La morte sospesa
- Autore: Joe Simpson
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2022
Quest’opera racconta una sfida che ha il sapore del primato: il Siula Grande è infatti tra i rilievi più elevati e impervi della cordigliera andina. La parete ovest, inviolata prima di allora, è teatro dell’audace spedizione dei suoi protagonisti, Joe e Simon, che culmina a oltre 6000 metri di altitudine. Il versante da scalare si presenta non solo ripidissimo, ma anche terribilmente inospitale, con temperature molto rigide, rischio costante di slavine, frequenti bufere, spaventosi crepacci.
La morte sospesa (Corbaccio, 2022, trad. di Paola Mazzarelli) inizia alla vigilia della missione, a cui segue la fase della scalata fino alla vetta, con tutte le sue difficoltà tecniche e psicologiche. Passate le prime 60-70 pagine, arriva la parte più appassionante: la discesa. Da questo momento in avanti, il ritmo prende il volo, trascinando il lettore in un vortice di episodi mozzafiato. La tensione arriva alle stelle quando i fatti prendono una piega più che mai inaspettata e angosciante.
Da sempre la letteratura dimostra, come del resto anche il cinema, uno spiccato interesse nei confronti di storie (spesso realmente accadute, come in questo caso) ad alta tensione.
Del resto, l’uomo è intrinsecamente affascinato dal pericolo: un po’ per esorcizzare la paura, un po’ perché questo sentimento ha un lato oscuro e inafferrabile. Se l’ignoto, da una parte, invita alla fuga, dall’altra ha l’innegabile potere di attrarre come una calamita. C’è chi, tuttavia, non si limita a osservare situazioni estreme dall’esterno, ma sente l’urgente necessità di viverle in prima persona: è il caso di Joe e Simon. Per loro l’adrenalina, il bisogno di avventura e il piacere della scoperta fanno intimamente parte del loro essere: sentono infatti di doversi spingere oltre il limite, arrivando addirittura a rischiare la vita. Un’esigenza viscerale che li accomuna a personaggi sia storici che mitologici.
L’altra protagonista indiscussa è la montagna, la cui maestosa e aspra bellezza viene messa in risalto varie volte nel corso del libro, con suggestivi cenni paesaggistici. Ciò che emerge è inoltre la doppia faccia degli scenari naturali: se da una parte rappresentano una incantevole e armoniosa fonte di emozione, dall’altra possono nascondere terribili (e talvolta fatali) insidie.
Questa antitesi, sebbene in un contesto diverso, rimanda a un noto concetto di leopardiana memoria: nei confronti dell’uomo la natura sa essere madre dolce e amorevole, ma anche matrigna indifferente o addirittura spietata.
Questo diario di viaggio, accompagnato da una raccolta di foto, si svolge principalmente attraverso gli occhi di Joe Simpson, colui che racconta la storia. In alcuni momenti cruciali di particolare drammaticità, tuttavia, cambia la focalizzazione e ci si trova catapultati nei pensieri di Simon.
La narrazione in prima persona e l’alternanza dei punti di vista sono elementi che vivacizzano il racconto, permettendo al lettore di calarsi ancor più nella vicenda.
Gli stati d’animo dei due uomini vengono espressi con grande intensità: attimi di speranza, euforia e beata contemplazione dei paesaggi che, spesso in maniera improvvisa, precipitano in uno straziante groviglio di fatica fisica e mentale, cupa rassegnazione e, in varie occasioni, puro terrore.
Nel corso della spedizione, anche il rapporto tra i due alpinisti viene messo a dura prova: la loro amicizia e complicità viene qualche volta offuscata dalla diffidenza e dall’egoismo che possono emergere in situazioni di emergenza estrema. Qui, spesso, è l’istinto di sopravvivenza a prevalere, mettendo a tacere, almeno lì per lì, ogni di remora di ordine morale.
Ciò non toglie che si debba fare i conti, in seguito, con la propria coscienza.
Più che agli appassionati di montagna, quest’opera è rivolta a chi desidera immergersi in una storia vera (che tra l’altro, nel 2003, ha ispirato l’omonimo film) dove le forze vengono portate al limite e il brivido dell’imprevisto non molla mai la presa. Un crescendo da incubo che rende difficile sospendere la lettura.
La morte sospesa
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