Cos’è un omoteleuto? Figura retorica insidiosa e difficile da riconoscere, ve ne sveliamo tutti i segreti.
Nella lingua italiana rileviamo l’omoteleuto quando due parole terminano con lo stesso fonema: di frequente lo troviamo nelle poesie quando siamo in presenza di una rima interna.
Si tratta di una figura retorica di derivazione classica, il nome infatti deriva dal greco ὁμοιοτέλευτον, letteralmente “fine-compimento”, che può essere tradotto come “finale simile”. Era uno stratagemma stilistico utilizzato di frequente nella retorica greco-romana che si poi diffuso anche nel linguaggio letterario corrente, soprattutto nella sfera poetica. L’omoteleuto prevede due parole conseguenti dal finale uguale; un espediente retorico che permetteva di dare ritmo e fluidità al testo, favorendo foneticamente la formazione di una rima-assonanza, ma anche - nell’ars oratoria - la contrapposizione tra due termini dal significato antitetico. Troviamo omoteleuti non solo nella poesia classica (pensiamo al famoso lepidum novum libellum di Catullo), ma anche nelle orazioni, soprattutto in quelle ciceroniane. Cicerone era un vero e proprio maestro dell’omoteleuto: si tratta di una figura chiave dell’eloquenza ciceroniana perché aiutava l’oratore a piegare le parole agli intenti desiderati, ovvero docere, delectare, movere o flectere. La continuità fonetica del finale di parola aumentava l’armonia del testo facilitando il coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Attenzione, quindi, perché l’omoteleuto non è presente solo nella poesia, ma ricorrente anche nella prosa. Si tratta infatti di una figura chiave della filologia, in quanto l’omoteleuto sovente provocava il classico errore del copista: il saut du même au même, letteralmente il “salto da uguale a uguale”, poiché l’identica terminazione delle parole consecutive spesso portavano il copista a sbagliare la riga della trascrizione tralasciando così una parte del testo. Figura retorica complessa, molto apprezzata nella retorica classica, ma avversata dai filologi per i quali spesso rappresenta un cavillo da non sottovalutare.
Vediamo più approfonditamente significato ed esempi di omoteleuto.
Omoteleuto: significato
L’omoteleuto è una figura retorica che prevede che due parole consecutive finiscano con lo stesso fonema o l’identica desinenza, creando così una rima interna e un’assonanza nel corso di una frase.
Omoteleuto: esempi
L’omoteleuto più celebre della letteratura lo troviamo nell’Infinito di Giacomo Leopardi:
Ma sedendo e mirando, interminati /
Spazi di là da quella
“Sedendo e mirando” è un omoteleuto, in quanto rappresenta una rima all’interno del verso: solitamente una rima coincide tra le parole finali tra due versi consecutivi che appaiono coincidenti, mentre in questo caso troviamo una rima interna tra due termini che finiscono in modo analogo “-ndo”.
Frequentissimo nella retorica latina (Cicerone in primis), si tratta di una figura retorica molto usata in poesia - soprattutto in quelle di Leopardi e Pascoli, dense di latinismi - proprio per la sua armonia e la sua innata capacità espressiva, ma lo troviamo anche in prosa soprattutto quando il narratore vuole dare un andamento più concitato alla narrazione o rafforzare un concetto:
Era felice, quindi cantava, amava
Chissà chi siamo, dove andiamo
Fanno un abbondante uso di omoteleuti due maestri della letteratura italiana, quali Dante e Alessandro Manzoni, pensiamo a formule divenute celebri quali:
Giusto giudizio da le stelle caggia (Dante)
Come per acqua cupa cosa grave (Dante)
Costui [padre Cristoforo] protegge, dirige, che so io? (Manzoni)
Un agnello se nessun lo tocca, ma se uno vuol contraddirgli (Manzoni)
L’omoteleuto ha un importante effetto sonoro - simile alla rima - ma è utile a riprodurre anche un non trascurabile effetto di parallelismo, questo lo rende una tecnica retorica molto apprezzata, tanto che lo troviamo persino nei proverbi popolari, ad esempio:
“Chi va piano va sano e va lontano”
“Chi va forte va alla morte”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Omoteleuto: significato ed esempi della figura retorica
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