Non c’è cuore. Cinico ritratto di scuola
- Autore: Antonella e Franco Caprio
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
«[…] mi domando se il prezzo che pagheremo, per il “benessere” di oggi, sarà conveniente, equo oppure se sarà un prezzo troppo alto… una cambiale in bianco firmata al più sciacallo degli usurai: il progresso.»
Non c’è Cuore. Cinico ritratto di scuola è stata una lettura consigliata da un’amica che ne ha curato l’editing, una lettura che ho sentito affine e che ritengo offra buoni spunti di riflessione. Forse è per ciò che mi trovo a vivere quotidianamente: sono laureata in lettere e ho una specialistica in editoria e comunicazione, al momento seguo diversi ragazzini facendo loro ripetizioni e affrontando le situazioni più disparate, più ardue, più dolci e più aspre. Dunque di letteratura, comunicazione e ragazzini ne so qualcosa. Non so né quale sia il giusto in quanto tale, né tanto meno abbastanza da chiamarmi fuori dagli errori che tutti possiamo compiere nel periglioso sentiero educativo sul quale conduciamo gli adulti di domani, ma me ne sento partecipe, me ne sento corresponsabile e lo voglio essere: provo orgoglio, paura e sconforto di fronte alla situazione educativa dell’oggi, sulla quale mi trovo tra l’altro a discorrere spesso. Ciò che ne emerge è un sistema che fa acqua, che fatica a tenere insieme i pezzi e consegna al domani degli individui carenti: contenutisticamente, formalmente, umanamente.
Ho fatto questo preambolo perché credo che certi libri siano utili proprio quando generano sensazioni tumultuose, quando invitano al dibattito e al miglioramento. E questo libro l’ha fatto.
Non c’è Cuore si presenta come una raccolta organizzata per mesi, dall’inizio dell’anno scolastico alla sua fine, di fatti, temi, resoconti di Silvy, la maestra Silvia, un’insegnante al suo primo incarico in una classe problematica, una IV alla “De Amicis” di Torino. Di qui il voluto riferimento al romanzo educativo per eccellenza degli anni che furono, Cuore. Tale raccolta viene redatta dalla protagonista, in seguito ad un fatto per cui si sente in dovere di fornire tutto quanto sia in suo possesso, al fine di comprenderne le dinamiche e sapere se debba ritenersi responsabile. A tal fine il dossier si sviluppa lungo il filo rosso delle e-mail di sfogo che Silvy scrive ad una sua insegnante e ora collega, la maestra Mirella, apprezzata maestra elementare, prossima alla pensione. Non c’è Cuore è davvero «un cinico ritratto di scuola», come si dice in copertina.
Come mio solito non voglio addentrarmi nella trama e anticipare il dipanarsi della vicenda: di fatto, poi, il libro vorrebbe essere uno spaccato di vita e parlare di trama risulta a suo modo complesso. Vorrei piuttosto parlarvi di quel che mi ha lasciato, dal momento che certe volte mi ha sconvolta e certe altre ha confermato quel che io stessa vedo. Non tratta di fatti reali riportati pari pari, ma piuttosto tratta di fatti veri collazionati nel tempo –come indicato dagli stessi autori. Forse è per questo che di primo acchito sembra tutto troppo caricato, troppo forte e inverosimile. Il senno di poi mi restituisce un’immagine più positiva, consentendomi in qualche modo di andare oltre le apparenze e cogliere il messaggio sotteso a circa 250 pagine che si leggono bene, con scorrevolezza.
Il libro offre ritratti di alunni e insegnanti, dipinge con stile pungente e arguto (riscontrabile soprattutto nelle e-mail di Silvia a Mirella) bambini, sentimenti e speranze, ma anche delusioni, sgomento, rammarico e maturità. L’idea di far parlare in modo inusuale una maestra, attraverso la sua corrispondenza telematica privata, è originale. Far vedere il dietro le quinte della scuola, gli ostacoli e la frustrazione che si mettono in gioco, commentano e si colpevolizzano nell’arduo cammino di educatrice vissuto da Silvia è al contempo interessante e infastidente. Interessante perché palesa l’umanità degli insegnanti, concepiti dai più (genitori e scolari) senza emozioni; infastidente perché ho trovato a tratti insopportabili i cinici giudizi di Silvia sui suoi alunni, la sua ingenuità, la sua inesperienza salita in cattedra con arroganza, le sue pretese a volte sciocche e i suoi comportamenti un po’ infantili. Ne colgo, però, un profondo insegnamento: ci sono buone maestre e cattive maestre, ma anche maestre che devono imparare ad essere tali. Il libro ricorda che solo l’esperienza può plasmarle e mostra altresì come un educatore dovrebbe più spesso riconoscere i propri errori e riflettere sul proprio operato: penso sia ciò di cui abbiamo bisogno per l’oggi e per il domani. Penso sia un momento importante per un insegnante e per i suoi stessi alunni e che sia parte di quello che la società sta perdendo e che dovrebbe essere recuperato. Questo libro vuole far riflettere su molte storture, vuole denunciare, condensandoli in unica classe, diversi casi limite (e altri purtroppo troppo vicini e divenuti prassi) di
«Bambini ai quali abbiamo scippato una tappa importante della vita: l’infanzia. Bambini costretti a crescere scimmiottando i vizi del mondo degli adulti e non le sue virtù, perché, senza alcun pudore, abbiamo svelato loro il nostro aberrante modello di vita.»
