Ori e argenti nelle Collezioni del Museo Archeologico
- Autore: Firenze
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
“Ori e argenti nelle collezioni del Museo Archeologico di Firenze”, è un volume del 1990 (stampato da Nuova Grafica Fiorentina), reso possibile, come l’apertura delle sale delle collezioni degli ori e degli argenti, con il contributo della Unoaerre Italia.
Il coordinatore del catalogo è Mario Cygielman e la schedatura dei reperti effettuata con i fondi dell’I.C.C.D. I testi sono di diversi autori. Il libro è molto interessante, con foto molto belle, dello Studio Lito 69, che riescono a mettere in evidenza le caratteristiche peculiari delle opere.
Gli argenti e gli ori esposti rappresentano un’identità, come si legge nella premessa,
“multiforme e stratificata - tanto da poter apparire frantumata -, che costituisce in realtà un palinsesto di difficile lettura”.
La collezione comprende reperti preziosi che provengono da diverse acquisizioni del Museo e che, spesso, hanno subito diversi passaggi di proprietà. È, quindi, molto difficile riuscire a stabilire il luogo di provenienza degli oggetti e la loro datazione. Ci sono anche alcuni reperti provenienti dai fondali marini, come l’anfora d’argento di Porto Baratti, per i quali non è facile, spesso è anzi impossibile, stabilire il contesto di provenienza. Il ventaglio di proposte nel catalogo dimostra la ricchezza dell’arte orafa persistente nei quindici secoli rappresentati, dalla fase orientalizzante al Medioevo.
Alcune delle opere provengono dalle collezioni medicee e lorenesi, trasferite dal 1890 dalla Galleria degli Uffizi al Museo Archeologico Nazionale.
Il museo ha acquisito le collezioni Granducali, provenienti in gran parte da necropoli, che erano state disperse in altri luoghi espositivi o in archivi: sono state perciò oggetto di catalogazione opere con funzione di ornamento personale maschile e femminile, come fibule, collane, corone, bracciali, orecchini, ecc.
Al fine di evitare la spoliazione sistematica delle tombe e, soprattutto, la dispersione e la fusione del materiale prezioso, il duca Pietro Leopoldo (Granduca di Toscana dal 1765 al 1790) aveva promulgato una normativa volta a proteggere e tutelare i ritrovamenti archeologici.
Accanto alle Antiche Collezioni sono state inserite piccole acquisizioni come quella proveniente dall’eredità del Cardinale Leopoldo de’ Medici. Per molti reperti è impossibile ricostruire i luoghi di provenienza, tranne in due casi: il corredo tombale, ritrovato ad Orbetello nel 1820, e quello della necropoli del Portone di Volterra.
Tra i beni esposti al Museo, e rappresentati nel Catalogo, sono molte le opere etrusche. Queste dimostrano la qualità dell’artigianato artistico e delle tecniche utilizzate, in particolare, quella della granulazione, per la quale sulla superficie venivano disposte una serie di microscopiche sfere di modo che esse, d’oro come la base, offrissero una differente finitura che conferisse agli oggetti effetti particolari.
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