Nelle isole estreme
- Autore: Amy Liptrot
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2017
“Nelle isole estreme” (Guanda, 2017, titolo originale The Outrun, traduzione di Stefania De Franco) è il romanzo d’esordio della scrittrice inglese Amy Liptrot, nel quale racconta il ritorno nel suo luogo d’origine.
“Il giorno del mio ritorno, trovo riparo accanto a un vecchio congelatore, vicino a un cespuglio di ortiche, e guardo le nuvole avanzare sul mare”.
La trentaquattrenne Amy Liptrot, una giovane donna attraente dai capelli biondi e dagli occhi chiari, era da poco tornata da Londra nelle sue isole scozzesi per ritrovare se stessa e un diverso modo di vivere.
“Tutte le rocce digradano verso il mare. Con i miei stivali cammino lungo le fenditure della basola per non scivolare”.
Percorrendo i luoghi della sua infanzia fino ai diciotto anni, i ricordi di Amy si mescolavano con i più recenti avvenimenti londinesi. La sua famiglia possedeva una fattoria che si trovava sul versante più occidentale dell’isola più grande e importante delle Orcadi. L’azienda agricola, comprensiva di stalle e fienile, si estendeva fino alla baia di Skaill e aveva più campi da pascolo di cui il più grande, chiamato Outrun, era tutto l’anno battuto dal vento e dagli spruzzi di mare.
“È lì che in estate brucano le pecore con i loro agnelli, è lì che svernano le mucche Highland, rossicce e cornute”.
Il padre della scrittrice soffriva di disturbi bipolari e la madre
“si affidò alla religione quando mio fratello e io eravamo piccoli”.
I genitori, entrambi originari dell’Inghilterra, si erano separati l’anno in cui la Liptrot si era laureata. Quando Amy aveva diciotto anni “non vedevo l’ora di andarmene”. La ragazza si era stancata di vivere in campagna ma desiderava trovarsi al centro del mondo. Purtroppo, l’esistenza nella grande città si era rivelata deludente: “poi mi tuffai nelle feste - alcol, droga, relazioni, sesso - con il desiderio di assaporare gli eccessi senza temere le conseguenze”.
“Crescere su un’isola offre uno strano mix di libertà e reclusione. Ho trascorso un’infanzia spensierata nella fattoria, nonostante intorno a me imperversassero condizioni climatiche piuttosto estreme: mare grosso e venti fortissimi. Nella vita adulta ho ricreato queste condizioni estreme in altri modi”
ha recentemente dichiarato l’autrice in un’intervista.
“Quando vivevo a Londra, per molto tempo, ho evitato di ammettere di provare nostalgia per il mio luogo natio. E, allo stesso modo, ho tentato di nascondere quanto fosse parte di me l’ambiente in cui sono cresciuta”.
Il rientro nell’arcipelago delle Orcadi, composto da più di settanta isole, luogo di stupefacente bellezza, ha sanato le ferite di Amy. La natura selvaggia e indomita, e il mare color blu cobalto le hanno offerto un sereno rifugio dopo dieci anni d’ingestibile vita londinese. Una prosa forte e descrittiva narra un percorso difficile e di rinascita rivelando il potere salvifico dell’ambiente che ci circonda.
“Esiste un ciclo. Le cose che gettiamo in mare tornano da noi ma prima o poi finiranno di nuovo lì, perché gli oceani si trovano a valle di quasi ogni luogo della Terra”.
Nelle isole estreme
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