Orizzonti del possibile
- Autore: Marco Vozza
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Il saggio può apparire ostico, e del resto fa poco per risultare accattivante secondo convenzione. “Orizzonti del possibile” (2017) è un libro che pesa aldilà delle 200 pagine di cui si compone. Pesa in quanto sguardo inusuale e molto ampio su questioni minime e massime (più massime che minime) del nostro essere nel mondo. In quanto possibile saggio propedeutico al
“soggiornare davanti al possibile”.
Cioè davanti al farsi della vita stessa, un piano inclinato provvisorio e frastagliato, ontologicamente arduo, (in)decifrabile. Un saggio da studiare e su cui ritornare, che segnalo in primo luogo agli ideali sopravvissuti alle lobotomie di massa. Lo ha scritto Marco Vozza (insegna Estetica all’Università di Torino), e taglia trasversalmente i campi della speculazione, mediante una cospicua messe di rimandi: l’angoscia desiderante di Kierkegaard, quanto Musil e la letteratura “mondo possibile”.
L’esser-ci per la morte dell’implacabile Heidegger e le “possibilità di vita” tracciate da Nietzsche. Tanto altro (Bataille, Foucault, Klee, Valéry, per esempio), gravitando intorno a un filo rosso. Questo: la pienezza dell’essere si avverte solo attraverso il reiterato frastagliarsi delle sua apparenza fenomenica. Per citare lo stesso Marco Vozza (pp. 11-12):
“Orizzonti, figure, volti, cornici, prospettive, strategie o costellazioni: in ogni caso, la possibilità va sempre declinata al plurale, esplorata nelle sue differenti configurazioni, nella rilucenza della loro manifestazione, pur avvertendo l’ineludibile richiamo a una imperscrutabile unità. Ma l’unità o la pienezza dell’essere (…) si avverte soltanto attraverso la molteplicità delle sue manifestazioni (…) Questo libro manifesta anche il larvato intento di ‘soggiornare davanti al possibile’, cioè al cospetto della vita stessa, nella sua inquieta, controversa e dolorosa effettività. Nietzsche a questo proposito vagheggiava un esistere sperimentale (quasi uno stato di grazia o una promessa di felicità) e invitava a ‘fare esperimenti su se stessi’: noi, certamente i più effimeri, girovaghi smarriti nel tempo del dicibile (…), isolati e segregati, ma accomunati dalla nostra inaggirabile destinazione mortale”.
Profondo, no? La basilare, e al contempo dura e risplendente verità ontologica, se è vero che il grado di consapevolezza è ciò che dovrebbe differenziarci dagli struzzi. “Orizzonti del possibile” esce nella rigorosa collana Narrazioni della conoscenza di Moretti & Vitali.
Orizzonti del possibile
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