Nothing on Earth di Conor O’Callaghan

Ho letto “Nothing on Earth” di Conor O’Callaghan tutto d’un fiato. Non sono riuscita a distogliere l’attenzione dalle pagine di questo libro strano e intrigante, che sfugge alle definizioni e ad un giudizio dai contorni netti. Arrivata alla fine del romanzo, infatti, l’ho chiuso e rigirandolo tra le mani mi sono chiesta se mi fosse piaciuto o meno: non sono stata capace di darmi una risposta.
La sensazione di incertezza, di sospensione tra verità e ricordo, tra realtà e fantasia, che aleggia su tutto il romanzo confonde il lettore e al tempo stesso lo incalza ad andare avanti per cercare di dare forma e risoluzione al mistero attorno a cui ruota la storia. Le risposte alla fine ci sono e non ci sono, essendo “Nothing on Earth” un romanzo prima di tutto, a mio parere, sul potere della memoria e della mente di manipolare la realtà.

“Stick to a story long enough, and the story sticks to you” (“Rimani fedele ad una storia abbastanza a lungo, e quella storia non ti lascerà più”)

Così dice il prete che in un caldissimo giorno d’agosto, in un qualche luogo non meglio precisato in Irlanda, si trova ad accogliere a casa sua una ragazzina spaurita, rimasta sola dopo che tutti i membri della sua famiglia, uno ad uno, sono spariti come fantasmi. Cosa sia davvero successo, prima e dopo l’incontro tra il prete e la ragazzina, è quello che il lettore sarà spinto a cercare di capire. A mettergli i bastoni tra le ruote, però, ci sono personaggi dalle identità labili – una ragazzina col corpo ricoperto di parole che sembra appartenere ad una dimensione ultraterrena, due sorelle che potrebbero essere scambiate l’una per l’altra, un prete che insinua tra le pieghe della sua versione dei fatti il seme del dubbio – e un senso costante di sospensione tra l’onirico e il terreno.
Se da un lato nella vita della ragazzina e della sua famiglia c’è la desolazione concreta e palpabile di una casa precaria, dell’acqua razionata, delle bollette non pagate e della noia di giornate tutte uguali, dall’altra ci sono strani rumori di cui nessuno capisce l’origine, relazioni familiari, dialoghi e situazioni che sembrano nascondere significati reconditi e l’impressione che tutto, nella storia raccontata, si svolga sotto il peso di una terribile minaccia.

È la natura irrisolta di “Nothing on Earth” che mi ha lasciata perplessa, inizialmente. Ripensandoci, però - ed è qui che sta la forza del romanzo, a lettura conclusa tornerà a tormentarvi con lo stesso senso di inquietudine che avete provato mentre eravate immersi nelle sue pagine – anche nella nostra, di storia, alle volte come siano andate davvero le cose dipende solo dai filtri che la memoria applica alla vita.