Morire per l’Europa. Storie di lotta e di libertà
- Autore: Antonio Tedesco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Cinque italiani libertari e antifascisti, che tra le due guerre hanno sognato un’Europa unita, quando ancora le Nazioni del vecchio continente si scontravano con armi sempre più distruttive, divise da contrasti all’apparenza insanabili.
Marcello Pasquale, Mario Pistocchi, Libero Battistelli, Giorgio Braccialarghe, Eugenio Colorni: sono i protagonisti sconosciuti o dimenticati fatti rivivere da Antonio Tedesco nel saggio Morire per l’Europa. Storie di lotta e di libertà, Arcadia Edizioni (Roma, giugno 2024, collana Storica, 298 pagine), casa editrice del sindacato Nazionale Uil.
Una pubblicazione realizzata con il contributo della Regione Lazio, in collaborazione con la Fondazione Pietro Nenni, di cui Tedesco è direttore scientifico.
Nato a San Giovanni Rotondo nel 1982, dottorando in studi storici nell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, studia il federalismo e il socialismo italiano ed è autore di numerosi volumi e articoli su riviste scientifiche.
Indispensabile tenere conto di quanto lo stesso curatore sottolinea nella premessa. Il libro nasce dall’idea di approfondire, attraverso nuove fonti archivistiche, l’impegno di alcuni protagonisti della lotta antifascista e federalista, cogliendo ulteriori spunti di riflessione sull’argomento che negli ultimi anni ha suscitato interesse tra molti studiosi.
Sono inaspettatamente tanti gli uomini e le donne che hanno lottato, non solo per liberare l’Europa dalle dittature ma per associarne gli Stati in un’unione continentale, ponendo fine ai nazionalismi, agli imperialismi e ai conflitti. Il sogno dell’unificazione europea era particolarmente vivo tra gli intellettuali progressisti e antifascisti, da una guerra mondiale all’altra.
La scelta dei cinque protagonisti è stata fatta tenendo conto di due aspetti principali. Innanzitutto, si tratta di figure poco esplorate dagli storici, a eccezione di Colorni. Inoltre, pur mostrando sensibilità diverse e seguendo percorsi politici distinti, sono accomunati da una chiaro aspirazione europeista in senso federalista (anche Pistocchi, che poi “tradirà” la causa). Uomini fortemente motivati, legati alla tradizione risorgimentale e capaci di portare il progetto utopistico dell’unità europea sul terreno concreto della lotta politica, fino al sacrificio e alla morte. Due caddero combattendo: Battistelli in Spagna, nel 1937 e Colorni a Roma, nel 1944.
Nella prefazione, lo storico Maurizio Ridolfi (Università di Viterbo) coglie nella trama narrativa ricca di suggestioni che sorregge il volume:
“L’emergere di pulsioni e di pratiche europeiste, fino alla confluenza in progetti ideali più definiti e programmatici, in primo luogo la stesura del Manifesto di Ventotene”.
Antonio Tedesco evidenzia il legame “intrinseco” tra l’antifascismo e il nascente federalismo europeo negli anni Trenta, il tessuto connettivo tra culture politiche diverse (anarchiche e repubblicane, gielliste e socialiste).
Rileva una sorta di biografia collettiva, nel segno tanto dell’antifascismo quanto di un’utopia europeista che finisce per calarsi nella pratica della militanza, politica e intellettuale insieme.
Può sorprendere, fa notare l’autore pugliese, che istanze europeiste si manifestassero anche tra i militari, mentre il regime fascista consolidava il più largo consenso con la vittoria in Etiopia. Nel 1938, il capitano del Genio Marcello Pasquale venne condotto davanti al Tribunale speciale, in Libia, a Tripoli, con una quindicina di soldati e ufficiali. L’accusa (che costò la condanna per attività antinazionale) era di avere promosso un’associazione sovversiva con scopi antimilitaristi, antifascisti e di chiara impronta europeista. Calabrese, nato nel 1896, ingegnere e ufficiale transitato dal complemento, era passato dall’iniziale fede mazziniana al cattolicesimo popolare e approdato a un esplicito antifascismo europeista.
Mario Pistocchi, almeno dal 1941 registrato tra i collaborazionisti di regime, ha offerto all’inizio degli anni Trenta un contributo significativo allo sviluppo del dibattito federalista e per l’unificazione europea. Mazziniano e repubblicano dalla gioventù, era emigrato nel 1924 a Parigi, assumendo ruoli importanti dal 1927 nella Concentrazione antifascista e negli organismi democratici dell’esilio politico. Alla fine del 1930, fu tra i promotori della Federazione fra i comitati italiani all’estero per la Società delle Nazioni. Obiettivo: favorire legami tra gli Stati d’Europa.
Raccolse la sfida federalista un altro antifascista repubblicano, Luigi Battistelli (Libero). Bolognese, costretto a emigrare in Brasile nel 1927, prolifico ed efficace pubblicista aderì al movimento Giustizia e Libertà. La guerra civile contro il franchismo lo richiamò a combattere in Spagna, dove perse la vita, convinto che la lotta al fascismo, un domani anche in Italia, sarebbe stata decisiva nella costruzione di un’Europa federata.
Anche Giorgio Braccialarghe, transitato dall’anarchismo all’anticomunismo e al federalismo, da Buenos Aires in Argentina dov’era emigrato, accorse in Spagna nella legione garibaldina dei fuoriusciti e antifascisti italiani. Arrestato in Francia e consegnato alle autorità fasciste, venne condannato nel 1941 al confino a Ventotene, dove con Spinelli, Rossi, Colorni condivise le discussioni sulla crisi degli Stati nazionali e il progetto di una nuova Europa federalista. Fu poi attivo nella Resistenza romana, organizzatore delle squadre di azione repubblicane.
Con lui, Eugenio Colorni, di famiglia ebraica milanese e brillante intellettuale socialista (nato nel 1909). A Ventotene, il suo dottrinarismo filosofico incontrò l’empirismo di Ernesto Rossi e il realismo politico di Spinelli: la fusione dei fattori ideali pose le fondamenta del Movimento Federalista Europeo.
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