Novecento, il secolo scorso

Sono un morto che cammina. Non c’entrano malattie o quant’altro, sono morto strabuzzando gli occhi davanti al televisore il 9 novembre del 1989, mentre la maggioranza alienata dal finto sogno americano anticipava i festeggiamenti di fine anno, esaltata per l’abbattimento del Muro di Berlino. Sono morto quando ho capito che non c’era più niente da fare, che l’imponente marea del Capitale aveva rotto ogni argine, non avrebbe più avuto freni. Non c’entra nulla il filosovietismo, sono morto di horror vacui capitalista perché intuivo che il peggio doveva ancora venire; in tutto il mondo, mica soltanto da noi qui in Italia.
Per quanto riguarda il Novecento è morto a sua volta in quella data. Il 9 novembre 1989. La data dopo la quale niente è più andato come prima e per il verso giusto. Il 9 novembre 1989 è stata la data decisiva del secolo millenovecento, la fine dell’equilibro geopolitico mondiale. La fine del secolo dieci anni anzitempo. La morte sotto le macerie berlinesi di un Novecento luci-ombre, guerre e pace, lotte civili, golpe fascisti, controbilanciati dagli slanci sociali del lungo Sessantotto e da rivoluzioni artistiche oggi, semmai, soltanto scimmiottate.

Superfluo enumerare, arrivo a questo numero di COSE Spiegate bene, rivista cartacea del Post in collaborazione con l’editrice Iperborea. Si intitola Novecento, il secolo scorso e se pensate a un amarcord stile "Migliori anni della nostra vita" siete di nuovo fuori strada.
Il movente del numero monografico (com’è nello stile della pubblicazione), come prima cosa, è inappellabile: dobbiamo ancora fare i conti con le scorie, le storie, i fantasmi, i fatti belli e brutti di un secolo vicino e lontano al contempo. Un secolo – breve o lungo che sia stato - comunque topico per l’Italia che conosciamo. Come scrive Luca Sofri per l’editoriale di questo numero:

Il Novecento […] sono soprattutto due Novecenti per l’Italia. Quello fino al 1945 – a sua volta diviso fra la metà prefascista e la metà fascista – e quello repubblicano: in questo numero di COSE Spiegate bene ci siamo concentrati soprattutto sul secondo, quello che avremmo detto in maggiore continuità con l’Italia di oggi […] Il “dopoguerra”, fino al cambio di millennio, è un periodo che […] sta tra la Storia e la cronaca, che ancora è raccontato con coinvolgimento e difficoltà di distacco da molti che lo hanno vissuto, e che trovate nei riferimenti ai fatti di cronaca, nelle discussioni politiche, nelle citazioni nostalgiche della cultura pop […] Si è prodotto così tanto, nella cultura novecentesca, nella musica, nel cinema, nella tv, che quasi niente di quello che nasce oggi è esente da qualche eredità.

Le “voci” di questo succoso e prezioso compendio di episodi novecenteschi (suggestivamente illustrato da Alessandro Baronciani) sono rappresentative della trasversalità contenutistica del secolo visto da prospettive italiane. Per dire: l’attentato partigiano di Via Rasella e la reazione nazista con la strage delle Fosse Ardeatine. La finale di Coppa Davis a Santiago del Cile, con gli “azzurri” di Panatta e Barazzutti in maglietta rossa come risposta al golpe nero di Augusto Pinochet. La legge sul divorzio e i Pink Floyd a Venezia. Fausto Coppi e l’obiezione di coscienza alla leva militare. Le televendite di Vanna Marchi e la tragedia del Vajont.
La storia minuta d’Italia che incrocia la Storia tra alto e basso culturali, cronaca, politica e società, Don Milani, Enzo Tortora, Vittorio Gassman, Seveso e la marcia operaia “dei quarantamila”.
Un libro-rivista quasi tassonomico nella sua raffinata minimalità, accessibile e significativo in quanto non pedante. Corposo e policromo nella sua concezione, annovera numerosi contributi saggistici, fra i quali quelli di Daria Bignardi e Walter Veltroni. Per il riepilogo a saltare del Novecento italiano, una storia che “siamo noi padri e figli/ bella ciao/ che partiamo”, un libro da non mancare.