Mrs Bridge
- Autore: Evan S. Connell
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
“Mrs Bridge” (Einaudi, 2016, traduzione di Giulia Boringhieri), pubblicato nel 1959, è il primo romanzo dello scrittore e poeta statunitense Evan S. Connell (1924-2013), dal quale nel 1990 il regista James Ivory ne ha tratto l’omonimo film, con protagonisti Paul Newman e Joanne Woodward.
“Si chiamava India, un nome a cui non riuscì mai ad abituarsi”.
Alla donna il suo nome le sembrava estraneo come estraneo le appariva ora il suo matrimonio. India ricordava che da ragazza non aveva intenzione di sposarsi, “se la sarebbe cavata benissimo anche senza marito”, convinzione che affliggeva i suoi genitori. Una sera d’estate, mentre le cavallette cantavano fra gli olmi, la ragazza stava seduta in veranda in compagnia di Walter Bridge, un giovane avvocato molto alto e distinto dai capelli rossi e dallo sguardo deciso, che India conosceva da alcuni anni. Quella sera India osservando il viso intelligente di Walter che gli donava una ferma determinazione aveva notato in lui qualcosa che la attraeva. Forse era stato quando Walter, che aspirava a diventare un uomo ricco e di successo, le aveva confidato il desiderio di portare la sua futura moglie in Europa per un lungo viaggio o forse quando le aveva recitato alcuni versi. Qualche mese dopo il padre di India era scomparso e la giovane donna si era ritrovata sposata all’avvocato Bridge e a vivere a Kansas City, dove il marito aveva deciso di aprire uno studio. Tutto sembrava procedere bene: le settimane e i mesi passavano velocemente e Mrs Bridge nel suo nuovo ruolo non provava quasi mai alcun senso d’incertezza. Alcune notti India, distesa nel suo letto fra le braccia del marito, avvertiva un moto d’inquietudine come “se sentisse un qualche segno premonitore dei lunghi anni a venire”. La sposina non sapeva cosa voleva dalla vita, né cosa aspettarsene avendo avuta poca esperienza, ma era sicura che desideri e attese avrebbero coinciso. Quando India aveva capito che il marito non corrispondeva al suo desiderio d’intimità la donna
“decise che se il matrimonio poteva anche essere un rapporto alla pari, l’amore non lo era”.
In circa cinque anni i coniugi Bridge avevano avuto tre bambini: Ruth, scura di occhi e di capelli, Carolyn, bionda dagli occhi azzurri come la madre e infine Douglas, magro e rosso di capelli come il padre. India aveva allevato i propri figli nello stesso modo in cui era stata allevata lei “sperando che si facessero notare per le buone maniere, l’indole amabile e l’igiene”.
Nell’America upper middle-class compresa tra gli anni Venti e Quaranta del XX Secolo, la lettura della storia matrimoniale di Mrs Bridge, redatta dall’autore insignito del Booker Prize alla carriera nel 2009, figura femminile prigioniera di un ruolo accolto per convenzione, appare indicata nel mese in cui si festeggia la donna. Innumerevoli erano in quell’epoca le donne, mogli premurose di mariti distratti che vivevano un’esistenza borghese secondo le leggi stabilite dalla società. I coniugi Bridge, l’uno taciturno e severo, l’altra inconsapevole della propria infelicità, appaiono al lettore apparentemente vicini ma effettivamente lontani, chiusi nella gabbia della loro rispettiva solitudine.
“Che cosa ho sbagliato? Che cosa avrei dovuto fare che non ho fatto?”.
Mrs Bridge
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