahiers du cinéma e aver sbancato per anni i botteghini, Jean-Paul Belmondo accetta di tornare in teatro. In crisi di panico prima del debutto affronterà la parte di Kean, il mitico personaggio dell’attore che muore in scena nei panni dell’Otello shakespeariano, nel 1987. Sarà un successo, ben trecento repliche che lo convinceranno ad accettare di indossare anche
i panni di Cyrano de Bergerac, al teatro Marigny, replicando il successo decretato da un pubblico entusiasta.
Ora Jean-Paul Belmondo ha ottantatre anni, ha avuto un lutto terribile, la morte della sua primogenita, gravi problemi si salute, ma è circondato da una tribù di figli e nipoti, da una fama straordinaria, da un grande amore per il suo ma anche per il nostro paese, nel quale è tornato nel 2016, per ricevere il Leone d’Oro alla carriera, al Festival di Venezia. Le parole che concludono il libro,
“Non scrivete la parola fine”
vanno insieme a quelle con le quali l’attore conclude la sua introduzione,
“Grazie, allora, e a presto. Ciao!”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mille vite, la mia
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