

Mr Rochester
- Autore: Sarah Shoemaker
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2019
“Mr Rochester” (Superbeat 2019, traduzione di Alessandro Zabini) è il romanzo d’esordio di Sarah Shoemaker, ispirato alla figura del protagonista maschile di “Jane Eyre” di Charlotte Brontë (Thornton, 21 aprile 1816 - Haworth, 31 marzo 1855), edito nel 1847 sotto lo pseudonimo di Currer Bell, rivelatosi come il capolavoro della scrittrice inglese.
So ben poco della mia nascita, perché mia madre morì molto tempo prima di potermene parlare, prima che io potessi ascoltare la sua voce o vedere il suo viso, e mio padre scacciò la levatrice, accusandola della sua morte.
La vita non era stata generosa con Edward Fairfax Rochester fin dall’infanzia. Orfano di madre, un padre assente ed egoista e un fratello, Rowland, più grande di lui di otto anni, Edward era cresciuto, anima solitaria, vagando per i giardini, i campi e i boschi di Thornfield-Hall, residenza paterna. Thornfield, imponente edificio costruito con pietra grigia, allora era campo di giochi dell’infanzia e non come sarebbe diventato, ossia un luogo di segreti e minacce, angosce e paure.
Nell’accogliente salotto con il fuoco sempre acceso Edward si trovava spesso a contemplare il ritratto appeso sopra la mensola del caminetto, che raffigurava una donna bionda e pallida con occhi azzurri come il cielo estivo, snella e fiera in un vestito “il cui colore sembrava una povera imitazione di quello dei suoi occhi”. Era la madre di Edward, copia conforme di Rowland ed era da questa evidente somiglianza che Edward aveva intuito l’identità della donna del ritratto. Nessuno l’aveva mai edotto in tal senso.
Quando Mr Rochester si era accorto che il figlio minore si recava in salotto per ammirare il dipinto raffigurante la moglie defunta, l’aveva tolto. Una decisione meschina, che la diceva tutta sulla personalità di un uomo incapace di dare affetto a suo figlio. Gli abitanti di Thornfield-Hall vivevano in una sorta d’isolamento e Edward pensava che la sua esistenza sarebbe continuata così in eterno. Invece all’ottavo compleanno del ragazzino tutto cambiò. Tramite una lettera letta dal maggiordomo, Edward aveva appreso che secondo il volere paterno doveva abbandonare la sicurezza di Thornfield per essere affidato alla tutela di Mr Hiram Lincoln. Con poche righe il destino di Edward Fairfax Rochester era compiuto, destino che l’avrebbe in seguito condotto dall’altra parte del mondo, in Giamaica, tra le ingannevoli braccia di una donna tanto affascinante quanto instabile di mente.
Ero in Giamaica da meno di tre mesi, stavo per sposare la più bella creatura immaginabile, e un futuro dorato mi attendeva.
Chissà se il volto di Mr Rochester vagheggiato nella mente di Charlotte Brontë era vagamente simile al viso dell’uomo ritratto nel dipinto “Jean-Baptiste Isabey e sua figlia Alexandrine” del pittore Francois Gérard datato 1795 conservato al Louvre, raffinata copertina di questo romanzo. Ovviamente non lo sapremo mai, però una cosa è certa: “Mr Rochester” getta una nuova luce sulla personalità di una delle figure maschili più controverse della letteratura di tutti i tempi. L’autrice statunitense, qui alla sua prima prova letteraria, dopo l’incipit che evoca le celebri prime righe di “David Copperfield” di Charles Dickens, rievoca come un fiume in piena il passato di un uomo che, prima di affidare il proprio cuore nelle affidabili e integre mani di Jane Eyre, è stato all’inferno. "Un magnifico personaggio”, secondo la definizione di Sarah Shoemaker, magistralmente inventato da Charlotte Brontë, incastonato in una grande storia d’amore, che continua a sorprendere e sedurre molti lettori da più di un secolo e mezzo. “E io ero suo e sempre lo sarei stato”.

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