Non respirare
- Autore: Elisabetta Pastore
- Genere: Romanzi erotici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Frassinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
“Ciao, sono Jasmine, capelli biondi, tette grandi, occhi neri, sedere come piace a te”.
Dall’altra parte del ricevitore lui già ansima, mugola, bacia la cornetta.
“Ho visto la pubblicità, mi sono eccitato subito. Come ti chiami? Come sei? Hai seni grandi, le mani calde? Va bene, fammi venire.”
La voce appartiene a un uomo, cinquant’anni almeno. Uno zozzo. Così sembra, così lo immagina Elisabetta Pastore. Avvocatessa pugliese, ambienta, tra l’altro, in una una hotline il suo primo romanzo. Trentaseienne, studi e studio a Bari, oltre a redigere atti giudiziari ha scritto per Frassinelli “Non respirare” (pp. 244, euro 18,00, uscito a febbraio 2016 ma già segnalato nel Premio Calvino 2014).
Una utenza telefonica che offre soddisfazione erotica virtuale a pagamento, dunque. Non è però di Jasmine la voce della ragazza che si offre in fonia, simulando eccitazione e trasporto sessuale. È di Veronica, che ha trentasei anni e una doppia vita. Di giorno mette a frutto la sua laurea in legge in un avviato studio romano. Col buio, diventa una voce erotica. Tutto per soldi, naturalmente, i pochi che le riconosce l’avvocato Andreani, più quelli che le versa il titolare grassoccio, unto e sudicio della hotline in cui arrotonda nottetempo.
Jasmine, la maialona della notte, torna ad essere di mattina l’avv. Gigliobianco. Nessuno sa. Tutti la credono una regolare, molto diligente, precisa e soprattutto serena. Il romanzo di Elisabetta Pastore la vede debuttare alle prese con le voci rauche all’altro capo del telefono, dalla parte dove si paga. Lei invece è pagata per illudere, ma ci sono le scadenze, c’è l’affitto, la spesa, serve ogni euro, ogni centesimo. È alla prima notte di lavoro nello stanzino-tugurio in cui altre cinque, sei ragazze e donne, con la faccia rivolta al muro scrostato dietro il monitor, regalano illusioni a dei porci eccitati e solventi.
È la prima notte e si fa schifo, si sente una prostituta. Come detto, però, ci sono i conti da saldare e il suo compagno da mantenere, che passa il tempo a bere e a farsi, di roba forte. Ventisette anni ed è già una larva.
Ha da pensare a quel tossico di Marco, che senza Veronica e senza Jasmine non potrebbe continuare a bucarsi. Non potrebbe vivere. È rimasto schiavo della dipendenza poco prima di conoscerla e ha perso la ragazza che aveva prima. Veronica sa bene che per mesi ha fatto l’amore con lei continuando a pensare di farlo con quella. Ma lo ama. È il
“suo uomo debole, la sua missione, il suo riscatto”.
Smuove l’istinto da crocerossina che c’è in lei, Valentina si innamora dell’impossibile, dell’irreale. Si infogna, come Marco con l’ero.
Che squallore, l’uno e l’altro ambiente di lavoro. Che gente intorno a questa ragazza, che non è affatto una vittima o una santarellina. Qui non si tirano linee alla lavagna, i buoni non sono solo buoni, i cattivi sì, invece, irrimediabilmente pessimi. Quel datore di lavoro della linea erotica, che si prende licenze con le dipendenti, che le molesta, le tocca, abusa in tanti modi. Quel curioso cliente perbene che la coinvolge in un caldissimo menage “al buio” in un albergo cittadino. E quel giudice, tronfio dei suoi esercizi diurni di potere.
Eppure “Non respirare”, romanzo di squallori, non è mai squallido. È nervoso, andante, una continua corsa in avanti, “senza respiro”, non ci sono nemmeno i capitoli, è tutto una continuazione. Ed è pulito, algido, nella sua esplicita franchezza, nonostante l’evidente carica di erotismo esplicito, sublimata da una franchezza della scrittura che non lascia segni sgradevoli ed è lontana da qualsiasi sospetto di morbosità, pur trattando un argomento di per sé scabroso. Basta pensare che la linea è hot a tutto tondo – dopotutto, nelle pagine non si lascia molto all’immaginazione, viene tutto “esplicitato” – non è “calda” solo via audio, c’è anche il contenuto video: le ragazze maneggiano webcam, con inquadrature che contemplano primi piani intimi strettissimi, decisamente eloquenti.
Nelle pagine si vola letteralmente, con un ritmo sempre più accelerato, scandito, tambureggiante verso il finale. Veronica si cerca, sembra perdersi, si ritrova. È positiva tutto sommato, è una forte ragazza del Sud, eppure si crede debole, ma è migliore di tutto quello che la circonda: gente a due facce, gentaglia, persone “in maschera”, mondi diversi, contrastanti, non comunicanti in una Roma attraente e mai però così indifferente.
Una bella scoperta quest’avvocatessa pugliese.
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