Nel centenario della morte di Franz Kafka proviamo a spiegarvi le ragioni per cui è importante leggere l’autore boemo che ha dato vita a un personalissimo immaginario, tanto da dare origine all’aggettivo kafkiano. Perché è importante leggere Kafka? L’eternità delle plurime metamorfosi kafkiane è data da una scrittura che riesce a cogliere il cuore pulsante della contemporaneità, ovvero un’angoscia esistenziale che è la quintessenza della vita moderna.
Con il suo surrealismo imbevuto di “arido vero”, Franz Kafka ha dato forma alla realtà contemporanea nel suo doppio volto di prigione e labirinto, tramutando l’incomprensibile in stupore. Il suo capolavoro, La Metamorfosi, è la chiave di lettura di un senso di inadeguatezza che oggi, nella società narcisistica dei social sta raggiungendo il parossismo.
Nella metamorfosi kafkiana dell’uomo in scarafaggio - incubo terrificante, quanto chiarificatore dell’inconscio - è racchiusa la parodia del nostro desiderio di grandezza: l’uomo che si ritrova schiacciato dalle proprie stesse aspettative, rimpicciolito dalla propria smisurata smania di grandezza.
Nell’animalità si rivela l’essenza, in verità primitiva, dell’uomo moderno; ed ecco che con il suo surrealismo allucinato - e allucinatorio - la scrittura di Kafka si rende portavoce di una rivelazione tanto disturbante quanto ineludibile.
Scopriamo tutto ciò che hanno da dirci oggi i libri di Franz Kafka.
1. La “Metamorfosi” è la chiave di lettura del presente
La metamorfosi è un concetto antico come il mondo; già Ovidio la narrava come passaggio da un caos indistinto a una parvenza di realtà, rappresentando di fatto il mutamento alla stregua di punto di origine incessante di tutte le cose. Il corpo è mutamento costante, così come il mondo è eterno divenire. Kafka compie un passo ulteriore, facendo della Metamorfosi la metafora di un’epoca incerta, irrisolta in sé stessa: trasformando Gregor Samsa, il suo protagonista, in un insetto, toglie alla metamorfosi il suo valore salvifico, migliorativo e la riduce a un’immagine di puro orrore. Nel personaggio kafkiano troviamo un anti-eroe, il principio della figura dell’Inetto che avrebbe contraddistinto il Novecento facendosi specchio dell’uomo moderno. L’umanità non è più vista in ottica evolutiva o migliorativa, ma nella sua regressione animale. Era necessaria la crisi del Secolo breve, l’incubo dell’atomica, per giungere a questa nuova visione in cui la letteratura si fa riflesso di una crisi dell’umano. L’uomo ha smarrito il senso del suo tempo, il significato del vivere, ed è questa angoscia ciò che lo scrittore traduce nell’immagine impietosa dello scarafaggio.
2. L’alienazione del contemporaneo
Un altro concetto chiave in Kafka è l’alienazione, il termine coniato da Karl Marx per esprimere la tendenza - nata con il Capitalismo - dell’umano di estraniarsi da sé stesso, dalle proprie azioni. Nel continuo ciclo produttivo del lavoro l’uomo smarrisce la propria identità:
Era un’esperienza che Kafka aveva vissuto in prima persona: per lungo tempo aveva scritto di notte, mentre di giorno lavorava come impiegato e assicuratore, sentendosi diviso tra aspirazioni e realtà, scollato dalle proprie azioni. Nella sua scrittura, nelle trame estranianti dei suoi romanzi, ritroviamo quest’angoscia: tutti i personaggi di Kafka sperimentano un senso di alienazione dal reale, questa è la “situazione kafkiana” per eccellenza. Pensiamo anche alla trama de Il Processo dove il protagonista è uno scrupoloso impiegato di banca, di trent’anni, che si ritrova in arresto in seguito a una calunnia e viene, in seguito, processato da un tribunale che lo inchioda a una colpa non commessa rendendo vani i suoi tentativi di autodifesa. Sebbene la morale del libro sia la critica all’idea corrente di giustizia, ciò che, ancora una volta, Franz Kafka sta mettendo in scena è la tragedia dell’uomo moderno, ovvero l’alienazione.
3. Il difficile rapporto genitori-figli
Un altro nodo sempre presente nei libri di Kafka è il difficile rapporto con l’autorità: un tormento derivato dal rapporto con il padre, come dimostra la famosa Lettera al padre.
Le aspettative dei genitori nei confronti dei figli sono, per certi versi, più schiaccianti di quelle sociali, proprio perché familiari e intime.
La famiglia diventa il nido delle insicurezze, non è il luogo sicuro per antonomasia, ma dove si trova l’origine traumatica delle nostre nevrosi.
Il concetto è mostrato benissimo nella Metamorfosi, dove Gregor Samsa - divenuto scarafaggio - viene brutalmente aggredito dal padre a colpi di bastone, mentre la madre lo fissa inorridita. Sarà sempre il padre, infine, a stabilire che devono assolutamente sbarazzarsi di quel “mostro”, rendendo palese la non accettazione della famiglia nei confronti del figlio.
Nel racconto della Metamorfosi Kafka riversava il proprio inconscio, il rapporto controverso con la figura paterna marcato all’insegna di un deficit affettivo: un vuoto d’amore.
4. Il labirinto della burocrazia
Nell’ultimo romanzo incompiuto, Il castello (edito postumo nel 1926), Kafka traduce in una forma esistenzialista il labirinto della democrazia moderna. Abbiamo un protagonista: l’agrimensore K che viene chiamato per lavorare in un villaggio dove sorge un castello, inaccessibile, sede dell’amministrazione.
La logica della legge (incomprensibile) che schiaccia l’uomo, già narrata ne Il Processo, raggiunge qui il proprio vertice rappresentativo, la propria massima significazione. Neppure il protagonista ha un nome completo: viene presentato come K., a dimostrare la massima alienazione dell’individuo rispetto al reale.
La società, mossa dalla logica schiacciante del potere, non si cura davvero dell’uomo come individuo. Nei labirinti del castello kafkiano troviamo la più efficace metafora della nostra inefficiente, lacunosa e improduttiva burocrazia.
Recensione del libro
Il castello
di Franz Kafka
5. Kafka e la follia della realtà moderna
Come lettori stiamo scoprendo soltanto adesso il valore di Kafka, il suo essere un “classico contemporaneo”. Il surrealismo, nei suoi racconti, in realtà è soltanto apparente, poiché appare come la più vivace descrizione letteraria di un tempo sfuggente, metamorfico, segnato da un catastrofismo imperante, come quello in cui siamo immersi.
La situazione kafkiana per eccellenza sembra essere la vita stessa: gli scarafaggi di Kafka, i labirinti, i processi, i castelli inaccessibili traducono la visione di un mondo che ha capovolto la visione antropocentrica, diventando inospitale per l’uomo. Lo scrittore di Praga è colui che è arrivato più vicino a narrare l’assurdo del presente, mantenendone intatto il sottile mistero.
Con la Metamorfosi Franz Kafka ha lacerato la realtà mostrandocene il “non senso”, una prospettiva che oggi la narrativa contemporanea sta cercando di raccontare con rinnovata curiosità servendosi, però, della prospettiva personale ed esclusiva dell’Io.
La complessità in cui siamo immersi, costantemente inficiata da una patina corrosiva e aleatoria di superficialità, è la più perfetta visione dello stile “kafkiano”. Tutto è reale, proprio perché niente è reale e, a tratti, la realtà pare nient’altro una lucida follia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 5 motivi per cui è importante leggere Kafka
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