Omicidio a Berlino
- Autore: Joseph Kanon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
“Omicidio a Berlino” (Newton Compton, 2016, titolo originale Leaving Berlin, traduzione di Micol Cerato) è l’avvincente thriller storico e di spionaggio ambientato durante la Guerra Fredda dello scrittore statunitense Joseph Kanon, nato nel 1946, già autore di cinque romanzi tra cui “The Good German”, da cui è stato tratto il film “Intrigo a Berlino” con George Clooney e Cate Blanchett.
Terminata la II Guerra Mondiale, i vincitori del conflitto cioè Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica avevano diviso la sconfitta ex Germania nazista in quattro zone di occupazione militare. La capitale, Berlino, fu ugualmente divisa dagli Alleati in quattro settori occupati. Situata nelle profondità della zona sovietica, man mano che la cooperazione dei tempi di guerra si deteriorava nelle aperte ostilità della Guerra Fredda, Berlino divenne inevitabilmente oggetto di contesa. Alla fine, nel giugno del 1948, i sovietici decisero di scacciare le altre potenze alleate dalla città togliendo loro tutte le vie d’accesso ai settori occidentali, un blocco cui l’Ovest rispose con il ponte aereo per Berlino (luglio 1948 - maggio 1949), considerato dagli storici come la prima battaglia della Guerra Fredda. Nel suo momento migliore, il ponte aereo arrivò a rifornire Berlino di 8000 tonnellate di provviste al giorno. I fatti narrati nel romanzo hanno luogo nel gennaio 1949, quando il blocco era una presenza quotidiana e la Germania occupata non era ancora stata divisa ufficialmente in due Stati. In questo clima particolare Alex Meier, un giovane scrittore ebreo, che prima della guerra era riuscito a fuggire negli Stati Uniti, era tornato a casa, in Germania, ma qui tutto era cambiato: Alex non vedeva altro che edifici bombardati e senza facciata, stracolmi di macerie, eppure erano trascorsi quattro anni dalla fine del conflitto mondiale. Non solo, le mura ancora in piedi erano butterate di proiettili, abbandonate negli spazi vuoti degli edifici crollati, lasciando aperture da cui soffiava il vento. Le strade, almeno quelle, erano state ripulite, ma su entrambi i lati stavano ancora ammassati mattoni e metallo deformato e porcellane in frantumi. Addirittura l’odore delle bombe ristagnava ancora nell’aria, come quello del legno bruciato e del sapore acre e acido del cemento crepato. Com’era lontano il mondo dorato della sua infanzia, la sua vecchia abitazione situata a Lützowplatz “nell’Ovest”, rifletteva il giovane sdraiato sul letto nella sua stanza al terzo piano della dépendance dell’albergo Adlon, giacché “l’edificio principale è stato bruciato”. Alex proveniva dal sole della California, quello stesso sole ora offuscato dal lavoro incessante della Commissione McCarthy. “La paura rossa” dilagava negli Stati Uniti e si era venuta così a creare una vera e propria “caccia alle streghe” per opera del senatore repubblicano Joseph McCarthy (1909-1957) diventato tristemente famoso per le sue accuse “a ruota libera” di appartenenza al Partito Comunista degli Stati Uniti d’America o di generiche simpatie comuniste. Dipendenti del Governo federale, funzionari del Dipartimento di Stato, attori, scrittori, sceneggiatori furono sospettati di essere simpatizzanti del Partito Comunista (la “Lista nera”) e invitati a deporre per qualcosa che non pensavano o non avevano commesso. Il “Maccartismo” stroncò carriere e indusse al suicidio persone innocenti mentre altri individui per paura di cadere loro stessi nella rete ordita dal senatore del Wisconsin fecero la spia. Anche Alex Maier era stato accusato di avere simpatie comuniste, “io sono socialista, credo in una società giusta”, l’unico modo per salvarsi era quello di tornare in una Berlino divisa nella veste di agente segreto. Ma il passato e un sentimento mai sopito avrebbero rischiato di far saltare un piano apparentemente perfetto.
In questo thriller storico e di spionaggio, definito da “New York Times” e dal “Wall Street Journal” come il miglior libro dell’anno, l’autore si dimostra bravissimo nel ricreare quell’atmosfera cupa e opprimente della Berlino occupata, città quasi interamente distrutta durante la II Guerra Mondiale e che presto avrebbe conosciuto l’ignominia della creazione del Muro.
“Giusto. Li stai fregando. E stai fregando la commissione. Se collabori con noi, ti faremo rientrare”.
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