Nasce, cresce deserti
- Autore: Sofia Bolognini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
“La formica e il filo d’erba hanno la stessa dignità della quercia secolare, al pari dello scoiattolo e delle anatre perseguono lo stesso identico scopo: nascere, crescere, morire”.
Secondo la stessa autrice, Sofia Bolognini, i due racconti contenuti in “Nasce, cresce deserti” sono fratelli di sangue.
Seppur caratterizzate da ritmi narrativi differenti, entrambe le storie si delineano in un universo dichiaratamente marcio, nel quale i personaggi sembrano patire la medesima difficoltà esistenziale prima di abbandonare il proprio mondo.
Da una parte, la Ragazza Col Girasole conosce i meccanismi della vita e mette in atto quello che potremmo definire un suicidio morale, dall’altra, il Mostro che Raccontava Storie vive costantemente nell’attesa di eventi che riescano a fugare la monotonia di cui la discarica è pervasa.
Se nel primo caso l’Aldilà è la morte, nel secondo, l’Aldilà coincide con la rinascita e si sostituisce in maniera ossimorica alla morte. In tal senso, la lettura dei due racconti sembra assumere un’armonia ciclica, o uroborica.
Il punto di vista del Mostro si muove in un microcosmo popolato da oggetti-fantasma che stimolano i pensieri del personaggio e riescono a plasmare in essi le idee che popolano l’iperuranio degli uomini. Il suo rapporto con la realtà antropica è metafisico e si basa su ciò che egli legge su frammenti cartacei sparsi nel suo mondo. La sua immaginazione crea un’intenzione assai terrena, desiderosa di vivere secondo i modelli nei quali la vita umana si barcamena. Diversamente, nella Ragazza v’è una conoscenza pressoché totale dei meccanismi che regolano il mondo ed il suo pensiero è votato al raggiungimento di una condizione sociale utopistica, di stampo quasi filosofico, dove l’uomo cessi di esser angosciato dalla mancanza di identità e ancor più di dignità.
Il Mostro che Raccontava Storie sembra ergersi quale simbolico manifesto di chi trova nell’amore la spinta per fuggire dal grigiore di un’esistenza marcia e monotona. La connotazione sociale che caratterizza la Ragazza sembra perdere presa sulla realtà nella quale è calato l’essere della discarica per lasciare ampio spazio alla tensione erotica. La fuga finale del personaggio è in tal senso significativa, laddove l’amore viene definito icasticamente libertà e coraggio del salto.
In entrambi i racconti, Sofia Bolognini sembra invitarci ad una riflessione intimista, tesa a modificare, o destare, le più vere percezioni del lettore. Se La Ragazza Col Girasole delinea questa tensione in un titanismo sociale corroso dal livore, il Mostro che Raccontava Storie sembra invitare il lettore ad una vera compartecipazione alla sua nuova condizione umana, unicamente mossa da sussulti emotivi e, per questo, apparentemente estranea all’uomo.
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