Morte di una sirena
- Autore: Thomas Rydahl e A.J. Kazinski
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2020
Morte di una sirena (Neri Pozza, 2020, titolo originale En havfrues død, traduzione dal danese di Eva Kampmann), redatto da uno dei più noti scrittori danesi, Thomas Rydahl, e da A.J. Kazinski, pseudonimo di Anders Rønnow Klarlund, autore, regista e sceneggiatore danese, e di Jacob Weinreich, scrittore danese. Il romanzo vede come protagonista, nell’insolita veste di investigatore dilettante, Hans Christian Andersen (Odense, 2 aprile 1805 – Copenaghen, 4 agosto 1875), celebre scrittore e poeta danese, famoso soprattutto per le sue fiabe.
“Non è un uomo normale. Un uomo normale le strapperebbe i vestiti di dosso”.
Copenaghen, Settembre 1834. Anna è una prostituta che ha una figlia di sei anni, Piccola Marie, alla quale bada la zia Molly, che vende il proprio corpo a clienti spesso ubriachi e brutali. Ma questo cliente è diverso dagli altri, “non è normale”, infatti non si è mai spogliato davanti ad Anna. Non è ricco, ma nemmeno povero, forse è uno studente, una specie di scrittore, le è giunta voce, anche se parla poco. Conosce solo il suo cognome: Andersen. Anche questa stasera l’uomo è insolitamente ben vestito e profumato. Inoltre dall’ultima volta si è fatto crescere i baffi, che gli danno un’aria più virile. Si è seduto sulla panca addossata alla parete e ha tirato fuori le sue forbici e la carta colorata. Questo strano cliente non vuole altro: solo contemplare Anna e realizzare un ritaglio che le somigli. Poco dopo che Andersen è andato via, alla porta di Anna bussa una donna bellissima, che fa ad Anna una richiesta alla quale lei si oppone. È l’inizio della fine per la giovane prostituta.
“In quello stesso istante risuona la voce del guardiano notturno. Sono le undici e tutto è tranquillo”.
Il corpo della madre di Piccola Marie viene ritrovato nel canale, dove si raccolgono tutti i rifiuti di Copenaghen: un corpo bellissimo con gli occhi chiusi, con i capelli che, come quelli di una sirena, scintillano di conchiglie. È logico che l’assassino non possa che essere stato “l’uomo dei ritagli” e il povero aspirante scrittore Andersen ha solo tre giorni per scovare il colpevole che dimostri la sua innocenza.
“Pochi conoscono il suo corpo come lui, che lo ha riprodotto nella carta”.
In una Copenaghen perfettamente ricostruita, gli autori ambientano un riuscito e avvincente thriller storico, che vede protagonista il più amato scrittore di fiabe al mondo, tra le quali La sirenetta, La regina delle nevi, La piccola fiammiferaia, Il brutto anatroccolo, La principessa sul pisello e I vestiti nuovi dell’imperatore.
Andersen, personaggio misterioso e controverso, nato nei quartieri poveri della città di Odense, nell’isola di Fiona, figlio di un venditore ambulante di calzini che fabbricava scarpe e di una lavandaia, per tutta la sua vita adulta tenne un diario di quasi ogni giorno dal 1825 fino alla morte, avvenuta nel 1875. C’è soltanto un vuoto di un anno e mezzo, quando, nell’estate del 1834, rientrò dall’Italia povero in canna, nel quale periodo le sue annotazioni cessano di colpo. Nessuno sa perché.
Questo romanzo inizia nel punto in cui il diario di Andersen si interrompe. E qui entra in gioco la fervida immaginazione degli autori, che in un’atmosfera dickensiana si divertono a tessere una storia dai contorni dark, che coinvolge il lettore che conosce a memoria le favole di Andersen, vedi La sirenetta, fin dalle prime pagine del testo.
“Hans Christian svolta l’angolo di piazza Vecchia. Molly è davanti al palazzo di Giustizia. Ha l’aria impaziente, i capelli sembrano un lavoro a maglia ingarbugliato. Tiene per mano una bambina con i vestiti sudici e le scarpe troppo grandi”.
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Commento sperando di aver tenuto la dovuta attenzione ai criteri di correttezza, ma con un libro come Morte di una sirena è un pò difficile.
E’ semplicemente brutto, si avvale di idee prese prese in prestito, di piccole trappole per lettori voyeur e di pornografia buttata qua e là. Certo il tema della diversità meriterebbe di meglio!