Noi tre
- Autore: Mario Fortunato
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
Pier Vittorio Tondelli è stato “lo scrittore” per definizione per chi aveva vent’anni negli anni Ottanta. La sua prima opera, una raccolta di racconti dal titolo “Altri libertini”, fu tolta d’improvviso dalle librerie per accusa di oscenità, ma poi subito rivenduta, senza correggere niente di quello che si era creduto scandaloso.
Mario Fortunato ne raccoglie qui i suoi ricordi, tessendo l’ordito di un’amicizia, “Noi tre” appunto, che si propagava anche al più schivo Filippo Betto.
Calabrese l’autore, settentrionali gli altri due, tutti però di provincia e tutti e tre con il mito di scrittori quali Christopher Isherwood, Wystan Auden e Stephen Spender che chi scrive definisce “la santissima trinità”.
Una volta, tra i liceali il collante per una amicizia duratura erano i libri e i film, ma le domande e le disperazioni erano le stesse dei giovani di oggi. Con una differenza: i giovani che avevano un diverso orientamento sessuale cercavano il più possibile di tenerlo coperto, mentre oggi è più facile dichiarare la propria omosessualità, anche se l’omofobia è dura a morire.
Tondelli spesso scendeva a Roma per discoteche, lui altissimo e timidissimo, che non sapeva come mettere le gambe da fenicottero.
Leggeva come un matto e aveva già in mente di sostenere i giovani alla loro prima pubblicazione. Questo pallino fisso di aiutare anche la scrittura altrui lo costrinse quasi a pubblicare “Rimini”, il suo libro più commerciale e il meno riuscito. Con i soldi si trovò una bella casa a Milano e poté pubblicare i racconti dei suoi pupilli. Un vero mecenate.
Più oscuro rimane il ricordo di Mario Fortunato riguardo a come Tondelli si ammalò di Aids. Sfortuna? Libertinaggio sfrenato? Proprio lui che era di matrice cattolica, tanto che tenne oscura la sua malattia fino alla fine?
C’entra, in qualche modo, il personaggio di “Camere Separate”, il suo ultimo libro del 1989, ma fondamentalmente ormai dell’untore ci interessa poco.
In “Noi tre” ci dovrebbe essere spazio anche per Filippo Betto, pressato dalla notorietà di Tondelli, in realtà era quello che teneva salda questa amicizia a tre, nonostante la sua fragilità.
Poi una curiosità: in “Biglietti agli amici”, di Tondelli, non c’è nessun riferimento a Mario Fortunato che era forse troppo amico o perché, come scrive l’autore:
“In ogni amicizia si nasconde un rimorso”.
Noi tre
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