Non c’è cuore, ma dovrebbe esserci. Non dovremmo mai stancarci di cercarlo, di combattere per farlo emergere. Il nostro cuore, quello dei bambini e dei ragazzi, quello del presente e del passato. Quello del futuro.
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Avevo già lasciato a Claudia ( lodata dalla sottoscritta in occasione della presentazione di Nomadi di Gary Jennings)un commento all’interno del sito circa la recensione di "Cinico ritratto di una scuola" ma lei non mi ha risposto. In realtà speravo in due parole perchè il mio era un po’ un commento - fiume quindi assai lungo dal momento che l’argomento "scuola" mi riguarda, anzi è il mio mondo. Ringrazio Claudia per aver speso qualche parola buona nei confronti del corpo docente, però lei non è all’interno della scuola e la sua visione è parziale. Non è solo l’esperienza a "fare" buoni insegnanti bensì e, soprattutto, la motivazione. Con ciò, intendo dire che si può essere insegnanti superficiali e magari non troppo coinvolti nel proprio incarico, a trent’anni ma anche in età ben più avanzata o, al contrario, ottimi insegnanti magari ancora non di ruolo. Quel che conta è la motivazione e quella non viene data dall’esperienza che, comunque, è sempre utile ma non è tutto . Inoltre aggiungo che oggi più che mai il compito della scuola è assai arduo proprio a causa del progresso. Non voglio di proposito entrare troppo in argomento: alla scuola, oggi, viene demandato tanto, troppo. Se i ragazzi falliscono i genitori se la prendono con gli insegnanti o, magari, come dici tu stessa, se hanno i mezzi economici, li mandano a lezione. Però, quella famosa collaborazione scuola - famiglia che è fondamentale per educare qualsiasi ragazzo, oramai, nella maggior parte dei casi, è svanita. Esistono solo brevi e sporadici rapporti con i genitori... altro non dico. Spendo ancora una parola nei confronti di tanti colleghi: tra di noi c’è qualcuno che esce dall’edificio scolastico e alza le spalle ma tanti si impegnano, cercano nuove strategie didattico -educative e si aggiornano. Lodo poi chi, come Elisabetta Bolondi, porta avanti il suo messaggio educativo anche ora che è in pensione. Di buoni esempi se ne possono trovare. Io , come docente che ha alle spalle tanti anni di insegnamento, mi approccio ogni giorno con più umiltà di quando avevo vent’anni al mio lavoro. Ma io non sono l’unica, anzi... ci sono tanti insegnanti migliori di me. Spesso, però, ci mancano i mezzi e la collaborazione. Non puntate sempre il dito addosso alle stesse persone. La mia intenzione non è quella di esser polemica bensì il mio commento , così come il lavoro che svolgo in classe, vorrebbe solo essere costruttivo.
Cara Giovanna, non era mia intenzione ignorare il tuo messaggio: non l’avevo visto, comunque tutto risolto ci siamo sentite.
In realtà il mio non voleva essere un attacco al corpo docenti in toto, anzi, anche perché conosco diversi insegnanti come amici e sono rimasta in contatto con alcuni di quelli che hanno riempito di saggezza, buoni consigli e buonissimi contenuti le mie ore di studio. Mi scuso perciò se sono parsa pronta alla condanna, sono testimone in questi giorni di ore frustranti in cui mi trovo a combattere contro mulini a vento costituiti da insegnanti manchevoli e la recensione è nata di getto sull’onda anche di questo.
Mi rendo conto invece di non aver speso qualche parola nei confronti dei genitori che troppo demandano alla scuola ciò che primariamente dovrebbero fare loro! Mi trovo ad avere a che fare anche con loro o a sentirne parlare per via di terzi: non sanno apprezzare il valore di un’insufficienza tesa a far meglio comprendere all’alunno le sue lacune. Molti vogliono solo il bel voto, la media ottima. Vogliono salve le apparenze, minando essi stessi al futuro dei propri figli.
In realtà io sono spesso e volentieri dalla parte degli insegnanti, perlomeno di quelli che combattono (come te mi par di capire!) per migliorare questo sistema "che fa acqua" e che comunque fatica a star dietro a tutto ciò che si pretende faccia. Ed è anche vero ciò che tu dici riguardo alla motivazione. Sacrosanto anzi! Molti non ne hanno, molti sì! E questo apre tante altre sfaccettature del caso (anche io mi vedo costretta a non profondermi troppo altrimenti staremmo qui delle ore!), tra tutte l’aspetto della motivazione anche di genitori e ragazzi. Ci dovrebbe essere collaborazione, hai ragione, tra docenti e genitori. I secondi a motivare i propri figli a casa, i primi a scuola attraverso la conoscenza preziosa che consegnano loro. Solo così si può instillare nei fanciulli la possibilità di costruire la propria motivazione, la propria curiosità, l’amore per la cultura nelle sue diverse forme.
Attendo un tuo parere quando avrai occasione di leggerlo! Troverai anche altri interessanti argomentazioni di Silvy e delle sue esperienze scolastiche. Magari in qualcuna ti rivedrai!
Cara Claudia, vedo che ci siamo spiegate e comprese! In fondo non ci vuol molto. Il tuo scritto mi dimostra che sei una ragazza in gamba e molto matura. Mi fa piacere tu abbia compreso il significato del mio messaggio. A questo mondo c’è sempre da imparare e, inoltre, bisogna essere tolleranti. Se la scuola "fa acqua" è per tanti motivi, compresa la crisi economica che stiamo vivendo . Dovremo noi insegnanti maanche le famiglie e gli alunni usare tanta buona volontà . Speriamo bene.